martedì 29 dicembre 2009

Perchè i Cymbidium non fioriscono?

Parlando di Cymbidium mi è stato chiesto: "come mai i miei Cymbidium non fioriscono? Potrebbe dipendere dall'eccessiva crescita della pianta e quindi dalla necessità di una divisione? "

Quest'ultima domanda mi ha fatto sorridere poichè una pianta vigorosa e quindi dotata di un ottimo apparato fogliare e radicale ha più probabilità di fiorire rispetto ad una pianta più piccola e meno vigorosa.

Se dovessimo analizzare le cause che inducono un'orchidea del genere Cymbidium a saltare la fioritura potremmo subito dire che le cause di una mancata fioritura possono essere molteplici, dal quantitativo di luce inadeguato al tipo di coltivazione adottata, dall' inadeguatezza dei nutrienti apportati al mancato riposo invernale, da una scarsa crescita radicale ad una mancata crescita delle radici causata da patologie fungine e via discorrendo.

Ma entriamo nel dettaglio

Luce

Una corretta esposizione alla luce stimola la pianta ad avere una corretta crescita dell'apparato fogliare oltre che ad emettere un'abbondante fioritura.

Per stimolare la formazione degli pseudobulbi fogliari e floreali occorrerà fornire un buon quantitativo di luce durante tutto l'arco dell'anno, con picchi di luce diretta dall'autunno fino al primo periodo estivo. Durante l'estate ormai inoltrata potrà essere necessario proteggere la pianta dalla luce diretta durante le ore centrali della giornataal fine di evitare eventuali scottature fogliari.

Un Cymbidium coltivato in condizioni di luce minime può saltare la fioritura e produrre vegetazioni deboli oltre che manifestare gli effetti dell' eziolatura fogliare
; contrariamente un Cymbidium coltivato in condizioni di luce adeguate alle sue esigenze di sviluppo, crescerà in maniera ottimale sviluppando molteplici pseudobulbi floreali oltre che fogliari.


Innaffiature e periodo di riposo

Il fattore acqua è molto importante soprattutto nel periodo autunnale ed invernale poichè la pianta entra nella fase del riposo vegetativo, periodo in cui necessita di una graduale sospensione delle innaffiature e delle concimazioni. La mancata sospensione delle innaffiature durante tale periodo non permetterà alla pianta di attivarsi per l'emissione di nuove spighe floreali.

Durante la primavera e l'estate la pianta ha bisogno di innaffiature costanti ed adeguate alle sue necessità (non esistono scadenze fisse per innaffiare, ma occorre innaffiare la pianta in base alle sue necessità e cioè quando il substrato risulta asciutto o semi asciutto e quando le condizioni climatiche determinano la rapida asciugatura del substrato); mentre un discorso differente deve essere fatto per il periodo autunnale ed invernale: la mancata sospensione delle innaffiature durante tali periodi stimola la pianta ad emettere pseudobulbi fogliari anzichè floreali e la espone allo sviluppo di patologie fungine poichè l'apparato radicale essendo nella fase del riposo non è in grado di assimilare acqua in maniera adeguata.


Ma vediamo più attentamente la fase del riposo che forse la si può considerare l'elemento più importante ai fini della fioritura.

Il periodo autunnale ed invernale è un periodo molto delicato in quanto la pianta entra nella fase del riposo vegetativo, fase in cui a partire dall'autunno occorrerà diminuire gradulamente le innaffiature fino a sospenderle quasi del tutto nel periodo invernale. Nel corso dell'inverno, quindi, la pianta dovrà essere sottoposta allo stop delle innaffiature e coltivata in un ambiente con temperature fresche. Le temperature ideali si aggirano intorno ai 10°C , ma queste piante sono in grado di tollerare temperature vicine allo zero senza alcuna difficoltà. Il Cymbidium durante tale periodo può essere coltivato all'interno delle abitazioni purchè posto in un luogo fresco e molto luminoso, in alternativa qualora si decidesse di coltivare i Cymbidium in ambienti esterni, sarà necessario trovare una collocazione adeguatamente riparata dalle piogge (poichè come detto in precedenza la pianta necessita dello stop delle innaffiature) e bene illuminata. Dunque la fase del riposo deve essere caratterizzata dal binomio scarse innaffiature/temperature fresche. Se a questi due elementi associamo una buona fonte luminosa il riposo avverà secondo il giusto iter.


Problemi radicali

Un Cymbidium può saltare la fioritura qualora l'apparato radicale dovesse presentare problematiche derivanti dai marciumi radicali. Questi ultimi debilitano le difese della pianta e accelerano il processo di utilizzazione delle risorse energetiche ai fini della sopravvivenza: l' utilizzo di tali energie va a scapito della fioritura poichè la pianta, anzichè utilizzare le energie accumulate nel corso della primavera-estate a favore della fioritura, utilizza tali energie per il proprio sostentamento.

Un apparato radicale vigoroso e ben sviluppato facilita l'attecchimento della pianta nel vaso ed aumenta l'apporto di sostanze nutritive all'intera pianta.


Problemi radicali e asportazione delle radici

Un apparato radicale marcescente necessita di un rinvaso con relativa asportazione delle parti malate.
Questo per la pianta è uno stress non indifferente, ma l'asportazione delle radici marce è una procedura che deve essere fatta per salvaguardare la salute e l'integrità della pianta. L'asportazione delle radici comporterà l'utilizzazione di una buona parte delle risorse energetiche accumulate negli pseudobulbi a favore del ripristino delle radici. In situazioni del genere la pianta utilizza le proprie energie a favore dell'attività radicale anziché attivarsi per la fioritura. Questo comportamento è del tutto normale e oserei dire indispensabile per la salute e la salvaguardia della pianta.
Il rinvaso e l'asportazione delle radici marcescenti deve essere fatto in qualunque momento se necessario.


Substrato inadeguato

Anche il substrato se inadeguato comporta problemi per la fioritura: un substrato inadeguato dal punto di vista della ritenzione idrica fa si che le radici coabitino in un ambiente deleterio per la loro salute in quanto dall'inadeguatezza del substrato può derivare il binomio marciume/mancata fioritura.
Parlando sempre di substrati c'è da sottolineare che un substrato ormai deteriorato o inesistente come nella foto determina la mancanza di un ambiente sano per la coltivazione e l'impossibilità per la pianta di assimilare sostanze nutritive.

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Tale condizione determina per la pianta una sofferenza non indifferente alla quale si può porre rimedio effettuando un rinvaso soft.

Temperature

L'irregolarità delle condizioni climatiche può causare un ritardo nella fioritura oppure non indurla affatto. Se durante il periodo autunno/inverno le temperature non scendono sotto una determinata soglia la pianta può non essere stimolata al punto tale da emettere lo stelo oppure può arrivare alla fioritura con estremo ritardo. Le piante da serra fredda hanno bisogno di basse temperature per poter fiorire ed il Cymbidium non è esente da tale esigenza. (Leggi le note per la coltivazione del Cymbidium)


Questo piccolo articolo ha la valenza di un piccolo contributo che tocca le principali cause della mancata fioritura.

Ulteriori elementi informativi che emergeranno nel Blog o nel Forum grazie ai vostri contributi saranno prontamente inseriti.


