giovedì 13 novembre 2008

Brassia " L'orchidea ragno".

Le Brassia sono orchidee epifite originarie dell'America meridionale, Brasile, Perù, Antille. Sono costituite da pseudobulbi da cui si dipartono foglie lunghe e larghe. Nel corso dela stagione estiva producono lunghe spighe con fiori grandi e profumati.

Brassia Eternal Wind 'Summer Dream'

I sepali sono molto lunghi e riconducibili alle sembianze di un ragno.

Esposizione

le Brassia amano la luce, anche quella diretta, soprattutto in primavera, autunno ed inverno, ma non nei periodi in cui i raggi solari sono intensi al punto tale da bruciare le foglie.

Temperature

le temperature ideali si aggirano tra i 18 ed i 22°C; durante la stagione autunnale ed invernale devono essere collocate in locali riscaldati, ma lontano da fonti di calore. La temperatura minima invernale non deve scendere al di sotto dei 7 °C poichè temono molto il freddo, mentre in estate possono sopportare anche temperature intorno ai 38°C a patto che l'ambiente di coltivazione sia sufficientemente umido e ventilato.

Innaffiature
le innaffiature devono essere effettuate quando il substrato inizia ad asciugare non solo sulla parte superficiale ma anche all’interno del vaso: tale accorgimento è importante poiché anche se il substrato superficiale risulta asciutto quello all’interno potrebbe essere ancora umido. Le modalità con cui innaffiare devono essere calibrate in base al substrato ed in base alle temperature:
se il substrato è composto da solo bark oppure bark unito ad una piccola percentuale di torba, durante la stagione calda sarà possibile innaffiare anche tramite immersione quando necessario; se invece, il substrato è composto da bark miscelato con una buona percentuale di torba sarà opportuno innaffiare dall’alto anziché tramite immersione, poiché la presenza di torba tenderebbe a trattenere troppa acqua rendendo il substrato fradicio.

In inverno le innaffiature devono essere ridotte poiché la pianta entra nella fase del riposo vegetativo e quindi l’apporto di acqua deve essere scarso: innaffiate sporadicamente la pianta con poca acqua e procedete con sporadiche nebulizzazioni del fogliame al mattino per non far raggrinzire troppo gli pseudobulbi. Quando si effettuano vaporizzazioni del fogliame bisognerà far si che le foglie asciughino prima di sera altrimenti potrebbero formarsi dei ristagni che potrebbero determinare delle malattie crittogamiche.
Durante l’inverno gli pseudobulbi possono manifestare un leggero raggrinzimento il quale risulta fisiologico e legato alla fase del riposo vegetativo ed alle scarse innaffiature.


Substrato/Rinvaso
un buon substrato sarà costituito da bark di piccola pezzatura, polistirolo ed altro materiale inerte. Prima di effettuare un rinvaso è buona norma bagnare preventivamente le radici (anche il giorno precedente) in questa maniera le radici avranno modo di inumidirsi risultando più malleabile durante le fasi del rinvaso.
Se occorre cambiare vaso per motivi di eccessivo sviluppo dell’apparato radicale utilizzate un vaso di dimensioni leggermente maggiori del precedente.
Le orchidee non amano vasi eccessivamente grandi , ma le dimensioni devono essere adeguate al volume dell’apparato radicale il vaso dovrà quindi essere grande quanto basta da contenere le radici.

Divisione
la divisione può essere effettuata al momento del rinvaso dividendo la pianta in più porzioni formate almeno da tre quattro pseudobulbi: questo permetterà alla pianta di avere energie necessarie per fiorire, contrariamente un’orchidea dotata di uno/due pseudobulbi difficilmente potrebbe rifiorire l‘anno successivo. Gli steli fiorali si formano alla base degli pseudobulbi maturi.

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venerdì 31 ottobre 2008

Vanda coerulea

La scoperta della Vanda coerulea la si deve al botanico inglese William Griffit che nel 1937 la scovò sugli alberi di Gordonia durante un viaggio nell' India orientale, ma rimase sconosciuta fino 1847 quando Lindley la descrisse prendendo come riferimento un semplare coltivato in un erbario.

Nel 1850 iniziarono le raccolte in sito e le importazioni in Inghilterra per opera di Thomas Lobb e Joseph Hooker direttamente nelle serre della Ditta inglese Veitch & Sons.
Grazie a questa importazione molti orchidofili europeii ebbero modo di ammirare per la prima volta questa splendida orchidea, la quale non mancò di suscitare notevole interesse fra gli appassionati orchidofili.

Per la particolarità del colore la Vanda coerulea fu presto ribattezzata "Ochidea blu", ma fu anche sottoposta ad una raccolta indiscriminata che ne determinò la limitazione della commercializzazione.

Ciò nonostante, la raccolta indiscriminata continuò per lungo tempo e fu purtroppo associata alla distruzione dell' habitat causata da incendi dolosi.

Nel 1979 la Vanda coerulea è stata inserita nell'Appendice 1 del CITES che include le specie a rischio estinzione, mentre nel 2004 è stata trasferita nell'Apendice 2 che ne permette la commercializzazione.

Coltivazione
La Vanda coerulea è originaria delle foreste tropicali del Himalaya orientale: India, Birmania, Tailandia. Vegeta nelle foreste di montagne in cui la temperatura notturna può scendere intorno ai 5°C . Ama le temperature fresche (notturne tra i 10 e i 18 °C e diurne tra i 20 e i 30 °C) mentre il periodo periodo ieale per la fioritura coincide con i mesi estivi (Luglio, Agosto, Settembre).
È una specie di Vanda la cui cultura è più semplice di altre specie poichè richiede temperature più basse.

Durante la stagione primaverile ed estiva necessita di buone innaffiature e di un buon quantitativo di umidità, mentre durante la stagione autunnale ed invernale la pianta dovrà essere sottoposta ad un periodo di riposo da cui nederiverà una diminuzione delle innaffiature.

Le concimazioni dovranno essere abbondanti durante la fase di crescita, quindi a partire dalla primavera fino all' autunno, mentre la luce dovrà essere fornita in maniera generosa durante tutto l'arco dell'anno.
Possono essere coltivate appese, in basket sospesi contenenti bark di media pezzatura e sfagno.
La Vanda coerulea è stata sottoposta a molteplici incroci al fine di creare ochidee con fiori di grande dimensioni, dai colori vivaci, tessellature più marcate e petali privi della torsione orizzontale.

