sabato 26 luglio 2008

Phalaenopsis orchidea

Le Phalaenopsis sono costituite da lunghe ed ampie foglie che s’incurvano. Il loro colore varia dal verde intenso al grigioverde, lucide o coriacee a volte pigmentate di porpora nella pagina inferiore della foglia.


Possono essere lunghe da 10 a 40 cm mentre in altezza crescono molto lentamente formando nel corso dell’anno da una a due foglie. Le Phalaenopsis adulte sono costituite da circa 5 – 6 foglie , hanno radici molto robuste le quali si sviluppano dal fusto per poi allungarsi verso il basso.



Esigenze colturali

Acqua.
Le Phalaenopsis devono essere innaffiate quando le radici assumono una colorazione argentea, mentre quando le radici sono di colore verde non occorrerà apportare acqua poichè un eccesso d'acqua potrebbe comportare l'insorgere di marciumi difficili da debellare.


Durante la stagione autunnale ed invernale le innaffiature dovranno essere ridotte poichè le temperature più basse e il ridotto apporto di luce causato dal minor quantitativo di luce solare giornaliera, determina un leggero riposo vegetativo durante il quale la pianta assume meno acqua e nutrimenti.

Da ciò ne consegue che apportare acqua durante la fase di riposo "parziale" determinerebbe un eccesso della stessa all'interno del substrato, dunque ristagno idrico e di conseguenza marciume radicale.

Bisognerà quindi innaffiare con un minor quantitativo d'acqua rispetto all'estate e solo quando le radici assumono una colorazione argentea.

Umidità
Può essere favorita ponendo il vaso contenente l'orchidea su un sottovaso con argilla espansa ed acqua. L'acqua non dovrà entrare a contatto con il fondo del vaso, ma quest'ultimo dovrrà essere a contatto solo con l'argilla.

L'umidità può essere favorita anche mediante vaporizzazioni fogliari, ma occorre far sì che le ascelle fogliari e le foglie asciughino prima di notte. Un eccesso di umidità può dar luogo a varie problematiche.

Fertilizanti

In base al periodo si adottano diversi tipi di concimi con diversi titoli di Azoto Fosforo e Potassio.

Per ulteriori informazioni leggi nel dettaglio "CONCIME".

Luce
Amano molto la luce, ma questa deve essere soffusa o schermata da una tenda al fine di non determinare scottature fogliari. Durante i mesi autunnali ed invernali può essere esposta anche alla luce diretta del sole se quest'ultima non risulta intensa.

Ventilazione
Le circolazioni d’aria dovrebbero essere umide e non secche in maniera tale da rendere le piante rigogliose e al fine di scongiurare la formazione del fungo Botrytis che si sviluppa a basse temperature in un ambiente dove l’aria è stagnante.


Necessitano di vasi di piccole dimensioni grandi quanto basta per contenerle. Non amano essere rinvasate di frequente, il momento giusto per rinvasare si evidenzia quando il substrato non è più in buone condizioni, ad esempio se il bark trattiene troppa acqua restando zuppo o se il bark è troppo sminuzzato, deteriorato, di colore scuro o quando le radici sono talmente tante da fuoriuscire dal vaso di coltivazione.

Rinvaso
In generale si rinvasa ogni 2-3 anni in primavera (quando le radici sono in via di sviluppo), ma se ci sono casi di necessità occorre comunque rinvasare indipendentemente dal periodo, altrimenti si rischia di perdere la pianta.

Al momento del rinvaso togliete la pianta dal vecchio vaso ripulendola dal substrato che resta attaccato alle radici. Se la radici sono troppo lunghe vanno accorciate: le radici tagliate svilupperanno ramificazioni laterali e la pianta potrà ancorasi saldamente nella nuova dimora in minor tempo..Sistemate la pianta al centro del vaso ed utilizzate bark in pezzi piuttosto grossi che copriranno la parte basale della pianta di circa 3 centimetri.

Dopo il rinvaso occorre non innaffiare per circa una decina di giorni e limitarsi a vaporizzare le foglie in maniera leggera facendo sì che le foglie asciughino prima di sera.