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mercoledì 23 dicembre 2009

Cestelli per orchidee

Cari lettori del Blog Orchidofilia, il fascino dell'orchidea su zattera è indiscutibile, ma vogliamo parlare anche del fascino dei cestelli?
Leggete questo post tratto dal forum, potrebbe risultarvi utile qualora vogliate cimentarvi nella loro costruzione.

Post: Cestelli fai da me....e da voi?

Danilo scrive:

"Come promesso torno sull'argomento con alcuni dettagli per la realizzazione dei cestelli, preciso, smentendo quanto affermato precedentemente, che se si punta ad una risultato di qualita' e' necessario un aiutante, che nel mio caso e' stato il mio ....attenne babbo, che mi ha vietato di rivelare la sua eta'. Ammetto che senza di lui in alcune fasi non sarei riuscito ad essere preciso o non sarei stato in grado di realizzarle.
Infatti la scelta di usare abbinati colla (bostik) e chiodi per una migliore qualita' e durata ha comportato un aggravio di difficolta', con tempi di realizzazione fino a 45 min, specialmente per il piu' piccolo
Mio padre si e' talmente appassionato che mi ha proposto di mettere su ditta
Ho usato listelli da 2m per diversi spessori da 0.5 x 0,5cm fino a 1 x 2cm
Importante usare chiodi a spillo, se no gli altri spaccano il legno piu' fino.
Ho abbandonato l'abete perche' troppo morbido optando per una essenza asiatica molto dura, una fatica per inchiodarlo!
Si puo' usare solo la colla e questo, se non si ha un laboratorio attrezzato, limita l'aiuto alla sola fase di taglio, facilitando l'assemblaggio dei pezzi, pero' penso che l'uso abbinato con i chiodi dia piu' garanzie di durata
Foto e fasi di lavorazione:
....se upmyphoto me le fa scaricare
Intanto beccatevi l'introduzione, il resto spero di aggiungerlo presto, a dopo
"


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giovedì 17 dicembre 2009

Vanda:marciume del fusto

Tratto dal Forum Orchidofilia

Post: Vanda aiuto super urgente!!

Acquarietta scrive:

" Salve a tutti!! è un po che non scrivo perchè ultimamente ho pochissimo tempo, ma vi seguo sempre lo stesso!!! gioie e dolori nel frattempo (le gioie le potete vedere nelle mie fioriture, i dolori,cioè questa vanda, purtroppo sono di una mia amica!!). Mi serve un aiuto prima che tiri le quoia, anche se mi sembra che sia già a buon punto! la mia amica me l'ha affidata (un po tardi, ne ha pochissime foglie)dicendomi che continuava a perdere le foglie, si ingiallivano all'attaccatura appena appena e il resto rimaneva verde e cadevano. Le sue radici a me sembrano tutte morte. Anche se sono in acqua tendono più al marrone che al verde, come potete vedere da foto. Lei la teneva in bagno, sui 17 gradi perchè è via tutto il giorno e attacca il riscaldamento solo la sera. La spruzzava una o due volte la settimana ed ecco il risultato. Anche da me, sebbene sia con le altra mie Vanda che stanno bene, continua a perdere foglie alla velocità della luce.. non so più che fare. La tengo a circa 25 gradi e la spruzzo 2 volte al gg come le altre.. HELP!!! "


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Ciao Acquarietta,
i sintomi non sono dovuti ad una mancanza d'acqua, ma ad un eccesso (anche se minimo) associato a temperature basse.
17°C non sono molti e basta un ristagno o qualche vaporizzazione di troppo per innescare lo sviluppo del marciume.
Le foglie come vedi si staccano rapidamente e purtroppo se il fenomeno non s'arresta non ci sarà molto da fare.
Toglila dall'acqua poichè non fai altro che alimentare la patologia.
Se hai del previcur somministralo vaporizzandolo sul fusto rivolto con l'apice verso il basso ed immergi le radici nell'acqua con la soluzione fungicida.
Tieni la pianta al caldo.
altro non puoi fare.

Credo purtroppo che la pianta perderà tutte le foglie, ma finchè il fusto non sarà totalmente rinsecchito potresti sperare in un keiki.

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giovedì 10 dicembre 2009

Un "porta-zatterine" artigianale

Le zattere sono incantevoli, ma spesso trovargli una sistemazione adeguata e poco ingombrante non risulta semplice. Qui di seguito riporto un post tratto dal Forum Orchidofilia e riguardante la costruzione di una sorta di totem il cui scopo è quello di fungere da "porta - zattere." L'idea è molto semplice da realizzare ed utile come salvaspazio.
Tratto dal Forum Orchidofilia

Ellis scrive

Già da un pò ne parlavo con Maya.... come sistemare le zatterine?
Dopo attente valutazioni e ricerche in internet, avevamo convenuto che la cosa migliore fosse ancorarle ad un contenitore di rete, ripieno di bark e sfagno.

Oggi ho deciso di procedere alla costruzione del porta-zatterine, perchè ho visto che le mie piccoline, nonostante le vaporizzazioni mattutine, iniziavano a mostrare segni di sofferenza.

Meno male che c'erano i miei aiutanti a dare una mano....

Ho ritagliato una rete a quadretti da 1 cm ed ho assemplato i lati con filo di ferro, a formare un parallelepipedo.
Il portazatterine l'ho riempito alternando bark, sfagno ed un pò di matassa di fibra di cocco.

Dopo averlo ben bagnato, ho sistemato le piccine.
Vi aggiornerò sull'esito futuro. Speriamo funzioni !!

Leggi tutto il post....




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mercoledì 2 dicembre 2009

Cosa fare dopo che una Phalaenopsis ha emesso lo stelo

Tratto dal Forum Orchidofilia

Post: Il mio primo stelo

Matmuz scrive

"con enorme gioia la scorsa settimana ho notato che dal colletto di un phal spuntava qualcosa che non era la solita radice...dovrebbe essere uno stelo giusto?
il problema è che la pianta non ha subito un grande sbalzo termico, nel senso che l'ho sempre tenuta in casa e le temperature si abbassavano solo di notte, attorno circa ai 16-17 °C.. di solito quando la pianta emette lo stelo bisogna riportarla a temperature normali, ma dato che io l'ho sempre lasciata in casa cosa devo fare? devo aumentare la temperatura in qualche modo?
"

Ciao matmuz è un bellissimo stelo nato in corrispondenza di una radice. Anche senza un marcato sbalzo termico le orchidee possono emettere steli poichè i fattori che entrano in gioco nell'affascinante meccansimo della fioritura sono molti. Non devi far nulla di particolare tranne che coltivare la pianta senza scendere al di sotto delle temperature notturne da te indicate. Lo stelo crescerà senza problemi e con l'emissione dei boccioli dovrai far attenzione alla qualità dell'ambiente poichè un ambiente con aria secca può pregiuducare l'apertura dei boccioli. Stesso discorso per l'umidità, se troppo elevata i boccioli possono ingiallire e cadere.