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Darwin: Orchidee in evoluzione Oltremare al Festival della Scienza di Genova

In occasione del Festival della Scienza 2008 che si terrà a Genova a partire dal 23 ottobre fino al 4 novembre, il Dipartimento Didattico Scientifico di Oltremare presenterà la mostra Darwin, orchidee in evoluzione.

L'esposizione, ospitata dal Museo Civico di Storia Naturale Giacomo Doria, ha come obiettivo quello di raccontare in modo interessante e divertente l'evoluzione attraverso le orchidee, oggetto di studio di Darwin.

Dal 23 Ottobre al 4 Novembre dalle 10.00 alle 16.00 Darwin: Orchidee in evoluzione è al Museo di Storia Naturale "G Doria" Via Brigata Liguria 9-Genova
Un'orchidea delicata e molto amata dai collezionisti Vanda coerulea, conosciuta anche con il nome popolare "Orchidea blu" è originaria dell'Asia sud orientale e vive ad altezze di 800 - 1600 metri.

Questa orchidea è epifita,cresce cioè abbarbicata su tronchi e rami e preferisce climi freschi. Vanda coerulea è stata scoperta nel 1937 dal botanico inglese William Griffith (1810-1845), durante un suo viaggio nelle zone collinose dell'India orientale.


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lunedì 13 ottobre 2008

Phragmipedium

Il genere Phragmipedium comprende circa una ventina di specie, di cui molti ibridi, orginarie del Messico e dell'America meridionale. Sono orchidee prevalentemente terrestri (che vivono con le radici ancorate al terreno), ma alcune di esse sono litofite (vivono sulle rocce con le radici ricoperte da un leggero strato di muschi e licheni), mentre altre sono epifite.

(Phragmipedium Calurum)

Il genere Phragmipedium si divide in due gruppi pricipali:


il primo gruppo di Phragmipedium è contraddistinto da piccoli fiori dai colori sgargianti, con petali e sepali molto simili; di questo gruppo fanno parte il Phragmipedium sclimii, il Phragmipedium kovachii e il Phragmipedium fischerii;


il secondo gruppo di Phragmipedium è costituito dalle specie che si caratterizzano per i sepali più stretti e lunghi dei petali, con colorazioni che vanno dal giallo, al marroncino, al rosso e al rosato.


I Phragmipedium sono costituiti da un piccolo rizoma e da un fusto caratterizzato da un un insieme di foglie simile ad un ciuffo da cui si dipartono gli steli. Le fioriture sono molto abbondanti e avvengono tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. La caretteristica di questa orchidea consiste nell'accrescimento dell'infiorescenza man mano che la pianta cresce. Le piante adulte, infatti, tendono a produrre fiori più grandi rispetto alle piante giovani, è quindi sconsigliabile dividere quest'orchidea per creare nuove piante. Le fioriture hanno un andamento diverso in base alla specie: in alcuni casi, infatti, i boccioli si aprono simultaneamente, in altri i boccioli seguono una fioritura scalare, in altri ancora i boccioli si sviluppano dalle ramificazioni dello stelo.


Temperature:

la maggior parte delle specie esigono temperature diurne intorno ai 29 - 32 °C (anche 35°C sono tollerati purchè si garantisca un buon livello di umidità e di ventilazione) mentre l'inverno le temperature diurne devono agirarsi intorno ai 16° C. Per queste orchidee è importante garantire un'escursione termica di circa 5 - 6 °C ed una buona ventilazione facendo attenzione, però, alle correnti d'aria..


Luce:

i Phragmipedium amano la luce quanto le Cattleya. Un buon quantitativo di luce ne determina un'ottima crescita e una buona fioritura. In casa è bene collocarle su un davanzale esposto ad est o ad ovest avendo l'accortezza di schermare la luce solare se questa si rivela intensa al punto tale da determinare scottature fogliari. I Phragmipedium vanno collocati a duna certa distanza gli uni dagli altri, ciò al fine di garantire una buona illuminazione su buona parte della pianta.

Un'eccezione è rappresentata dal Phragmipedium besseae che richiede un'intensità luminosa minore.


(Phragmipedium besseae)


Il color delle foglie è rivelatore di una corretta o errata esposizione: foglie troppo scure o di un verde chiaro stanno ad indicare poca o troppa luce, mentre foglie di un verde brillanti sono indicatori di una corretta esposizione solare.


Innaffiature:


le innaffiature e l'umidità sono elementi molto importanti per queste orchidee: le radici amano substrati mantenuti costantemente umidi, mentre l'umidità può essere garantita attraverso nebulizzazioni giornaliere e predispondendo un sottovaso con argilla espansa ed acqua su cui andremo a posizionare il vaso contenente l'orchidea.


Quando si nebulizza èimportante che le foglie asciughino prima di sera in quanto questo genere di orchidee ha foglie molto sensibili ad eventuali ristagni d'acqua tra gli intersizi fogliari.


Le carenze d'acqua, a differenza di molte altre orchidee, rislutano mal tollerate dalle radici e si manifestano attraverso macchie sulle punte delle foglie. Tra un'innaffiatura e l'altra il substrato non deve asciugare completamente poichè si determinerebbero degli eccessi di sali che andrebbero a ledere la salute dell'arato radicale. Per tale motivo risulta conveniente innaffiare con acqua demineralizzata o di osmosi.


Substrato:

deve essere ben drenate e garantire una buona circolazione dell'aria. Un esempio di substrato è rappresentato da 4 parti di corteccia, 1 parte di argilla espansa, una parte di piccole palline di polistirolo o agriperlite e 1 parte di carbonella. Se non si disponde di tutti questi componenti potete limitarvi ad usare la corteccia, il polistirolo e l'argilla espansa.


Rinvaso:

i rinvasi vanno effettuati quando il substrato risulta deteriorato. Tenete presente che le costanti innaffiature determinano il rapido deterioramento del substrato, pertanto potrebbe essere necessario rinvasare di anno in anno.



Concimazioni:

devono essere effettuate durante tutto l'arco dell'anno con cadenza quindicinale durante la primavera e l'estate, mentre nel corso dell'autunno e dell'inverno le concimazioni potranno essere effettuate con cadenza mensile. E' importante fertilizzare tutto l'anno in quanto queste orchidee non osservano un periodo di riposo.


Tra una concimazione e l'altra dilavate bene il substrato con acqua distillata in maniera tale che i depositi di concime vengano eliminati grazie alle normali innaffiature.


Fioritura:

la particolarita di queste orchidee consiste nell'aumento delle dimensioni dei fiori man mano che la pianta diventa adulta. Per tale motivo è bene non dividere la pianta per non ritardarne la maturazione.