Se dopo il rinvaso le foglie tendono ad afflosciarsi (cosa normalissima dopo un rinvaso) sarà importante ridurre la luce per tutto il periodo necessario per la formazione di nuove radici.

Parassiti
Tra i principali parassiti c’è il falso ragnetto rosso tra cui si annovera la specie Tenuipapulus pacificus.


Il falso ragnetto rosso provoca molti danni alle orchidee, in particolare alle foglie, si manifesta inizialmente con macchie giallastre di forma irregolare che diventano in un secondo momento incavate e si necrotizzano assumendo una colorazione bianca, grigia o marrone e determinano la perdita delle foglie.

Generalmente i parassiti sono invisibili ad occhio nudo e possono essere visti soltanto con una lente a dieci ingrandimenti o con microscopio binoculare.

Quando notiamo delle macchie sulle foglie o una sola macchia possiamo star certi che all’interno di essa/e si annidano molti parassiti i quali si annidano anche lungo le nervature delle foglie o all’interno dell’ascella fogliare.

Altro parassita è la cocciniglia cotonosa, in questo caso come nell’altro potete utilizzare un insetticida sistemico tipo confidor.

Anche le lumache e limacce possono arrecare danni nutrendosi delle foglie.


Consulta la sezione parassiti per ulteriori informazioni

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Lo sbalzo termico necessario per la fioritura

Le orchidee in generale, soprattutto le Phalaenopsis, se coltivate in maniera ottimale possono fiorire spesso e per periodi prolungati. Per indurre un’orchidea alla fioritura non è necessario solo ed esclusivamente lo sbalzo termico, in quanto altri fattori quali la luce, la temperatura, le innaffiature, l' umidità e le fertilizzazioni concorrono alla formazione degli steli.

(Foto 1: stelo alla base delle ascelle fogliari)


La luce è molto importante ai fini della fioritura per cui durante tutto l'anno dovrete fornire un buon quantitativo di luce (non diretta nei periodi più caldi).

In inverno le orchidee possono essere posizionate in pieno sole durante tutto l'arco della giornata poichè la luce solare non è talmente intensa da bruciare le foglie.

Le temperature sono molto importanti non solo per favorire la fioritura, ma anche per permettere alla pianta di crescere in maniera sana.

Le temperature notturne dovranno aggirarsi intorno ai 13°C fino alla comparsa degli steli, da questo momento in poi occorrerà riportare l'orchidea alle normali temperature.

(Foto 2: gemma dormiente all'interno del nodo in fase di sviluppo. Quella che si sta sviluppando è una nuova diramazione dello stelo)Quando si sottopone un’orchidea a sbalzo termico il quantitativo di tempo utile per indurrla ad emettere steli o a formare nuovi rametti laterali varia da orchidea ad orchidea. In genere l'arco di tempo varia da 4 settimane ad oltre un mese.


Ogni orchidea ha i suoi tempi, le sue esigenze, il suo “stile”.

Per quanto riguarda le concimazioni un concime con alto titolo di fosforo e potassio è l'ideale per indurre la pianta ad emettere infiorescenze. Un buon concime ha come titoli: NPK 10 30 20 oppure 10 20 30 quindi un concime con un basso titolo di Azoto e un alto titolo di Fosforo e Potassio.

Reperire concimi con diverse formulazioni è a volte difficile, in commercio si trovano più facilmente concimi bilanciati tipo il 20 20 20, che possono essere comunque utilizzati senza particolari problemi.

Una volta terminata la fioritura il taglio dello stelo può essere effettuato sotto l'ultimo nodo vuoto da cui si è sviluppato il primo fiore. I nodi vuoti non produrranno nulla, solo quelli al cui interno conterranno le gemme (vedi foto 2) potranno produrre nuove infiorescenze entro 2-3 mesi, poichè il loro ciclo produttivo non è annuale (le infiorescenze possono essere prodotte in ogni epoca dell'anno). Se avete dubbi sul taglio lasciate fare a madre natura e non tagliate nulla.
In alternativa gli steli possono essere tagliati alla base, in tal modo la pianta produrrà un nuovo stelo che si svilupperà alla base delle ascelle fogliari (vedi foto 1). Le fioriture prodotte dai nuovi steli saranno molto più copiose rispetto a quelle sviluppatesi dai vecchi steli.