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martedì 1 dicembre 2009

Come innaffiare una zattera

Tratto dal Forum Orchidofilia
Feline scrive
ciao Aurora, domenica scorsa, ispirate dal tuo post, io ed Alessandra abbiamo tentato di realizzare una zattera. abbiamo usato cortecia di sughero, inserendo sfagno e fibra di cocco nella parte concava . abbiamo legato con filo da pesca posizionato il dendrobium phal , aggiunto altra fibra sopra la pianta legato e fissato il tutto con nylon di buona qualita' (calze di marca ovviamente ). poi abbiamo bagnato. ed ora dopo lo sproloquio, la domanda: come faccio a sapere lo stato d'umidita' sotto la fibra di cocco? quanto spesso va bagnata la zattera? ho letto sui vari topic ma non ho trovato la risposta, se c'e' una risposta a questa banale domanda . grazie in anticipo per le eventuali info -->
Ciao feline, hai seguito gli accorgimenti presenti nell'articolo del Blog e precisamente quelli ralativi al posizionamento dello sfagno?
M'interessa sapere come hai posizionato lo sfagno e quali sono le quantità di quest'ultimo, poichè il quantitativo dello sfagno influisce sull'umidità radicale spesso in maniera negativa.Feline scrivecome faccio a sapere lo stato d'umidita' sotto la fibra di cocco?Come ti hanno già riferito ellis e Margherita lo stato dell'umidità radicale può essere testata con le dita oppure essere percepita anche attraverso l'uso della sola vista soprattutto se alcune radici restano scoperte.
L'asciugatura dello sfagno è regolata non solo dalle temperature, ma anche dal quantitativo di sfagno e dal quantitativo di fibra.Quest'ultima ha un ruolo non indifferente nella regolazione dell'asciugatura, infatti qualora si adoperasse un elevato quantitativo di fibra, lo sfagno potrebbe restare a lungo bagnato causando marciumi radicali non solo in questo periodo dell'anno (quindi autunno/inevrno), ma anche nella stagione estiva.
Feline scrive
quanto spesso va bagnata la zattera?
Tieni conto che nel mio caso verso un pò d'acqua (generalmente cin lo spruzzino) sulle radici ogni due tre giorni in autunno- inverno e quasi tutti i giorni in estate.
Per prima cosa occorre testare i tempi di asciugatura, in secondo luogo devi tener conto delle temperature (se basse è meglio non innaffiare o solo spruzzare), del tasso di umidità ambientale, ma anche della qualità delle ore di luce ( nelle giornate nuvolose e non troppo calde è bene non innaffiare ma solo vaporizzare o innaffiare con quantitativi minimi) per non parlare poi del genere di orchidea utilizzato.
Nel tuo caso trattandosi di un Dendrobium Phalaenopsis che non necessita di uno stop delle innaffiature, ma di condizioni di coltivazione analoghe a quelle delle Phalaenopsis, puoi procedere in questa maniera:le innaffiature nel periodo autunno/inverno non devono essere generose ma sufficienti e soprattutto non giornaliere; nel caso la pianta dovesse aver bisogno di un quantitativo maggiore d'acqua tale necessità verrà manifestata attraverso un leggero appassimento delle foglie il cui turgore verrà poi ripristinato con le successive innaffiature;le innaffiature nel periodo primavera/estate dovranno essere maggiori, ma non eccessive: se le temperature sono alte e lo sfagno asciuga dopo poche ore le innaffiature dovranno essere giornaliere ed effettuate anche tramite immersione della zattera nell'acqua, se invece lo sfagno tende a non asciugare durante l'arco della giornata ciò vorrà dire che non sussite l'esigenza d'innaffiare poichè le radici "abitano" un ambiente già umido.
Feline scrive:
ho letto sui vari topic ma non ho trovato la risposta, se c'e' una risposta a questa banale domanda.
Convieni con me riguardo alla non banalità di questa domanda? Anzi aggiungerei che la risposta non è esaustiva poichè possono entrare in gioco altri fattori ad influenzare il regime idrico, pertanto ulteriori domande andranno ad integrare il tutto.

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lunedì 30 novembre 2009

Presenza di muffa e/o alghe nei vasi di coltivazione

Considerando che questo spazio è un punto di raccolta delle varie domande e risposte sulle problematiche derivanti dalla coltivazione casalinga, ritengo giusto arricchirlo con piccoli passaggi raccolti nella varie sezioni del forum.
Partiamo dunque con una piccola spiegazione inerente il problema della muffa e principalmente delle alghe all'interno dei vasi adagiati sui sottovasi contenenti argilla espansa e acqua.
Tratto dal Forum Orchidofilia
"Quando si utilizza l'argilla espansa e l'acqua nel sottovaso bisogna moderare ancor più le innaffiature soprattutto se si adotta un substrato tendente alla ritenzione idrica tipo bark qualitativamente scadente, presenza di torba o sfagno ecc..

Questo perchè l'argilla e l'acqua presenti nel sottovaso aumentano il livello di umidità all'interno del vaso e dunque le radici "abitano" un ambiente umido che, se sottoposto a regimi idrici errati, può dar luogo ad un eccesso di umidtà ovvero muffa-marciumi (eventuali).

Quando si utilizza il sottovaso e la relativa argillla/acqua, prima d'innaffiare bisogna osservare l'interno del vaso:

se si riscontra la presenza di umidità solo sul fondo del vaso procedere con le innaffiature di rito potrebbe risultare dannoso;

in situazioni del genere basta spruzzare acqua sulla parte superficiale del bark ( che essendo a contatto con l'aria asciuga rapidamente ed ha quindi bisogno di una maggiore idratazione,) per garantire l' umidità nella zona alta senza andare ad aumentare il livello di umidtà nella zona bassa.

Le vaporizzazioni, a differenza delle normali innaffiature, permettono anche di canalizzare l'acqua nella parte centrale del vaso senza creare zone di deposito sul fondo. Quindi se il vaso presenta umidità solo sul fondo e secchezza nella parte centrale e superficiale le innaffiature tramite vaporizzazione possono aiutarvi nel canalizzare l'acqua nei punti desiderati.

Le normali innaffiature sono indicate quando il vaso presenta un livello basso di umidità anche sul fondo.

E' buona norma praticare fori laterali al vaso per favorire ed aumentare l'areazione.

Il consiglio di Meri è un buon consiglio e va gestito osservando la pianta e applicando "tecniche" d'innaffiatura a misura di pianta.Ciò vuol dire che la pianta non va innaffiata seguendo uno scadenzario fisso, oppure non appena si nota qualche zona asciutta.L'osservazione è una buona pratica per cogliere il momento opportuno. ;-)

Il vaso con argilla/acqua non apporta modificazioni rilevanti sulla qualità e quantità dell'umidità ambientale,pertanto nel caso delle radici aeree è buona norma effettuare qualche vaporizzazione giornaliera se le temperature sono alte e l'umidità scarsa.
Le radici aeree qualora l'umidità è bassa o le vaporizzazioni sono inappropriate, manifestano sintomi di stress quali le classiche "rughe" da disidratazione.

Nonostante il sottovaso con argilla non influisca sull'ambiente di coltivazione ciò non vuol dire che l'utilizzo dell' argilla e dell' acqua non abbia alcun valore o non contribuisca all'innalzamento dell'umidità radicale. Come detto in precedenza determinano l'innalzamento dell'umidità all'interno del vaso che se ben gestita, favorisce l'aumento del turgore fogliare.."