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sabato 27 settembre 2008

Epidendrum

Il genere Epidendrum comprende circa 1.000 specie affini al genere Encyclia, Barkeria e Nanodes. Il nome Epidendrum deriva dal greco, infatti epì significa sopra mentre dèndron significa albero, quindi "sopra - albero" per sottolinearne la caratteristica di orchidea epifita.


Questo genere si caratterizza per la varietà delle dimensioni sia piccole che grandi e per la notevole altezza, possono infatti ragiungere i tre metri.

Sono molto adatte ad essere incrociate con i generi affini, quindi Encyclia, Barkeria, ma soprattutto Cattleya.

Coltivazione:
il genere Epidendrum va coltivato con temperature gradevoli quindi da serra temperata - calda con temperature minime che devono aggirarsi intorno ai 18 - 20 °C mentre durante l'inverno, quindi durante il periodo del riposo vegetativo, le temperature dovranno oscillare tra i 13 ed i 16 °C. Le varietà con fusti lunghi e sottili simili a canne richiedono delle temperature più elevate.

Esposizione:
gradisce un buon quantitativo di luce, in estate è bene coltivarlo all'aperto in una posizione molto luminosa, ma non raggiunta dai raggi diretti del sole nelle ore più calde della giornata.

Substrato:
deve essere ben drenante poichè gli Epidendrum sono orchidee epifite. Un buon substrato sarà costituito da pezzetti di bark, polistirolo e ghiaia fine.

Innaffiature:
il substrato deve essere mantenuto umido durante il periodo vegetativo, mentre durante la fase del riposo invernale occorrerà mantenere leggermente umido il substrato per evitare l'insorgere di marciumi radicali.

Concimazioni:
concimare durante la primavera e l'estate con un concime granulare bilanciato 20 - 20- 20 oppure adottare un concime con diversi titoli di Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio (K) in base al periodo. Per ulteriori informazioni consultare la sezione Concime.

Moltiplicazione:
può essere effettuata attraverso la divisione dei cespi ( dividere la pianta in due porzioni costituiti da almeno 3 - 4 fusti/canne ) oppure mediante talea e sfagno (consulta il forum nella sezione Strumento guida).

Parassiti:
può essere facilmente attaccato dalla cocciniglia.

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giovedì 25 settembre 2008

NATIONAL BOTANIC GARDENS of IRELAND

Una giornata nei giardini botanici dell'Irlanda..

Anche se il principale obiettivo dei giardini botanici è quello di preservare le collezioni di specie vegetali a fini di studio, può rivelarsi molto piacevole ed istruttivo per appassionati e non, visitare tali luoghi. I giardini botanici sono stati istituiti nel 1795 dalla Società di Dublino, mentre il Parlamento irlandese ne ha promosso la conoscenza scientifica nei vari settori dell'agricoltura. Nel corso degli ultimi due secoli, i giardini hanno svolto un ruolo centrale nella botanica e orticoltura:sono stati importati piante e semi e create nuove specie di piante.

Le serre del National Botanic Gardens rappresentano una delle principali attrazioni del giardino botanico: la Gran Palm House contenente la raccolta di alberi tropicali è stata costruita nel 1884, mentre le sue ali laterali dove sono collocate le orchidee , appartengono ad un precedente edificio.



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Un ringraziamento alla gentilissima Elisabetta.

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venerdì 19 settembre 2008

Rinvasare una Cattleya

Il rinvaso o la divisione della Cattleya si attua quando il substrato risulta deteriorato o quando la pianta è eccessivamente sviluppata rispetto alla capienza del vaso.

Il rinvaso dovrebbe essere effettuato durante la primavera/estate, quindi nell’arco della fase vegetativa dell' orchidea, in maniera tale da permetterle di riprendersi facilmente.

Naturalmente interventi curativi o d’emergenza si possono effettuare anche durante l’autunno/inverno se necessario, ad esempio se si manifesta un marciume radicale sarà bene intervenire svasando e asportando le parti marce indipendentemente dalla stagione.

Dopo aver svasato la Cattleya, dunque, occorre eliminare tutto ciò che appare secco e vuoto mediante forbice/cesoia sterilizzate su fiamma. Il taglio delle radici vecchie, secche, rotte ed eventualmente marce si effettua drasticamente in maniera tale da evitare probabili marcescenze ed infezioni.

Dopo aver tagliato le radici è bene procedere con un un trattamento antifungino a base di Propamocal fine di proteggere le ferite da probabili infezioni. Basterà immergere la pianta in una soluzione di acqua e fungicida, 1,5 ml di fungicida per litro d'acqua, per circa un'ora.

Substrato: per effettuare il rinvaso occorre del bark e della torba di sfagno in percentuale 2 a 1 con l'aggiunta di palline di polistirolo.

Prima di procedere al rinvaso il bark deve essere posto in un contenitore contenente acqua e lasciato in ammollo per qualche giorno al fine di ripulirlo da eventuali polveri depositatesi in superficie sia per idratatre il bark.
Invasatura
Sul fondo del vaso scelto come nuova dimora per la Cattleya si predispone uno strato di palline di polistiroloal fine di garantire un miglior drenaggio dell'acqua; sul polistirolo si adagia uno strato di bark misto a torba di sfagno su cui andrà adagiata la Cattleya. Quest’ultima va posizionata all’interno del vaso con il rizoma disposto orizzontalmente ai bordi del vaso, in questa maniera si garantirà ampio spazio alla pianta per vegetare.

Il rizoma dovrà rimanere appena sopra il bark, come se galleggiasse.



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martedì 16 settembre 2008

La Cambria

Il genere Cambria è il risultato dell'ibridazione tra alcune specie, quali Oncidium, Odontoglossum e Miltonia. Da tali ibridazioni derivano Cambria con fioriture diversificate nel colore, nella dimensione dei fiori e nella durata.

Il genere Cambria è costituito da pseudobulbi allungati e consistenti da cui si sviluppano foglie nastriformi di media lunghezza; gli steli si formano alla base degli pseudobulbi e precisamente tra le foglie laterali. Il numero delle infiorescenze è variabile e generalmente va dai 7 ai 10 fiori con petali e sepali vellutati. Lo stelo può essere reciso alla base al termine della fioritura poichè dal vecchio stelo non si svilupperà più alcun fiore.
Durante la primavera e l'estate i nuovi pseudobulbi si sviluppano con grande rapidità: alla base dei vecchi pseudobulbi, infatti, si svilupperanno dei piccoli pseudobulbi dalla forma molto affusolata che con la crescita tenderanno a rigonfiarsi e a raggiungere la maturità assumendo la classica forma dello pseudobulbo rigonfio. Da questo momento in poi occorrerà collocare le piante in un luogo fresco facendo attenzione ad innaffiare con molta parsimonia per circa 8 - 10 settimane al fine di favorire la produzione di un nuovo stelo fiorale.