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venerdì 18 luglio 2008

Oncidium orchidea

Gli Oncidium comprendono circa 600 specie distribuite dall’America tropicale fino al Brasile, pertanto, il notevole numero di specie e la loro distribuzione in ambienti differenti comporta non poche difficoltà nell’identificazione delle loro esigenze colturali.

Il genere Oncidium include piante epifite che oltre allo “stile di vita” hanno strutture morfologiche estremamente diverse.
Possono essere costituiti da pseudobulbi rotondeggianti o appiattiti o addirittura non averne.
Anche le foglie si diversificano: possono essere carnose, ovali ed appuntite con una nervatura centrale, oppure essere sottili con molteplici nervature o avere la forma cilindrica.
Gli steli possono essere ricadenti oppure eretti, mentre i fiori possono essere grandi o piccoli. Nonostante questa diversità, gli Oncidium sono piante che si adattano molto bene alle varie temperature.

Temperatura/Umidità
Alcune specie con i fiori più grandi prediligono un ambiente luminoso e fresco come per i Cymbidium e gli Odontoglossum, altri con i fiori più piccoli, invece, si adattano sia agli ambienti con temperature calde che fresche.

La maggior parte degli Oncidium predilige temperature notturne che si aggirano intorno ai 13 – 16 °C durante la notte e 18-24°C e anche più durante il giorno. L’umidità deve essere moderata, intorno al 50% e se si effettuano le vaporizzazioni sul fogliame occorre far attenzione soprattutto ai giovani germogli che sono molto sensibili ad eventuali eccessi d'acqua.

Luce
Alcuni Oncidium necessitano diuna luce moderata ma intensa come perr il genere Cattleya, mentre altri Oncidium, come l’Oncidium splendidum e l’Oncidium luridum, amano stare in pieno sole anche nelle giornate più assolate.

Ventilazione
La ventilazione è molto importante soprattutto se il livello di umidità è elevato oppure se si effettuano vaporizzazioni giornaliere del fogliame. L'aria stagnante può determinare non pochi problemi, primo tra tutti l'insorgere di patologie fungine.

Annaffiature
Devono essere abbondanti durante il periodo vegetativo e durante la fioritura. Le radici sono molto sottili e devono essere tenute sempre umide, tuttavia un substrato molto bagnato può comportare marciumi radicali.

Invasatura
Gli Oncidium crescono bene nell’osmunda, nella fibra di felce arborea o nella classica corteccia, ma crescono molto bene anche sulle zattere. Le specie e gli ibridi di medie dimensioni sono da coltivare preferibilmente in vaso e cestello.

Concimazione
La concimazione deve essere leggera, i fertilizzanti ricchi di azoto devono essere utilizzati in minima quantità altrimenti si favorisce lo sviluppo della pianta a danno della fioritura. Gli Oncidium devono essere concimati durante la ripresa vegetativa fino alla fine dell’estate, per poi essere interrotte durante l'autunno .


Moltiplicazione
Si effettua in primavera avendo l'accortezza di mantenere 3 - 4 pseudobulbi per porzione.


Parassiti
Può essere attaccato dal ragnetto rosso con estrema facilità. Per proteggere la pianta da eventuali attacchi parassitari è buona norma effettuare dei trattamenti antiparassitari.


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giovedì 17 luglio 2008

-MILTONIA MILTONIOPSIS Orchidea

Il genere Miltonia comprende circa 20 specie epifite , che in natura vivono a quote medie, tra i 1000 e i 1500 metri.
Sono originarie della Cordigliera delle Ande, della Bolivia, del Perù e della Colombia.

Il genere Miltonia è diviso in due diverse famiglie di orchidee:
1) le Miltonia originarie del Brasile(da serra calda---18°C- 20°C) si contraddistinguono per i loro fiori a stella di colore verdastro con macchie marroncine o color porpora ;

2) le Miltoniopsis originarie della Colombia e del Perù (da serra fredda ----temperature più basse rispetto alle Miltonie 10-15 °C di minima) con fiori molto più vistosi, colorati e profumati.