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venerdì 27 novembre 2009

Aerangis luteo-alba var. Rhodosticta

E' una piccola specie che cresce nelle zone dell' Africa equatoriale caratterizzate da una elevata umidità anche nei periodi in cui le precipitazioni sono scarse o quasi assenti. La si trova nelle zone attraversate dai fiumi e incorniciate da magnifiche cascate, spesso s'intravedono abbarbicate sui rami degli alberi e raramente sui tronchi.
La pianta è di piccole dimensioni con foglie carnose e bilobate, il fusto è compatto e gli steli abbastanza lunghi . Questi ultimi possono portare dai 10 ai 20 fiori di un bianco puro spezzato da una piccolissima colonna color arancio e caratterizzati da speroni lunghi dai 3 ai 4 cm.

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Coltivazione ** Medio -Facile
Luce Hanno esigenze di luce simili a quelle delle Phalaenopsis, ma tollerano anche una luce più intensa a patto che questa non sia diretta e nel caso lo fosse dovrà essere adeguatamente schermata con una leggera tenda. Il luogo ideale per la sua collocazione è il davanzale di una finestra esposto ad est, sud-est o sud-ovest. Come detto in precedenza in caso di luce intensa nel periodo estivo o tardo primaverile è bene schermare i vetri con una leggera tenda.
TemperatureLe temperature ideali sono quelle intermedie con temperature estive al di sotto dei 30°C durante le ore diurne e temperature autunnali ed invernali intorno ai 13-15 di minima durante le ore notturne.Ciò vuol dire che durante l'estate è bene posizionare la pianta in un luogo non troppo caldo con temperature al di sotto dei 30°C, vaporizzare il fogliame per minimare lo stress da alte temperature, garantire una buona umidità ambientale e radicale ed assicurare una buona ventilazione.Durante la stagione autunnale ed invernale, la pianta gradisce temperature minime intorno ai 15°C ed un ambiente non troppo secco. Durante le ore diurne le temperature dovranno aggirarsi intorno ai 20°C.
Durante la fase di maturazione dei boccioli occorre far attenzione a non posizionare la pianta in un ambiente troppo secco poichè i boccioli potrebbero ingiallire uno alla volta e causare la perdita dell'intera fioritura.
Innaffiatura/UmiditàCome detto in precedenza questa pianta ama l'umidità soprattutto durante l'estate, periodo in cui è buona norma vaporizzare il fogliame e le radici per mantenere una buona idratazione.Durante l'autunno e l'inverno le vaporizzazioni dovranno essere ridotte/eliminate mentre le innaffiature dovranno essere costanti ed effettuate non appena il substrato risulterà asciutto o quasi asciutto.L'acqua deve essere somministrata in modiche quantità poichè è una pianta che risente facilmente degli eccessi.L'acqua ideale è quella piovana o da osmosi. In mancanza di tali tipologie e proprietà qualitative delle acque appena citate, l'Aerangis può essere innaffiata con la classica acqua demineralizzata.
ConcimazioniLe concimazioni si effettuano durante tutto l'arco dell'anno, in maniera più blanda e ad intervalli più lunghi durante la stagione fredda, mentre durante la stagione primaverile ed estiva si potrà procedere con concimazioni più frequenti.
Nel corso dell' autunno/inverno le concimazioni andranno effettuate con cadenza quindicinale o con un maggior lasso di tempo (anche una sola volta al mese se la pianta è in fase di quiescenza ** radici ferme in termini di sviluppo e mancanza di crescita fogliare**) mentre durante la primavera e l'estate le fertilizzazioni andranno effettuate una volta a settimana o tre volte al mese.
Substrato/RinvasoL' Aerangis cresce molto bene su zattera, ma questo tipo di sostegno richiede l'aumento del tasso di umidità soprattutto durante i periodi caldi mediante vaporizzazioni giornaliere dell'apparato radicale. Temperature troppo alte e associate ad un basso livello di umidtà radicale, possono comportare l'essiccamento radicale ccon conseguente appiattimento e morte delle radici.Il substrato ideale per l'invasatura è composto da bark di piccola pezzatura con l'aggiunta di piccoli ciuffi di sfagno se necessario.

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lunedì 23 novembre 2009

Piccola miglioria

Da qualche giorno è attivo nel blog un piccolo riquadro laterale in cui potete vedere quali sono gli argomenti trattati nel forum. Se scorrete la pagina troverete alla vostra destra la voce "DOMANDE NEL FORUM ORCHIDOFILIA", vi basterà cliccare sopra l'argomento di vostro interesse per essere ridiretti nel forum.

Buona coltivazione a tutti.

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martedì 17 novembre 2009

Howeara Lava Burst

La Howeara Lava Burst è un ibrido generato dall'incrocio tra Leochilus, Oncidium e Rodriguezia. La fioritura è caratterizzata da fiori rossi di lunga durata e la pianta può fiorire anche due volte l'anno se coltivata in maniera corretta. Cresce in maniera molto compatta e se la crescita delle unità vegetative risulta notevole, la pianta può prepararsi alla fioritura emettendo anche più di uno stelo per volta.

Coltivazione * Facile

Luce
Necessita di un buon quantitativo di luce possibilmente schermata durante i periodi più caldi: l'esposizione ad est è raccomandata soprattutto durante il periodo autunnale ed invernale senza alcuna protezione, mentre a partire dalla tarda primavera fino all'estate la luce dovrà essere scheramata da una leggera tenda. In alternativa la si può collocare ad est o ad ovest in maniera tale da non ricevere luce diretta durante le ore più calde della giornata.


Temperature
E' un'orchidea che gradisce temperature intermedie, ma che può tollerare anche temperature più alte nei periodi più caldi.
Durante l'estate si adatta a temperature intorno ai 26-28°C diurni, ma tollera ben volentieri anche qualche grado in più a patto che la pianta sia bene idratata al livello radicale e che l'umidità sia adeguata (50%) e costante.
Le temperature notturne variano dai 15 ai 18°C, per cui durante il periodo autunnale ed invernale la pianta può essere collocata in un ambiente non troppo caldo ( 18°C ) o fresco (15°C).

Umidità

Ama l'umidità come la maggior parte delle orchidee, se quindi coltivate la pianta in ambienti particolarmente secchi durante il periodo estivo e primaverile, provvedete alla vaporizzazione del fogliame e delle radici superficiali soprattutto se la pianta è coltivata su zattera. Durante l'autunno e l'inverno con le temperature più basse e l'innalzamento del tasso di umidità, le vaporizzazioni potranno non essere necessarie. Sta a voi verificare i tempi di asciugatura del substrato e se notate la rapida asciugatura di quest'ultimo, cercate di aumentare l'umidità con vaporizzazioni giornaliere delle radici. In autunno/inverno sconsiglio la vaporizzazione del fogliame, che se effettuata in maniera errata può produrre marciumi oltre che batteriosi.