Luce:
la Cambria predilige la luce soffusa e non tollera quindi il sole diretto: se le foglie assumono un colore verde scuro, ciò è indice di carenza di luce, contrariamente se le foglie assumono un colore verde rossastro la luce risulta essere troppo intensa.

Temperature:
durante il periodo vegetativo quindi in primavera estate, le temperature diurne dovrebbero aggirarsi intorno ai 20 25 °C, mentre durante i mesi più freddi è necessario assicurare alla pianta temperature più fresche comprese tra i 10 ed i 15 ° C associate a scarse innaffiature.

Innaffiature:
le innafiature devono essere moderate in primavera ed abbondanti in estate soprattutto se le temperature sono elevate, mentre vanno ridotte in autunno ed interrotte durante il periodo invernale. In questo periodo è possibile vaporizzare di tanto in tanto le foglie e gli pseudobulbi per evitare un eccessivo raggrinzimento degli pseudobulbi. Le basse temperature fanno si che la pianta entri in riposo vegetativo per tanto è necessario interrompere le innaffiature al fine di scongiurare l'insorgere di marciumi radicali. Le innaffiature potranno essere riprese non appena spunteranno i nuovi getti alla base dei vecchi pseudobulbi.

Concimazioni:
la Cambria va concimata nel periodo di sviluppo vegetativo , quindi primavera-estate, mentre le concimazioni vanno interrotte in autunno per poi riprenderle in primavera.
Non concimare in inverno.

Umidità:
l’umidità dovrebbe aggirarsi intorno al 40 50% , in estate, invece, il tasso d’umidità ideale si aggira intorno al 55 75%. L’umidità può essere favorita ponendo il vaso su un sottovaso con argilla espansa ed acqua (il vaso non deve entrare a contatto con l’acqua!), e con vaporizzazioni fogliari.

Ventilazione:
amano gli ambienti ventilati.

Rinvaso:
la Cambria và rinvasata almeno ogni due anni ed il rinvaso và effettuato quando il nuovo getto misura circa 4-5 cm ed è provvisto di radici.
Il composto vecchio và rinnovato con corteccia di pino/abete sminuzzata, unita a poca torba di sfagno e agriperlite.

Le vecchie radici e quelle marce o rovinate vanno eliminate, se occorre la pianta và divisa in gruppi di 3-4 pseudobulbi.
Appena effettuato il rinvaso, prima di annaffiare regolarmente occorre attendere che le nuove radici riprendano a vegetare e s’infilino nel composto di coltvazione.

Malattie:
la Cambria è un’orchidea abbastanza resistente agli attacchi parassitari, pertanto, al fine di mantenerla sana, è necessario coltivarla correttamente e in un ambiente adeguato.
E' soggetta all'attacco di parassiti tra i quali la cocciniglia e gli acari che possono essere combattuti mediante l'utilizzo di adeguati prodotti tra i quali il Confidor.
Se si notano dei marciumi o l’insorgere di malattie fungine, di marciume alle radici, ai bulbi alle foglie, occorre trattare l’orchidea con un fungicida a base di Propamocarb tramite l'immersione della pianta nella soluzione di acqua e fungicida adeguatamente miscelati. Andranno inoltre eliminati tutte le parti molli che assumono un colore scuro o giallognolo.


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venerdì 5 settembre 2008

Orchidee in miniatura

Le orchidee in miniatura sono delle piccole orchidee che in età adulta non raggiugono grandi dimensioni. Le dimensioni vanno da pochi centimetri ad un paio di decimetri.




Le orchidee in miniatura non richiedono una coltura differente da quelle delle orchidee più grandi ma necessitano delle medesime cure. Occorre, però, prestare molta attenzione alle carenze d'acqua: se si lascia un'orchidea in miniatura per lungo tempo senza acqua si può provocare la morte della pianta poichè gli organi di riserva sono davvero ridotti. le dimensioni ridotte fanno si che anche le riserve idriche siano ridotte.
Phalaenopsis Zuma's Pixie (Carmela's Pixie x equestris)


La bellezza di queste piccole orchidee non risiede solo nelle misure alquanto ridotte ma nella possibilità di poterle sistemare con molta praticità all'interno delle nostre abitazioni: in particolare si adattano alla coltivazione all'interno di terrari, acquari o mini serre.

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martedì 26 agosto 2008

Dendrobium: sei diversi gruppi

Il genere Dendrobium comprende circa 1600 specie che in natura vivono in habitat diversi e che quindi necessitano di diverse esigenze colturali.

I Dendrobium sono divisi in sei diversi gruppi

Primo gruppo da serra fredda

Questo gruppo di Dendrobium, di cui il nobile è il prinipale rappresentate, è originario del sud - est asiatico con altitudini che variano tra i 200 ed i 1500m. e si caraterrizza per la perdita delle foglie durante l'autunno/inverno.
Il Dendrobium nobile si contraddistingue per la perdita delle foglie durante la stagione fredda, periodo caratterizzato da basse temperature e siccità. In questo periodo il Denrobium entra in riposo vegetativo, nutrendosi delle risere idriche e nutritive accumulate durante l'estate e preparandosi alla fioritura con l'emissione dei bottoni fiorali che andranno a schiudersi durante la primavera. In primavera, infatti, il D. si sveglia dal riposo vegetativo portando a termine la fioritura e favorendo l'emission di nuovi getti alla base delle ecchie canne.


Fioritura
Per ottenere la fioritura a partire da ottobre collocate la pianta in un luogo fresco con temperature intorno ai 10°C ,fornendo un buon quantitativo di luce e diradando notevolmete le innaffiature fino a sospenderle durante l'inverno. Se notate un eccessivo raggrinzimento delle canne innaffiate leggermente il substrato una tantum.

Se non si osserv questo periodo di temperature fresche e stop delle innaffiature, la panta non avrà modo i attivarsi per la fioritura, ma disperderà le sue energie pr emettere nuove canne che potranno essere staccate dalla pianta madre id invasate una volta che avranno emesso radici lunghe circa 4-5 cm.

Durante la primavera, quando la fioritura sarà terminata e quando le nuove canne avranno emesso radici proprie potrete riprendere ad innaffiare e concimare con un alto titolo di azoto (N).Dopo la fioritura è bene portare la pianta in un luogo con temperature più miti, anche all'aperto se possibile, avendo l'accortezza di abituare gradatamente la pianta alla luce del sole.