Esigenze colturali


Luce: questo genere di orchidea gradisce un buon quantitativo di luce, quindi posizioni molto luminose ma non raggiunte dai raggi diretti del sole soprattutto nelle ore più calde della giornata.

In estate è possibile collocarle all’esterno, quindi in giardino o sul terrazzo in una posizione ombreggiata.
E’ consigliabile ombreggiarle durante i periodi molto caldi, cioè quando le temperature sono molto elevate: l’ideale sarebbe posizionarle alla base di alberi o arbusti.

Le condizioni ottimali in termini di luce sono date dalla colorazione verde chiaro delle foglie, mentre se le foglie assumono una colorazione che va dal verde medio al verde scuro, ciò indica che la pianta necessita di un maggior quantitativo di luce. Se invece assumono una colorazione giallognola occorrerà fornire un maggiore ombreggiamento.

Annaffiature: nonostante siano provviste di pseudo bulbi, richiedono frequenti annaffiature tali però da non far ristagnare l’acqua all’interno del substrato.

Il substrato deve essere costantemente umido (non fradicio d’acqua) e non deve asciugarsi tra un’annaffiatura e l’altra. In estate con le alte temperature sarà necessario annaffiare anche tutti i giorni mentre durante le giornate nuvolose sarà necessario soltanto nebulizzare.Annaffiature insufficienti determinano il raggrinzimento a fisarmonica delle foglie dei nuovi germogli.

Substrato: deve essere ben drenante ma costantemente umido. Per tale motivo è bene mescolare bark con felce arborea , osmunda o sfagno.

Vaso: come molte altre orchidee con radici sottili, non amano vasi di grandi dimensioni, ma preferiscono essere sistemate in vasi di piccole dimensioni.

Ventilazione: un buon movimento d’aria umida è essenziale, mentre correnti d’aria che confluiscono direttamente sulla pianta durante la formazione dei nuovi germogli fiorali possono danneggiare la fioritura, quindi la maturazione dei boccioli.

Divisione: quando si effettua la divisione è bene lasciare una porzione con un buon numero di pseudobulbi. La divisione si effettua in primavera.

Concimazione: se coltivate nell’osmunda non hanno bisogno di essere fertilizzate frequentemente, ma può bastare fertilizzarle una volta al mese, mentre quelle coltivate con corteccia necessitano di essere fertilizzate due volte al mese o più.

Concime: NPK 30 10 10 durante la primavera e l’estate, mentre dalla fine dell’estate fino all’autunno occorrerà utilizzare un concime con un maggiore contenuto di fosforo (P) e potassio (K) e un minor contenuto di azoto(N) del tipo NPK 10-30-20 possibilmente granulare.


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mercoledì 16 luglio 2008

Crescita radici--orchidea-- senza sfagnoterapia

Spesso e volentieri si tende a ritenere l'utilizzo dello sfagno e del sacchetto l'unica via di uscita per permettere alle orchidee di emettere nuove radici.
La mia esperienza ha evidenziato il contrario e ne è la dimostrazione la ripresa vegetativa di questa Phalaenopsis, che in seguito ad un marciume radicale è stata montata su corteccia. Quello che ho voluto constatare è se indipendentemente dallo sfagno e dalla busta l'orchidea può essere in grado di rinnovarsi sia a livello radicale che fogliare perchè spinta dalla ripresa vegetativa. Come vedrete nelle foto l'emissione delle nuove radici e della nuova foglia avviene in un ambiente del tutto diverso da quello presente nel sacchetto, dunque la pianta è in grado di rinnovarsi anche senza l'ausilio del sacchetto e dello sfagno. Oltre a ciò ho avuto modo di notare una leggera ripresa del turgore e considerando la "rugosità" delle foglie una ripresa del genere è un grande passo poichè foglie molto disidratate ingialliscono.
L'orchidea non riceve particolari cure se non un bagno per immersione al mattino e due vaporizzazioni giornaliere nonostante le alte temperature.