Acqua
Come la maggior parte delle orchidee necessita di acqua priva di calcio sarà pertanto utile utilizzare acqua demineralizzata ma nel caso non sia possibile lasciate decantare l'acqua del rubinetto per alcuni giorni in un contenitore.
Tra un'innaffiatura e l'altra lasciate asciugare leggermente il substrato senza permettere a quest'ultimo di asciugare totalmente. Questa regola vale soprattutto per il periodo della fioritura.
Se i nuovi pseudobulbi manifestano un raggrinzimento ed afflosciamento durante la fase di maturazione, aumentate le innaffiature in maniera tale da ripristinare il livello di idratazione delle nuove vegetazioni.
Occorre fare attenzione alle innaffiature poichè eccessi d'acqua possono scatenare attacchi fungini e batteriosi.

Concimazioni
La Hoveara deve essere concimata periodicamente con fertilizzante specifico per orchidee: durante la primavera- estate le concimazioni potranno essere effettuate ogni 15 gg, mentre durante il periodo autunnale ed invernale il tempo che intercorrerà tra una concimazione e l'altra dovrà essere aumentato. La pianta potrà essere concimata una volta al mese durante l'autunno, contrariamente durante il periodo invernale, soprattutto se la pianta non ha nuovi pseudobulbi in formazione, sarà opportuno sospendere le concimazioni.





Substrato
Il tipo di substrato da utilizzare per il rinvaso consiste in un composto di solo bark e argilla espansa a cui può essere unito altro materiale inerte e non in base alle specifiche esigenze date dall'ambiente di coltivazione. La pianta può essere coltivata anche su zattera facendo attenzione al mantenimento dell'umidità radicale.
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venerdì 9 ottobre 2009

I Cymbidium e i vasi troppo piccoli

I Cymbidium venduti nei garden spesso sono dotati di vasi eccessivamente stretti che non permettono alla pianta di poter sviluppare l'apparato radicale in maniera adeguata.
I vasi troppo piccoli per piante con un apparato radicale importante fanno si che quest'ultimo si sviluppi al di fuori del vaso stesso, poiché all'interno di esso le radici non hanno a disposizione lo spazio necessario per potersi sviluppare.



Nella foto si nota un apparato radicale eccessivamente sviluppato rispetto al vaso, le radici si aggrovigliano eccessivamente e crescono al di fuori del vaso.






Oltre a ciò bisogna rilevare che quando la pianta è troppo grande rispetto al vaso che la contiene, ovvero quando gli pseudobulbi ricoprono gran parte della superficie del vaso, essa è limitata nello sviluppo e tale limitazione non consente alla pianta di usufruire dello spazio necessario per poter sviluppare ulteriori pseudobulbi.

Le foto evidenziano la ridotta capienza del vaso che disturba la crescita degli pseudobulbi laterali.
Gli pseudobulbi cresco schiacciati dai bordi del vaso






Quando i Cymbidium presentano situazioni di questo tipo senza però presentare problemi radicali dovuti a marciumi, è possibile effettuare un "rinvaso soft" che consiste nella semplice estrazione della pianta dal vaso originario per poi trasferirla in un vaso leggermente più grande senza disturbare le radici.
Quando si estrae la pianta l'apparato radicale non va toccato, ma inserito così com'è nel nel nuovo vaso. Una volta inserita la pianta si andranno a ricoprire gli spazi vuoti con del nuovo substrato.

Ecco un esempio di radici sane:

nella foto le radici più in basso hanno delle leggere sfumature marroni che però non sono indice di marciumi in quanto sode e consistenti.


Esempio di radici marce: le radici oltre ad essere marroni sono molli al tatto e vuote, vanno quindi eliminate accuratamente anche a costo ridurre del 90% l'apparato radicale.



L'argomento che stiamo trattando riguarda i Cymbidium senza alcun problema radicale, pertanto le indicazioni che seguiranno non riguarderanno le piante con problemi radicali, ma solo ed esclusivamente quelle che godono di un' ottima salute radicale e che non devono subire asportazioni di radici marcescenti.


Procedimento


Estraete la pianta dal vaso ed inseritela in un vaso di poco più grande rispetto al precedente e riempite gli spazi vuoti con substrato composto da torba di sfagno e bark oppure solo bark di media pezzatura.


Subito dopo aver riempito gli spazi vuoti innaffiate leggermente con acqua preferibilmente demineralizzata o piovana.


Questo tipo di operazione non richiede lo stop delle innaffiature poiché le radici non subiscono alcun taglio, non necessitano quindi di un tempo utile per la cicatrizzazione.


Controllate i tempi di asciugatura del substrato che variano a seconda della stagione e del substrato utilizzato: il substrato deve asciugare nell'arco di qualche giorno e non restare zuppo o fradicio.
Leggi anche le note colturali del Cymbidium per non incappare nelle problematiche derivanti dai marciumi radicali.

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Emergenza rifiuti tossici e radioattivi in Calabria

Cari amici e lettori del Blog, sfrutto lo spazio "Note personali" per riportarvi un appello di una cara utente del Forum Orchidofilia relativo al problema dei rifiuti tossici in Calabria.

Lascio che sia lei a parlare e faccio appello alla vostra solidarietà.


"Cari amici tutti,
come molti di voi ben sanno, sono calabrese, una calabrese orgogliosa di esserlo!
Amici, vi chiedo un grande aiuto!
Come avrete potuto apprendere da giornali e telegiornali, nella mia terra, è in corso una mobilitazione protesta per ottenere verità sulle cosiddette Navi a perdere, e perchè vengano bonificate le zone contaminate da rifiuti tossici e radioattivi(amici, un sito in questione si trova ad 1 km da casa mia!).
C'è una grande preoccupazione, aumentata dal notevole aumento di amaattie tumorali..e la gente muore!
Invito perciò voi tutti a guardare stasera su Raitre alle 21:10 la puntata di Blunotte, nella quale verrano chiariti molti dubbi e spiegati i motivi del nostro impegno.
Nella mia città si è infatti costituito nel 2004 un comitato cittadino intitolato al Capitano Natale De Grazia, che perse la vita in circostanze sospette durante lo svolgimento delle indagini sulle Navi a Perdere!
Nella puntata di Blunotte troverete molte informazioni utili a chiarire la situazione.
Ma lo sforzo più grande che vi chiedo è quello di sottoscrivere la Petizione con la quale, i cittadini chiedono chiarezza sui fatti e la bonifica delle zone contaminate e radioattive.
é una cosa che riguarda noi tutti amici, la mafia e chissà chi altro ha fatto della mia terra una discarica mortale, e domani potrebbe scegliere altre zone...ribelliamoci.
Grazie per il vostro aiuto.
Resto a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento..
Teresa
Ps: potete scaricare e compilare il modulo per la Petizione sul sito
www.comitatodegrazia.org
e seguendo le indicazioni inoltrarlo agli indirizzi richiesti.
Grazie infinite!"

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venerdì 25 settembre 2009

Bulbophyllum carunculatum

Il Bulbophyllum carunculatum è originario delle Filippine e si contraddistingue per il singolo fiore giallo ocra di grandi dimensioni. Non richiede particolari esigenze in termini di luce: non ama la luce diretta e può essere coltivato alla pari delle Phalaenopsis che di norma non necessitano di luce brillante ma schermata.
Bulbophyllum carunculatum


E' costituito da pseudobulbi abbastanza sviluppati da cui si dipartono lunghe foglie simili a quelle delle Cattleye.