Concimazioni
Dalla primavera fino a metà agosto bisogna utilizzare un concime con un alto titolo di Azoto una volta alla settimana; da metà agosto fino all'autunno un concime con un basso titolo di Azoto e un alto titolo di Fosforo e Potassio mentre in inverno le concimazioni saranno sospese.


Coltivazione all'aperto
Dalla primavera fino all'autunno il Dendrobium Nobile può stare all'aperto senza problemi. Occorre abituarlo gradualmente alla luce del sole quindi per piccoli passi sin dalla primavera; in estate può stare al sole diretto se la ventilazione è ottima mentre l'esposizione diretta ai raggi solari andrà evitata nelle giornate in cui le temperature raggiungono alti livelli. Anche l'umidità deve essere ottimale, circa l'80%.

Rinvaso
Considerando che i Dendrobium Nobile non traggono alcun nutrimento dal substrato occorre rinvasare con bark di piccola pezzatura. L'utilizzo di solo bark è ottimo per questo genere di pianta: le radici crescono rigogliose e l'eventualità di un marciume è drasticamente ridotto. Per il rinvaso è bene utilizzare un vaso grande quanto basta per contenere la pianta.


Secondo gruppo da serra intermedia

Dendrobium anosmum ,findlayanum ,pierardii ,parishii ,heterocarpum ,aggregatum


Come nel cas del primo gruppo di Dendrobium, quelli appartenenti al secondo gruppo necessitano di un leggero periodo di riposo con scarse innaffiaure e temperatre tra i 12 ed i 14°C.

Innaffiature-Concimazioni
A partire dall'autunno e per tutto l'inverno bisognerà diradare le innaffiature fino a sospenderle durante l'inverno. Le concimazioni dovranno essere effettuate a partire dalla primavera con un fertilizzante 30 10 20 o 20 20 20 (bilnciato) fino ad estate inoltrata, periodo in cui somministreremo un fertilizzante 10 30 20 o 20 20 20 (bilanciato) per favorire la fioritura


Terzo gruppo da serra intermedia senza riposo vegetativo

Dendrobium chrysotoxum, densiflorum, fimbriatum, moschatum, thyrsiflorum, farmeri.


Questi dendrobium non necesitano di un riposo, ma di una semplice diminuzione delle temperature durante l'inverno senza effettuare lo stop delle innaffiature. Collocate la pianta in un posto luminoso e fresco con temperature di circa 11-12°C e non effettuate concimazioni sino alla ripresa dell'attività vegetativa che coincide con la primavera


Quarto gruppo da serra intermedia con un breve periodo di riposo.

Dendrobium dearei, loddigesii, infundibulum, sanderae,
Dendrobium formosum, lyonii, macrophyllum, schuetzei.



Questi Dendrobium non tollerano temperature troppo alte o troppo basse, necessitano di un breve periodo di riposo durante il quale le innaffiatureandranno diradate e le concimazioni sospsese fino alla formazione dei nuovi germogli.

Quinto gruppo da serra intermedia snza periodo di riposo.

Dendrobium stratiotes, taurinum, undulatum , veratrifolium, gouldii



Questi Dendrobium necessitano di essere concimati durante tutti i periodi dell'anno, con una leggera diminuzione durante i periodi freddi, di un buon quantitativo di luce ediventilazione.

Sesto gruppo da serra calda senza riposo vegetativo

Dendrobium phalaenopsis ,superbiens ,biggibum


Questi Dendrobium sono originari delle zone tropicali del sud-est australiano caratterizzate da estati calde, umide e piovigginose e da inverni asciutti.

Coltivazione

Autunno - Inverno: innaffiate moderatamente, quel tanto che basta per non far raggrinzire i fusti, fornite un buon quantitativo di luce e temperature gradevoli. Concimazioni: fertilizzate con un concime ad alto titolo di Fosforo e Potassio quindi N.P.K. 10 30 20. soprattutto durante la fine dell'estate e nel corso del periodo autunnale. Nel corso della stagione invernale fertilizzate di tanto in tanto. Per maggior informazioni leggi l'argomento Concimazioni

Primavera-Estate: le piante andranno innaffiate generosamente durante i perodi molto caldi e vaporizzate altrettanto soprattutto se le temperature sono alte e la ventilazione è buona.

Rinvaso

Nei casi di marciume radicale e/o dei fusti è bene rinvasare senza tener conto del periodo vegetativo poichè la tempestività è una delle principali armi contro tali problematiche.

I Dendrobium possono emettere keiki, cioè delle nuove piantine che si svilupperanno alla base dei fusti o sui fusti. Per maggiori informazioni leggi l'argomento Keiki

Vedi anche

Dendrobium amethystoglossum

Dendrobium loddigesii

Dendrobium nobile

Dendrobium pierardii


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sabato 23 agosto 2008

Rinvaso: rinvasare un'orchidea.

Rinvasare un'orchidea è una fase importante della coltivazione poichè le orchidee hanno bisogno di substrati che non trattengano eccessivamente l’acqua e che permettano alle radici di stazionare in un composto abbastanza ossigenato.Con il tempo i substrati tendono a deteriorasi risultando deleteri per la salute della pianta: trattengono troppa acqua risultando asfittici e buoni conduttori di malattie fungine.
Generalmente i rinvasi si effettuano ad intervalli di due anni, ma in alcuni casi può essere necessario rinvasare ogni anno se il substrato di coltivazione tende a degradarsi facilmente o a trattenere troppa acqua a causa della scarsa qualità del substrato di coltivazione o per le costanti innaffiature.

Il periodo migliore per rinvasare coincide con la primavera.

Come rinvasare?


Se si utilizza bark occorrerà metterlo in ammollo nell'acqua per almeno un giorno al fine di permettere all'acqua di penentrarvi ed idratarlo. Dopo la fase di "idratazione" per efettuare un buon rinvaso sarà opportuno utilizzare solo i pezzetti di bark che galleggieranno sull'acqua, mentre quelli che andranno a depositarsi sul fondo dovranno essere scartati poichè non idonei.


Per il rinvaso è possibile utilizzare anche bark da pacciamatura.
I sacchetti contenenti substrato per orchidee non sono l'ideale per la coltivazione delle orchidee, poichè hanno un notevole quantitativo di torba **che di norma trattiene molta acqua** ed inoltre sono qualitativamente scadenti. Possono comunque essere utilizzati qualora non si ha la possibilità di usufruire di altro substrato: in tal caso, prima di procedere al rinvaso sarà opportuno inumidire il substrato qualche ora prima dell'utilizzo.