Questa mia esperienza mi auguro sia d'aiuto e stimolo per tutti coloro che non hanno modo di reperire lo sfagno o che hanno sempre considerato l'utilizzo di quest'ultimo quale unica arma. Purtroppo come ben sapete reperire lo sfagno non è semplice, inoltre praticare la sfagnoterapia in maniera corretta evitando eventuali marciumi è altresì difficile: il tasso di umidità notevole all'interno del sacchetto associato ad ulteriori errori fa sì che s'inneschi il marciume.

Spiego brevemente le varie fasi.

Fase 1
Nel corso dell'autunno-inverno 2007 la phalaenopsis in questione è stata attaccata a livello radicale da marciume, per cui ho dovuto procedere al taglio di numerose radici e al trattamento con fungicida (non a base di propamocarb in quanto non disponibile). Ho rinvasato nuovamente la pianta nel bark e monitorato la situzione fin quando mi accorgo che nonostante le foglie disidratate iniziava a spuntare qualcosa dal colletto; inoltre la foglia più recente , che durante l'autunno-inverno sembrava non dovesse terminare più il suo sviluppo, ha iniziato a mostrare segni di ripresa.

Decido quindi di svasare la pianta e montarla su un piccolo pezzo di legno per constatare se l'orchidea è in grado di emettere radici anche in situazioni poco ideali.***tutto ciò al fine di
verificare quanto la spinta vegetativa della pianta influisce sulla ripresa di quest'ultima indipendentemente dalle condizioni ambientali***


Ecco come si presentava la Phalaenopsis dopo averla svasata

La situazione è drastica ma l'intuito mi dice che ce la può fare.
Le foglie hanno perso gran parte del loro turgore ma evidentemente la fase più critica è ormai terminata e l'orchidea è in grado di sfruttare la forza vegetativa. le piccole escrescenze che s'intravedono sono le nuove radici.

Monto la Phalaenopsis su un piccolo pezzo di legno su cui ho precedentemente sistemato dello sfagno e della fibra di cocco al fine di mantenere lo sfagno un pò più umido. Sistemo la phalaenopsis senza troppi accorgimenti sia estetici che tecnici ed ecco il risultato.
La parte terminale dello stelo è a contatto con lo sfagno.

04-07-2008
A distanza di 10 giorni le nuove radici stanno crescendo.
C'è una nuova foglia che fa capolino.


Dunque nonostante la mancanza dello sfagno e del sacchetto di plastica, l'orchidea in questione è in grado di emettere nuove radici ed una nuova foglia. La phalaenopsis è stata collocata a nord est e non riceve in nessuna ora della giornata luce diretta: nè al primo mattino nè al tramonto.

Decido di tagliare la foglia più vecchia che presenta un principio d'ingiallimento. tale ingiallimento è fisiologico e lo si riscontra su foglie senescenti ed in seguito a disidratazione. Decido di toglierla anche perchè sottrae nutrimento alla nuova vegetazione, per cui senza di essa l'orchidea canalizzerà le proprie energie verso la vegetazione più giovane***foglie e radici nuove***.

Cospargo il taglio con cicatrizzante per corteccia al fine di proteggere la pianta da eventuali problematiche. I tagli e le ferite in generale sono la base essenziale per lo sviluppo di malattie fungine e batteriosi per cui è bene creare una barriera protettiva.

Fase 2

14-07-2008
Dopo circa 8 giorni la parte restante della foglia tagliata mostra un accenno d'ingiallimento ma osservando ancora meglio mi accorgo che al di sotto di quella piccola parte di foglia c'è una radice che si sta gonfiando: decido di togliere la parte restante della foglia ***anche perchè oltre ad ingiallire non serve a nulla****ed ecco quello che trovo.

Non una radice ma ben due ed una terza in via di sviluppo.

Questa è una foto da un'altra angolatura: si vedono le altre radici che continuano a svilupparsi ed una delle nuove.

Ulteriore novità: lo stelo che da tempo non mostrava segni di ripresa sta facendo sviluppare le gemme.Ho poi notato questo piccolo puntino verde che è una gemma dormiente in fase di risveglio. Forse è stata stimolata poichè lo stelo ,per via dellla posizione sul tronchetto, è stato a contatto con lo sfagno o forse ha solo voglia di attivarsi.