Coltivazione *** Medio-Facile

Luce
Non avendo particolari esigenze in termini di luce, come la maggior parte dei Bulbophyllum, questa orchidea può essere coltivata in un ambiente luminoso senza essere raggiunta dalla luce diretta del sole. Il Bulbophyllum carunculatum può essere posizionato su un davanzale delle finestra esposto ad ovest o ad est mentre se esposto ad est è buona norma filtrare la luce con una leggera tenda.



Innaffiature
Può essere soggetto ad attacchi fungini e batterici è bene quindi moderare le innaffiature e favorire una buona circolazione d'aria. Tra un' innaffiatura e l'altra lasciate asciugare leggermente il substrato. Utilizzate acqua piovana o distillata.


Rinvaso
Il rinvaso può essere effettuato utilizzando materiale drenante e quindi pezzetti di bark, argilla espansa, agriperlite e anche qualche ciuffetto di sfagno al fine di mantenere una maggiore umidità radicale.


Temperature
Il genere Bulbophyllum gradisce temperature intermedie, le minime notturne non dovranno quindi scendere al di sotto dei 14°C .

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giovedì 24 settembre 2009

Il genere Bulbophyllum tra varietà e fascino.

Il genere Bulbophillum si sviluppa in America, Africa, Sudest Asiatico, Papua Nuova Guinea, isole del Pacifico e Australia Orientale quindi in zone con climi e altitudini disparate. Questo genere di orchidee comprende un gran numero di specie, circa 2800, ma il numero è in costante aumento poiché di anno in anno vengono scoperte nuove specie.
Bulbophyllum graveolens


Il Bulbophyllum è in grado di affascinare un gran numero di orchidofili e non, grazie alla molteplicità dei fiori: quest'ultimi si distinguono grazie a svariate forme e colori che li rendono particolarmente ambiti dagli amatori e dai collezionisti.
Il nome Bulbophyllum vuol dire letteralmente foglia a forma di bulbo. La struttura della pianta è costituita da pseudobulbi rotondi oppure ovali dal cui apice si sviluppa una foglia in alcuni casi anche due come per il Bulbophillum megaclinium.

Possono essere epifite o litofite e sono generalmente amanti dell’ombra anche se vi sono specie che in natura vivono in pieno sole.

I fiori in alcuni casi possono non avere alcun profumo mentre in altri casi avere un profumo gradevole, si sviluppano in corrispondenza della base dello pseudobulbo e non all’apice di quest’ultimo o in corrispondenza delle foglie.

Bulbophyllum rothschildianum


L’infiorescenza è abbastanza variabile, dal fiore singolo a quello doppio, dal fiore a spiga, ad ombrello o a racemo.


Luce
La luce deve essere buona ma filtrata poiché manifestano una particolare sensibilità agli eccessi, occorre quindi coltivare la pianta lontano dai raggi diretti del sole.
In caso di eccessiva esposizone alla luce la pianta può manifestare un cambiamento nel colore del fogliame che dal verde brillante ed intenso vitra al verde giallognolo.

Nel caso in cui l’orchidea anziché fiorire produce solo ed esclusivamente delle nuove vegetazioni è possibile aumentare leggermente il quantitativo di luce esponendo la pianta ad una luce più viva. In questo caso fate attenzione e se notate eventuali scottature fogliari (ciò è più probabile nel periodo tardo primaverile ed in estate, mentre negli altri periodi il rischio è molto ridotto) provvedete a schermare leggermente.

Temperature
La maggior parte dei Bulbophyllum richiede temperature fresche, ma alcune specie tropicali richiedono temperature più elevate mentre atre più rigide. Le temperature minime notturne, in quest’utimo caso, non dovranno superare i 13-15° C notturni.

Innaffiature
Le innaffiature devono essere effettuate durante tutto l’arco dell’anno poiché questo genere non necessita di un riposo invernale. Il substrato va quindi tenuto umido durante tutto l’arco dell’anno, ma non zuppo d’acqua poiché le radici, le foglie ed i giovani pseudobulbi in formazione sono molto sensibili ai ristagni. La circolazione d’aria in questo caso risulta fondamentale così come somministrazioni preventive di prodotti contro i marciumi.

Substrato
Trattandosi di orchidee per la maggior parte epifite esse v necessitano di un substrato incoerente costituito da materiale molto drenante a cui può essere aggiunto qualche ciuffo di sfagno.

Concimazioni
Per le concimazioni seguire le linee guida dell’articolo “Concimazioni”.

Vedi anche

Bulbophyllum carunculatum


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lunedì 14 settembre 2009

Dendrobium pierardii


Il Dendrobium pierardii appartiene al secondo gruppo di Dendrobium con foglie decidue e da serra intermedia che necessitano di un marcato periodo di riposo. Il Dendrobium pierardii è anche conosciuto come Dendorbium cucullatum o aphyllum; è nativo dell' Asia orientale e delle isole comprese fino all'Australia; è costituito da pseudobulbi decidui e penduli dai quali, dopo un deciso periodo di riposo, spuntano delicati fiori rosa dal labello frangiato.


In natura Il periodo di riposo coincide con l'inverno e risulta essere di fondamentale importanza per preparare la pianta alla fioritura primaverile. In questo periodo la pianta, a causa delle basse temperature e della scarsità d'acqua, non ha le condizioni ideali per poter crescere e svilupparsi, ne cosnsegue, quindi, una fase di riposo vegetativo che comporta la perdita delle foglie e e l'utilizzo delle risorse nutritive accumulate nel corso della primavera e dell'estate negli pseudobulbi. In questo arco di tempo l'orchidea si prepara alla fioritura attraverso l'emissione dei boccioli.


Coltivazione * Facile


Temperature
Il periodo di riposo deve aver inizio a partire dall'autunno fino ad inverno inoltrato. Ciò sarà possibile collocando la pianta in un ambiente luminoso e non riscaldato con temperature intorno ai 12-14°C notturni. Anche i 10°C di minima sono tollerati.



Innaffiature
A partire dall'autunno iniziate a diminuire gradualmente le innaffiature innaffiando con un piccolo quantitativo d'acqua fino a sospenderle totalmente nel corso dell'inverno. Durante il periodo invernale gli pseudobulbi tenderanno a formare delle grinze poichè la pianta farà ricorso alle sostanze nutritive in essi contenute. Se le grinze dovessero manifestarsi in maniera molto marcata vaporizzate leggermente gli pseudobulbi con acqua demineralizzata o fatta decantare.

A partire dalla primavera faranno la loro comparsa i boccioli e quando questi saranno ben sviluppati si riprederanno in maniera molto graduale le innaffiature. Quest'ultime potranno essere riprese seguendo i normali ritmi quando compariranno nuove radici alla base degli pseudobulbi (in primavera).La comparsa di nuove radici coinciderà con la ripresa dell'attività vegetativa e quindi con il risveglio della pianta dal riposo ivernale.


Concimazioni

Le concimazioni dovranno essere interrotte a partire dall'autunno fino a tutto l'inverno, mentre a partire dalla primavera potrà essere ripreso il normale ciclo di concimazione.

Substrato
La coltivazione può essere effettuata sia nel vaso che su zattera, ma in quest’ultimo caso è bene disporre di una serra poiché le radici sono particolarmente suscettibili alla poca umidità e generalmente tendono a seccare se non adeguatamente idratate. La coltivazione in vaso prevede l'utilizzo di bark di piccola pezzatura con l'aggiunta di qualche ciuffo di sfagno da adagiare sul bark se le temperature sono abbastanza alte e se il substrato asciuga velocemente.