Rinvaso: come procedere?

Prima di estrarre l’orchidea dal vecchio vaso sarà opportuno bagnare le radici anche 24 ore prima del rinvaso al fine di renderle più morbide e semplici da districare.


Una volta estratta l’orchidea si procede con l’eliminazione di tutto il vecchio substrato e con l'asportazione di eventuali radici marce, deteriorate, secche.

Durante le fasi del rinvaso è immergere l’apparato radicale in una soluzione di fungicida ed acqua per qualche minuto (1.5 ml per litro d'acqua), tutto ciò al fine di effettuare una prevenzione di eventuali malattie fungine.

E' possibile utilizzare nuovamente il vecchio vaso di coltivazione avendo l’accortezza di ripulirlo con acqua e varechina: in questa maniera il vaso risulterà disinfettato e pronto per essere riutilizzato.

Tipi di substrato

Riguardo al substrato da utilizzare non c’è una regola generale, ma ogni orchidea ha le sue esigenze.
Le phalaenopsis ad esempio crescono benissimo in vasi di plastica con materiale inerte tipo il bark (pezzi di corteccia di pino/abete), stesso discorso per il Dendrobium Nobile e per altri generi, mentre altre orchidee tipo il Cymbidium prediligono un substrato composto da torba molto filamentosa unito ad altro materiale quale pezzetti di carbonella di legna, pezzi di polistirolo; i Paphiopedilum che amano composti costantemente umidi e ricchi di calcio prediligono stazionare in vasi con bark di piccola pezzatura, unita a torba molto filamentosa, a pezzetti di conchiglia, carbonella e foglie di faggio.



Ogni orchidea ha le sue esigenze colturali, quindi per poter predisporre un substrato di coltivazione idoneo è bene consultare le schede dei vai generi di orchidee.

Preparare il substrato di coltivazione

Nel vaso che avrete scelto dovrete predisporre uno strato drenante costituito da pezzetti di polistirolo o di coccio che favoriranno il drenaggio dell’acqua in eccesso, inoltre, i pezzetti di coccio o di polistirolo dovranno essere sistemati sul fondo del vaso in maniera tale che i fori di scolo non siano ostruiti.


Forate lateralmente il vaso con un chiodo o un cacciavite a stella scaldati su fiamma, in questa maniera potrete migliorare l’aerazione dell’apparato radicale.

Dopo aver predisposto il drenaggio sul fondo del vaso, mettete un po’ di substrato di coltivazione sul drenaggio e poi adagiatevi su la pianta. Riempite il vaso con il restante substrato senza coprire il colletto della pianta o senza interrare eccessivamente gli pseudobulbi.

Una volta effettuato il rinvaso è bene non annaffiare l’orchidea per circa 7/10 gg, ma vaporizzare l’apparato fogliare una due volte al giorno; fornire poca luce e non concimare fino alla ripresa dell’attività radicale.


La regola di non innaffiare l’orchidea dopo il rinvaso vale per tutte le orchidee tranne che per i Paphiopedilum e per i Phragmipedium che devono essere innaffiati subito dopo il rinvaso.

Il rinvaso può essere evitato se le orchidee sono coltivate su zattere e tronchetti.


Rinvaso causato da marciume

Il periodo migliore per rinvasare un’orchidea coincide con la primavera, in questa maniera si sfrutta tutta la forza vegetativa della pianta. Nei casi in cui le orchidee sono attaccate da marciume è bene procedere con un rinvaso d’emergenza indipendentemente dalla stagione. Il rinvaso d’emergenza è necessario nei casi in cui l’orchidea presenta chiari sintomi di marciume radicale o all’altezza del colletto/fusto. Se l’orchidea fa resistenza durante la fase di estrazione dal vaso, è bene bagnare le radici come detto in precedenza, in questa maniera si faciliterà l’operazione di etsrazione.

Dopo aver svasato è opportuno controllare l’apparato radicale, tagliare con forbici sterilizzate su fiamma tutte le radici marce, togliere il vecchio substrato di coltivazione e immergere l’orchidea affetta da marciume in una soluzione di fungicida ed acqua per circa un’ora (cira 2/3 ml per litro d'acqua).
Una volta somministrato il fungicida bisognerà posizionare l’orchidea su una base con il colletto rivolto verso il basso in maniera tale da permettere all'acqua presente all'interno delle ascelle fogliari di defluire completamente. Quando le ascelle fogliari e l’apparato radicale risulteranno asciutti si procede al rinvaso, non si innaffierà per circa 7/10 giorni, ma si procederà con una due vaporizzazioni giornaliere delle foglie e del substrato più superficiale avendo l'accortezza di fornire meno luce.

Trascorsi i 7/10 giorni si potranno riprendere le annaffiature in maniera molto graduale e le concimazioni saranno effettuate quando l’attività radicale sarà nuovamente attiva, cioè quando le radici inizieranno a svilupparsi.


Per ulteriori informazioni consultare il forum

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PAPHIOPEDILUM Orchidea

I Paphiopedilum
sono costituiti da circa una cinquantina di specie. Sono orchidee terrestri e raramente epifite, il loro sviluppo è di tipo simpodiale, sono sprovviste di pseudobulbi e la loro bellezza è dovuta sia alla particolarità delle foglie che dei fiori.


Le foglie: l'orchidea Paphiopedilum presenta foglie coriacee e persistenti che si sviluppano dal rizoma e possono essere screziate o di un verde lucente.

I fiori sono molto belli e decorativi, possono durare anche due mesi mentre gli ibridi possono fiorire anche due volte l'anno.



Il genere Paphiopedilum si suddivide in due guppi:

Primo gruppo costituito da Paphiopedilum con foglie di colore verde uniforme che producono un solo fiore. Questo gruppo richiede per la coltivazione ambienti freschi con temperature diurne invernali intorno ai 10 15 °C e notturne intorno ai 7 10 °C, mentre d'estate le temperature dovranno agirarsi tra i 15 18 °C diurni e 8 15 °C notturni.


Secondo gruppo costituito da Paphiopedilum con foglie screziate. Questo gruppo a sua volta si suddivide in due sottogruppi:

Paphiopedilum che producono un solo fiore: gradiscono temperature più fresche durante il periodo invernale con valori intorno ai 15-18°C, mentre in estate sono in grado di sopportare temperature intorno ai 25 °C.;

Paphiopedilum che producono più fiori: durante l'inverno hanno necessità di essere coltivati con temperature più elevate rispetto al gruppo precedente,e quindi le temperature invernali dovranno aggirarsi intorno ai 20-25°. Durante l'estate le temperature dovranno oscillare tra i 25-30°C.