In soli 8 giorni la nuova foglia è cresciuta notevolmente e la disidratazione delle vecchie foglie sembra diminuire..le foglie, infatti, appaiono più turgide.
Come noterete dalle foto, le nuove radici tendono a svilupparsi maggiormente da una parte piuttosto che dall'altra e la cosa strana consiste nel fatto che le nuove radici si sono sviluppate sulla zona del colletto non a contatto con lo sfagno. Voglio quindi alterare il tutto e mettere la pianta a testa in giù: in questa maniera le nuove radici saranno a contatto con lo sfagno mentre la restante parte del colletto priva di radici ****che prima era a contatto con l'umidità dello sfagno**** sarà a diretto contatto con l'aria.

Infine eccola montata su un piccolo pezzo di corteccia ed appesa al muro con l'apice vegetativo rivolto verso il basso.

Il post sarà aggiornato nei prossimi giorni.
Grazie a tutti per l'attenzione.
Aurora


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lunedì 14 luglio 2008

-CYMBIDIUM Orchidea


I Cymbidium sono tra le orchidee più generose in termini di fioritura e sviluppo, facilmente reperibili e non troppo "care" per le nostre tasche. Presentano steli fiorali alti ed arcuati con fiori cerosi dai colori delicati. I fiori possono avere un’unica colorazione o una combinazione di colore ed ogni spiga fiorale può produrre da 1 a 30 fiori. La maggior parte dei Cymbidium oggi in commercio sono ibridi derivanti dalle specie a grandi fiori che prediligono temperature fredde, sono quindi da coltivarsi in serra fredda; in commercio si trovano anche piccoli "Cymbidium in miniatura" provenienti dalla Cina e dal Giappone che gradiscono temperature più alte.

I Cymbidium sono delle piante sempre verdi costituite da pseudobulbi da cui si dipartono grandi radici carnose che affondano nel terreno. Gli pseudobulbi, in riferimento alla specie di appartenenza, possono essere grandi o sottili o avvolti dalle foglie.

Le foglie sono lunghe e strette e la loro lunghezza è molto variabile: da 35 cm. nelle specie più piccole, ad 1 metro nelle specie più grandi. Anche il numero delle foglie per pseudobulbo varia a seconda della specie e va da 9 a 15.


I nuovi getti partono dalla base degli pseudobulbi maturi.

Fioritura
Le spighe fiorali si formano generalmente da settembre a gennaio e possono fiorire, in base all'epoca di formazione, dall'inverno alla primavera.

Una volta che la spiga fiorale si è formata non c’è una regola di base che stabilisce il periodo di fioritura poichè ciò dipende molto da pianta a pianta: in alcuni casi la fioritura può avvenire rapidamente, in altri casi, lo sviluppo delle gemme può risultare molto più lento.

Riguardo all’identificazione del getto portatore della spiga fiorale quello che risulta subito evidente è la difficoltà di identificazione della stessa, soprattuto quando il nuovo getto è ancora piccolo. Soltanto quando il nuovo getto avrà raggiunto i 10 cm. o giù di lì sarà possibile distinguerlo dal getto fogliare: provate a toccarlo con le dita e noterete che il getto al suo interno conterrà la spiga che poi inizierà a svilupparsi autonomamente raggiungendo una certa altezza.
Durante la fase di maturazione dei boccioli fino all’apertura di quest'ultimo è molto importante che le temperature notturne non superino i 10 12 °C in quanto temperature più alte potrebbero comportare la caduta dei boccioli.
C'è da dire, però, che non sono rari i casi di persone che coltivano i Cymbidium direttamente negli ambinti casalinghi durante l'inverno e quindi durante la fase di maturazione dei boccioli, senza riscontrare problematiche.
Io non consiglio di coltivare i Cymbidium in casa, ma di farlo all'esterno o in alternativa in un ambiente non riscaldato e luminoso, poichè la coltivazione in ambienti domestici riscaldati può comportare la perdita delle fioritura.


Tecniche di coltivazione

Temperature.


Come detto in precedenza, i Cymbidium per fiorire necessitano di temperature notturne di 10 12° C e di un buon quantitativo di luce. Durante il periodo invernale tollerano anche temperature vicine allo zero: sono piante abbastanza tolleranti che durante il periodo invernale possono essere coltivate all'esterno in una zona riparata dalle piogge. In estate riescono a tollerare anche temperature intorno ai 30 35 gradi soprattutto se le innaffiature sono costanti ed abbondanti.