Note personali

Adoro questo Dendrobium per la sua semplicità di coltivazione paragonabile a quella del Dendrobium nobile. Oltre a ciò, la sua bellezza trova l' essenza nella fioritura caratterizzata da un "manto" di fiori delicatamente tinti di rosa.

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giovedì 10 settembre 2009

Mostra mercato Giardino Jacquard

Dal 19 al 20 settembre 2009 presso il Giardino Jacquard -Schio (Vi) si svolgerà la IV ^edizione della mostra mercato delle piante e dei fiori da collezione. La mostra si svolgerà presso il Lanificio Rossi ed il Giardino Jacquard con ingresso gratuito.


L'evento prevede una mostra di orchidee composta da specie e varietà coltivate dagli appassionati collezionisti dell'area Tri-Veneta. Durante la manifestazione sarà possibile assistere a lezioni di cura e manutenzione di queste splendide piante, oltre alla possibilità di poter incontrare vivaisti specializzati nella produzione.
Nel programma è prevista anche una mostra di pittura botanica, seguita dalla mostra botanica e artistica "le piante tessili" e dall' attività dell' Associazione Bonsai Club Valle dell' Astico la quale offrirà lezioni di cura e potatura di piante allevate a bonsai.

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martedì 1 settembre 2009

Blog e Forum citati su L' UNITA'

Mentre navigavo in rete ho fatto questa piacevole scoperta: ebbene si, il Blog ed il Forum Orchidofilia sono stati citati su L' Unità. La citazione risale al 29 Novembre 2008, ma io ne sono venuta a conoscenza solo ora e questo è proprio il caso di dire meglio tardi che mai!

Sono felice di vedere citati sia il Blog che il Forum e approfitto della circostanza per salutare e ringraziare tutti i cari ed affezionati utenti del Forum che con il loro spirito ed il loro contributo hanno creato un'isola felice.

Grazie.
Aurora


http___82.85.28.102_cgi-bin_showfile.pl_file=edizioni_20081129_pdf_NAZ_pages_20081129_37_29FOR37A

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mercoledì 26 agosto 2009

Il fascino dell' orchidea su zattera

Il fascino della zattera è indiscutibile e credo che qualunque orchidofilo ne sia attratto. Coltivare un'orchidea su zattera ,anche senza l'umidità derivante da una serra o da un orchidario, non è un'impresa ardua soprattutto se si tratta di orchidee provviste di pseudobulbi.
Montare un'orchidea su zattera non è sempre un'impresa facile, talvolta può risultare difficoltoso soprattutto nei casi in cui le orchidee da zatterare presentano un apparato radicale ben formato e poco districabile.
Prendiamo l'esempio di questa Cattleya la quale presenta un apparato radicale lungo qualche centimetro e assolutamente non districabile.
Foto 1

Se montassimo seguendo le normali procedure otterremmo un effetto rialzato poco gradevole.

Come potete vedere nella foto (perdonate la qualità), dopo avere montato la pianta seguendo le classiche indicazioni, l'apparato radicale risulta rialzato in maniera spropositata, di conseguenza non è stato possibile effettuare un'accurata copertura delle radici con la fibra di cocco.

Foto 2

Questo effetto rialzato si ottiene qualora si predispone uno strato di sfagno su buona parte del legno, ma soprattutto nel punto di appoggio dell'apparato radicale (foto 3).
Foto 3- sfagno distribuito in maniera omogenea

Seguendo qualche particolare accorgimento il risultato che dovremmo ottenere dovrebbe essere questo (foto 4 e 5)

Foto 4- L'apparato radicale è ben coperto

Foto 5

Procedimento:

per le zattere come sempre vi consiglio il legno di Manila o altri tipi di legno abbastanza robusti, lo sfagno o in alternativa la spugna sintetica, la fibra di cocco ed il filo da pesca. Le indicazioni dettagliate per fissare lo sfagno e la fibra di cocco le trovate in questo articolo specifico.

Il legno scelto dovrà essere concavo o leggermente concavo, tale da favorire un miglior appoggio e assestamento dell'apparato radicale soprattutto se quest'ultimo ha un' altezza di 2-3 cm.

Ma vediamo nel dettaglio le immagini riguardanti due esempi di zattere:

legno di quercia: pezzo di piccole dimensioni di cui andrò ad utilizzare la parte interna e non la corteccia per sfruttarne così la parte concava) ;


legno di manila: classico tronchetto di legno per acquari che potete trovare non solo nei negozi specializzati , ma anche nei grandi supermercati.


La forma concava (più accentuata nella quercia, meno nel legno di manila9 mi permette di distrubuire lo sfagno in maniera diversa, ma soprattutto di mantenere l'apparato radicale meno scoperto.


Orchidee utilizzate:

Dendrobium thyrsiflorum



Cattleya ibrido

Nel caso del legno di Manila utilizzato per la Cattleya ricopro i vari spazi vuoti con dello sfagno.


I tronchetti di legno di manila possono avere varie forme con superfici più o meno frastagliate.
Inserite lo sfagno nei vari punti disponibili e nell'operazione aiutatevi con un bastoncino che faciliterà l'inserimento del materiale.



Riempite i vari spazi dopodichè l'operazione sarà terminata.


Come detto in precedenza occorre far si che l'apparato radicale resti il più possibile coperto dalla fibra quindi non troppo sollevato.

Per aiutarci ad ottenere questo risultato abbiamo utilizzato un legno concavo, ma oltre a ciò possiamo predisporre lo sfagno solo lateralmente lasciando il legno nudo nella parte centrale dove andremo a collocare la pianta.


Come potete vedere lo sfagno è posizionato lateralmente mentre al centro le radici saranno a contatto con il legno.






In quest'altro caso non essendoci spazi in cui inserire sfagno all'interno del legno procederemo con il posizionare lo sfagno solo lateralmente.



Dopo aver posizionato la pianta ricoprite il tutto con fibra di cocco, legate con filo da pesca ed infine ancorate la pianta al legno con strisce di nylon.

Questo è il risultato finale:




Errori da non commettere:

quando si pensa ad una zattera si tende a ritenere che i marciumi non possano svilupparsi, in realtà non è così, i marciumi possono comunque svilupparsi soprattutto se si eccede con le quantità di sfagno e di fibra di cocco, ma ...questo argomento lo affronteremo prossimamente.

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venerdì 31 luglio 2009

-Angraecum Orchidea

Il genere Angraecum comprende circa 200 specie che si sviluppano a 2000 metri d'altezza nell' Africa meridionale in particolare nel Madagascar. Alcune sono di grandi dimensioni come l' Angraecum sesquipedale o l'Angraecum eburneum longicalcar, mentre altre sono quasi delle miniature come l' Angraecum ruthembergianum o l' Angraecum erectum.
(Angreacum compactum)


Sono per la maggior parte orchidee epifite, ma ve ne sono anche litofite e alcune terrestri. Sono prive di pseudobulbi e sono caratterizzate nella quasi totalità da fiori bianchi con lunghi speroni che al calar della notte emanano un profumo molto gradevole. Nel passato Charles Darwin restò particolarmente affascinato dal fiore di questa orchidea, tant'è che formulo un' ipotesi che all'epoca suscitò clamore: il fiore dell' Angraecum doveva essere fecondato da un insetto o da una farfalla dotati di una tromba lunga quanto lo sperone e cioè 25 cm. Charles Darwin aveva ragione e la farfalla in questione fu battezzata Xanthopea morgani predicta.