Luce:
i Paphiopedilum non sono particolarmente esigenti in fatto di luce, amano la luce debole e filtrata, per cui se il composto di coltivazione è in ottime condizioni ed anche l'apparato radicale risulta tale, occorrerà fornire luce filtrata al 30%, contrariamente se le radici non sono in ottimo stato occorrerà moderare di più l'esposizione alla luce per evitare l'avvizzimento delle foglie.

Temperature:
a seconda della specie che coltiviamo i Paphiopedilum richiedono diverse temperature detto questo, però, è utilile sapere che molti collezionisti coltivano con ottimi risultati vari Paphiopedilum alle stelle temperature senza mettere in atto differenze di coltivazione.

Umidità ambientale:
è molto importante e deve essere associata anche ad un buon movimento d'aria essenziale per garantire la buona salute all'orchidea.

Annaffiature:
l’elemento fondamentale da rispettare è quello di non far asciugare il composto in cui coltiviamo i Paphiopedilum. L’umidità ed il mantenimento della stessa nel substrato dipende dal tipo di composto utilizzato per la coltivazione, dalla dimensione dei vasi, dal luogo in cui si trova la pianta, e dallo stato dell’apparato radicale. Esagerare con le innaffiature equivarrebbe a far marcire le radici: nonostante i Paphiopedilum amino stazionare in substrati umidi ciò non sta a significare che vogliano essere innaffiati con frequenza, tutt'altro. La cosa importante e fondamentale è mantenere il substrato umido e non ZUPPO d'acqua.


Ricordatevi sempre di annaffiare nelle prime ore del mattino in maniera tale che le foglie possano asciugarsi prima della notte, pena l’insorgere di marcescenze.

Composto per il rinvaso:
i Paphiopedilum, essendo orchidee per la maggior parte semi terricole hanno qualche esigenza in più rispetto alle orchidee epifite, devono cioè trarre nutrimento dal substrato di coltivazione.

E’ importante scegliere un substrato soffice, che contenga minerali utili per il loro nutrimento e abbastanza drenante, tenete presente che una buona ossigenazione dell’apparato radicale è molto importante. Si parla di ossigenazione perché il substrato non deve essere né stagnante , né soffocante, quindi un giusto substrato è essenziale. I Paphiopedilum, inoltre, non avendo pseudobulbi (riserve naturali di acqua), necessitano di una costante umidità durante tutto l’arco dell’anno.

Al fine di creare tale composto possiamo utilizzare:
35 % corteccia di pino (meglio di abete se ne avete la possibilità) di media e piccola pezzatura. (ricordatevi sempre di metere a bagno la corteccia peralmeno tre giorni in maniera tale che possa idratarsi e pulirsi)
35 % torba di sfagno molto filamentosa
20 % agriperlite, pomice, eolite; (potete anche utilizzare uno solo di questi componenti)
10% materiale calcareo grossolano, rocce o sassi che dovrete preventivamente triturare.

Rinvaso:
generalmente i Paphiopedilum vanno rinvasati ogni due anni in primavera (marzo – giugno) oppure nel periodo autunnale (settembre – ottobre)

In estate le piante non devono essere rinvasate in quanto il caldo notevole tende a stressare più del dovuto la pianta, è quindi buona norma non associare allo stress termico lo stress dovuto al rinvaso.

Oltre a questa regola generale si può inoltre affermare che è buona norma rinvasare i Paphiopedilum quando:

1) le radici sono troppo oppresse all’interno del vaso per cui le annaffiature risultano inefficaci;

2) il substrato di coltivazione è deteriorato;

3) quando ci sono problemi all’apparato radicale.

Fertilizzazioni:
i Paphiopedilum essendo orchidee terricole non necessitano di grande nutrimento poichè raccolgono gran parte del loro nutrimento dal substrato di coltivazione.
In primavera, per sollecitare lo sviluppo di nuovi germogli con una formulazione 30 10 10;
autunno, 20. 20. 20. oppure 18. 18. 18.
E’ importante utilizzare quantità basse di fertilizzante circa 1grammo per litro d’acqua.
Per ulteriori informazioni consulta il FORUM

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sabato 9 agosto 2008

Forme Peloriche- Orchidee con fiori pelorici

Le forme peloriche sono identificate da quelle orchidee i cui fiori hanno petali con la stessa morfologia del labello e con lo stesso colore.

Tali errori morfologici possono essere di natura genetica oppure indotti da stress ambientali ***Mutazioni*** possono quindi non manifestarsi ad ogni fioritura.





Per visionare altre foto inerenti le varie forme peloriche consultare il forum nella sezione
MUTAZIONI



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sabato 26 luglio 2008

Phalaenopsis orchidea

Le Phalaenopsis sono costituite da lunghe ed ampie foglie che s’incurvano. Il loro colore varia dal verde intenso al grigioverde, lucide o coriacee a volte pigmentate di porpora nella pagina inferiore della foglia.


Possono essere lunghe da 10 a 40 cm mentre in altezza crescono molto lentamente formando nel corso dell’anno da una a due foglie. Le Phalaenopsis adulte sono costituite da circa 5 – 6 foglie , hanno radici molto robuste le quali si sviluppano dal fusto per poi allungarsi verso il basso.



Esigenze colturali

Acqua.
Le Phalaenopsis devono essere innaffiate quando le radici assumono una colorazione argentea, mentre quando le radici sono di colore verde non occorrerà apportare acqua poichè un eccesso d'acqua potrebbe comportare l'insorgere di marciumi difficili da debellare.


Durante la stagione autunnale ed invernale le innaffiature dovranno essere ridotte poichè le temperature più basse e il ridotto apporto di luce causato dal minor quantitativo di luce solare giornaliera, determina un leggero riposo vegetativo durante il quale la pianta assume meno acqua e nutrimenti.

Da ciò ne consegue che apportare acqua durante la fase di riposo "parziale" determinerebbe un eccesso della stessa all'interno del substrato, dunque ristagno idrico e di conseguenza marciume radicale.

Bisognerà quindi innaffiare con un minor quantitativo d'acqua rispetto all'estate e solo quando le radici assumono una colorazione argentea.

Umidità
Può essere favorita ponendo il vaso contenente l'orchidea su un sottovaso con argilla espansa ed acqua. L'acqua non dovrà entrare a contatto con il fondo del vaso, ma quest'ultimo dovrrà essere a contatto solo con l'argilla.

L'umidità può essere favorita anche mediante vaporizzazioni fogliari, ma occorre far sì che le ascelle fogliari e le foglie asciughino prima di notte. Un eccesso di umidità può dar luogo a varie problematiche.

Fertilizanti

In base al periodo si adottano diversi tipi di concimi con diversi titoli di Azoto Fosforo e Potassio.

Per ulteriori informazioni leggi nel dettaglio "CONCIME".

Luce
Amano molto la luce, ma questa deve essere soffusa o schermata da una tenda al fine di non determinare scottature fogliari. Durante i mesi autunnali ed invernali può essere esposta anche alla luce diretta del sole se quest'ultima non risulta intensa.

Ventilazione
Le circolazioni d’aria dovrebbero essere umide e non secche in maniera tale da rendere le piante rigogliose e al fine di scongiurare la formazione del fungo Botrytis che si sviluppa a basse temperature in un ambiente dove l’aria è stagnante.


Necessitano di vasi di piccole dimensioni grandi quanto basta per contenerle. Non amano essere rinvasate di frequente, il momento giusto per rinvasare si evidenzia quando il substrato non è più in buone condizioni, ad esempio se il bark trattiene troppa acqua restando zuppo o se il bark è troppo sminuzzato, deteriorato, di colore scuro o quando le radici sono talmente tante da fuoriuscire dal vaso di coltivazione.

Rinvaso
In generale si rinvasa ogni 2-3 anni in primavera (quando le radici sono in via di sviluppo), ma se ci sono casi di necessità occorre comunque rinvasare indipendentemente dal periodo, altrimenti si rischia di perdere la pianta.

Al momento del rinvaso togliete la pianta dal vecchio vaso ripulendola dal substrato che resta attaccato alle radici. Se la radici sono troppo lunghe vanno accorciate: le radici tagliate svilupperanno ramificazioni laterali e la pianta potrà ancorasi saldamente nella nuova dimora in minor tempo..Sistemate la pianta al centro del vaso ed utilizzate bark in pezzi piuttosto grossi che copriranno la parte basale della pianta di circa 3 centimetri.

Dopo il rinvaso occorre non innaffiare per circa una decina di giorni e limitarsi a vaporizzare le foglie in maniera leggera facendo sì che le foglie asciughino prima di sera.

Se dopo il rinvaso le foglie tendono ad afflosciarsi (cosa normalissima dopo un rinvaso) sarà importante ridurre la luce per tutto il periodo necessario per la formazione di nuove radici.

Parassiti
Tra i principali parassiti c’è il falso ragnetto rosso tra cui si annovera la specie Tenuipapulus pacificus.


Il falso ragnetto rosso provoca molti danni alle orchidee, in particolare alle foglie, si manifesta inizialmente con macchie giallastre di forma irregolare che diventano in un secondo momento incavate e si necrotizzano assumendo una colorazione bianca, grigia o marrone e determinano la perdita delle foglie.

Generalmente i parassiti sono invisibili ad occhio nudo e possono essere visti soltanto con una lente a dieci ingrandimenti o con microscopio binoculare.

Quando notiamo delle macchie sulle foglie o una sola macchia possiamo star certi che all’interno di essa/e si annidano molti parassiti i quali si annidano anche lungo le nervature delle foglie o all’interno dell’ascella fogliare.

Altro parassita è la cocciniglia cotonosa, in questo caso come nell’altro potete utilizzare un insetticida sistemico tipo confidor.

Anche le lumache e limacce possono arrecare danni nutrendosi delle foglie.


Consulta la sezione parassiti per ulteriori informazioni

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Lo sbalzo termico necessario per la fioritura

Le orchidee in generale, soprattutto le Phalaenopsis, se coltivate in maniera ottimale possono fiorire spesso e per periodi prolungati. Per indurre un’orchidea alla fioritura non è necessario solo ed esclusivamente lo sbalzo termico, in quanto altri fattori quali la luce, la temperatura, le innaffiature, l' umidità e le fertilizzazioni concorrono alla formazione degli steli.

(Foto 1: stelo alla base delle ascelle fogliari)


La luce è molto importante ai fini della fioritura per cui durante tutto l'anno dovrete fornire un buon quantitativo di luce (non diretta nei periodi più caldi).

In inverno le orchidee possono essere posizionate in pieno sole durante tutto l'arco della giornata poichè la luce solare non è talmente intensa da bruciare le foglie.

Le temperature sono molto importanti non solo per favorire la fioritura, ma anche per permettere alla pianta di crescere in maniera sana.

Le temperature notturne dovranno aggirarsi intorno ai 13°C fino alla comparsa degli steli, da questo momento in poi occorrerà riportare l'orchidea alle normali temperature.

(Foto 2: gemma dormiente all'interno del nodo in fase di sviluppo. Quella che si sta sviluppando è una nuova diramazione dello stelo)Quando si sottopone un’orchidea a sbalzo termico il quantitativo di tempo utile per indurrla ad emettere steli o a formare nuovi rametti laterali varia da orchidea ad orchidea. In genere l'arco di tempo varia da 4 settimane ad oltre un mese.


Ogni orchidea ha i suoi tempi, le sue esigenze, il suo “stile”.

Per quanto riguarda le concimazioni un concime con alto titolo di fosforo e potassio è l'ideale per indurre la pianta ad emettere infiorescenze. Un buon concime ha come titoli: NPK 10 30 20 oppure 10 20 30 quindi un concime con un basso titolo di Azoto e un alto titolo di Fosforo e Potassio.

Reperire concimi con diverse formulazioni è a volte difficile, in commercio si trovano più facilmente concimi bilanciati tipo il 20 20 20, che possono essere comunque utilizzati senza particolari problemi.

Una volta terminata la fioritura il taglio dello stelo può essere effettuato sotto l'ultimo nodo vuoto da cui si è sviluppato il primo fiore. I nodi vuoti non produrranno nulla, solo quelli al cui interno conterranno le gemme (vedi foto 2) potranno produrre nuove infiorescenze entro 2-3 mesi, poichè il loro ciclo produttivo non è annuale (le infiorescenze possono essere prodotte in ogni epoca dell'anno). Se avete dubbi sul taglio lasciate fare a madre natura e non tagliate nulla.
In alternativa gli steli possono essere tagliati alla base, in tal modo la pianta produrrà un nuovo stelo che si svilupperà alla base delle ascelle fogliari (vedi foto 1). Le fioriture prodotte dai nuovi steli saranno molto più copiose rispetto a quelle sviluppatesi dai vecchi steli.


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