Coltivazione *** Medio-Facile


Luce


Questo genere ama le posizioni molto luminose anche con luce diretta ma non nelle ore centrali della giornata con particolare riferimento ai periodi più caldi dell'anno dove le ustioni fogliari sono all'ordine del giorno. In questi periodi occorre schermare i vetri delle finestre con un tendaggio leggero oppure collocare l'Angraecum in una posizione dove possa riceve luce non diretta. Se durante il periodo estivo la si coltiva all'esterno sarà utile posizionarla in un luogo ombreggiato e ventilato.


Temperature


Nelle giornate particolarmente calde ed afose la pianta può manifestare sofferenza attraverso la perdita del turgore fogliare. Per ovviare a ciò nei periodi caldi è bene evitare l'esposizione alle alte temperature proteggendo la pianta all'interno delle abitazioni dove le temperature sono di qualche grado inferiori a quelle esterne. In estate le temperature non dovrebbero superare i 35°C mentre durante l'inverno non dovranno scendere al di sotto dei 15 °C.



Innaffiature

Questo genere di orchidea non osserva un marcato periodo di riposo è quindi oppportuno innaffiare durante tutto l'arco dell'anno mantendo il substrato costantemente umido ma non fradicio. Successivamente alla fioritura bisognerà diminuire leggermente le innaffiature finchè la pianta non riprenderà a vegetare tramite l'emissione di nuove radici e foglie.


Umidità


Mantenete un buon livello di umidità soprattutto se le temperature sono elevate.


Concimazioni


Concimate durante tutto l'arco dell'anno facendo una pausa nel periodo post fioritura. In tale periodo, alle minori innaffiature dovrete associare una mancanza di elementi nutritivi, i quali verranno successivamente somministrati non appena la pianta riprenderà a vegetare.


Substrato

Per gli Angraecum di grandi dimensioni è consigliabile la coltivazione nei cestelli appesi conteneti bark di grande pezzatura miscelato con un leggero quantitativo di torba di sfagno ed agriperlite.


Gli esemplari più piccoli possono essere coltivati su zattera.




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sabato 25 luglio 2009

Quando una Phalaenopsis perde tutte le foglie

Non di rado accade che un'orchidea monopodiale (Phalaeopsis in primis e tutte le altre dotate di fusto) possa deperire apparentemente senza motivo, così quasi improvvisamente, la pianta inizia a perdere le foglie in corrispondenza dell'attaccatura al fusto. Le foglie iniziano a staccarsi una dopo l'altra così la pianta ne resta completamente priva e la parte del fusto che ne rimane inizia ad ingiallire fino a cedere totalmente.

In alcuni casi tale problematica può derivare da eccessi nelle innaffiature, pertanto alla perdita delle foglie si associa anche il marciume delle radici, in altri casi, invece, la perdita delle foglie non è associata al marciume radicale ed è perciò riconducibile ad eccessi nelle vaporizzazioni fogliari.

Basta anche un minimo ristagno d'acqua tra le foglie (a volte impercettibile ai nostri occhi) per determinare la perdita delle stesse e ciò può verificarsi anche nei periodi in cui le temperature sono molto alte e la probabilità di ristagni idrici tra gli intersizi fogliari abbastanza improbabile .



Come potete vedere nella foto, la perdita delle foglie è stata determinata da un eccesso nelle nebulizzazioni: l'orchidea ha perso le foglie ma ha mantenuto le radici sane tranne qualcuna deperita a causa della disidratazione seguita alla mancanza d'innaffiature. Premetto che non amo nebulizzare per cui quel minimo di acqua vaporizzata sulle foglie nonostante l'afa di questi giorni è stata in grado di determinare il repentino sviluppo del marciume che nel giro di pochi giorni ha causato la caduta delle foglie. Con questo voglio consigliarvi di fare sempre attenzione alle vaporizzazioni, anche quando le temperature sono alte e soprattutto quando si tratta di soggetti giovani come nel caso di questa Phalaenopsis, dotati di poche e piccole foglie in crescita.



Il fusto non ha mantenuto vitalità ma ha ceduto anch'esso al marciume e al deperimento dei tessuti.

Apparentemente l'orchidea sembra morta, priva di vita, ma in realtà non è così.

La principale fonte di sostentamento è ancora viva: le radici come potete ben vedere sono sode, tranne qualcuna, per cui nonostante il fusto sia ormai privo di vita ed inattivo l'orchidea potrebbe avere un'ulteriore spinta vegetativa mediante l'emissione di un keiki.

Apparentemente si potrebbe ipotizzare che viste le condizioni del fusto ormai inesistente e del colletto rinsecchito e duro al tatto, la pianta sarebbe da buttare, ma in realtà non è così.


Cosa fare in queste circostanze:

  1. svasate la pianta se notate la presenza di qualche radice marcia, quindi eliminatela e rinvasatela in solo bark o bark più un piccolo quantitativo di torba se proprio volete (io eviterei la torba) oppure montatela su zattera;
  2. non inserite la pianta all'interno di qualche sacchetto contenente sfagno o altro materiale finalizzato a produrre umidità (se la pianta ha resistito fin'ora al maciume, con il sacchetto la condannerete a muffa e morte certa), ma rinvasatela nel vaso originario con il substrato indicato in precendenza (bark) oppure montatela su zattera;
  3. lasciate la pianta tranquilla e al riparo da innaffiature, limitatevi solo a qualche vaporizzazione superficiale del bark da effettuare sporadicamente (l'orchidea non ha bisogno di particolari cure poichè i principali organi vegetativi della pianta (le foglie) sono inesistenti, restano sole le radici (altro organo vegetativo fondamentale) quindi il fabbisogno d'acqua deve limitarsi a quel minimo per il sostentamento di qualche briciolo di vitalità ed un eccesso d'acqua o di umidità potrebbero determinare un rapido collasso).


Nell'arco di una due settimane l'orchidea avrà modo di far fronte al proprio destino e quindi se le radici tenderanno a non seccare la probabilità che emetta un keiki sarà molto elevata.In questa foto potete vedere una piccola escrescenza verde alla base del colletto ormai rinsecchito, che altro non è che un keiki.





Cosa bisogna fare in questa situazione:


  1. lasciate l'orchidea nel vaso o su zattera e non innaffiate abbondantemente ma limitatevi a vaporizzazioni delle radici della pianta madre;

  2. non vaporizzate il piccolo keiki poichè potrebbe marcire, ma attendete e godetevi il suo sviluppo perchè è una grande vittoria.

Quando il keiki sarà abbastanza sviluppato e avrà emesso radici proprie potrete staccarlo.


Leggi l'argomento keiki.

Altri esempi di Keiki su Phalaenopsis debilitate li trovi sul forum.

Phalaenopsis 1
Phalaenopsis 2


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