Luce.

Durante l’estate occorre posizionarli in un posto molto luminoso: naturalmente occorrerà abituarli gradatamente al sole diretto poichè le foglie potrebbero bruciarsi. Se si verificano delle tracce di bruciatura è buona norma posizionarli in un posto più ombreggiato, magari in un luogo dove la pianta sia parzialmente ombreggiata durante le ore centrali della giornata.

Non va dimenticato che anche durante l’inverno queste piante richiedono un buon quantitativo di luce.

Rinvaso
Un esempio di substrato potrebbe essere: torba di sfagno, corteccia di pino o di abete, ma se non avete la possibilità di disporre di tali substrati potete tranquillamente rinvasare con i classici substrati per ochidee già pronti e venduti in piccol sacchetti.
I Cymbidium sono piante che non amano essere rinvasate spesso, per cui sarebbe bene rinvasare ogni due tre anni. Per cercare di rinvasare con questa tempistica si possono collocare le piante adulte in vasi abbastanza capienti. Non amano, inoltre, essere divise con troppa frequenza, anzi, su uno stesso getto possono formarsi due nuovi getti e l’anno successivo altri due.
Quando rinvasare?
E bene rinvasare un Cymbidium quando gli pseudobulbi sono molto fitti e tendono a fuoriuscire dal vaso; quando il substrato risulta deteriorato o quando la pianta dà segni di crisi.
Se possibile è bene rinvasare dopo la fioritura, ma se il rinvaso si rende necessario, ad esempio perché è in atto un marciume radicale, è bene intervenire prontamente.


Al momento del rinvaso occorre disturbare il meno possibile le radici: ispezioniamo l’apparato radicale e se si evidenziano sintomi di marcescenza, armiamoci di forbice sterilizzata e tagliamo le radici a circa 10 cm dagli pseudobulbi. Dopo il taglio si sfrutterà tutta la forza del nuovo apparato radicale che farà capolino con l’inizio della bella stagione.
Un Cymbidium che presenta problemi di marciumi radicali deve essere essere sottoposto a dei piccoli accorgimenti: vediamo quali in questo articolo.

Quando la pianta necessita di essere rinvasata perchè il vaso è ormai diventato troppo piccolo o perchè occorre cambiare solo il substrato, potrà essere rinvasata senza essere disturbata al livello radicaledi in un vaso più grande. Questo tipo di rinvaso è il più semplice e vediamo come affrontarlo in questo articolo.

Fasi del rinvaso
Sul fondo del nuovo vaso posizionate dell’argilla espansa o dei pezzetti di polistirolo, mettete poi un po’ di substrato sul materiale per il drenaggio e sistematevi sopra la pianta.

Posizionate il Cymbidium nella nuova dimora e versate un po’ del nuovo substrato, precedentemente inumidito fino a metà del vaso, pigiate con le dita in maniera tale che il substrato penetri tra le radici.

Mettete altro substrato nel vaso e pressatelo.

Durante il rinvaso è possibile togliere i retrobulbi privi di foglie che non sono altro che i vecchi pseudobulbi ormai privi di foglie.

Quando si divide è opportuno lasciare 5 – 6 bulbi, in quanto porzioni più grandi di pseudobulbi favoriscono la fioritura.
Le operazioni di divisione vanno effettuate con strumenti sterilizzati e tamponate la ferita con una soluzione di fungicida o del semplice cicatrene o cannella conosciuta per le sue proprietà antifungine.

Regole post invasatura


Dopo aver rinvasato occorre tenere la pianta all’asciutto: in questa maniera le radici cicatrizzano più velocemente, inoltre il periodo asciutto permetterà all’apparato radicale di svilupparsi attraverso diramazioni laterali.

Innaffiature

I Cymbidium sono orchidee che amano avere il substrato umido, pertanto, non devono avere mai il substrato asciutto tranne nel periodo seguente il rinvaso o nel periodo invernale. Il quantitativo di acqua da somministrare dipende anche dal tipo di substrato utilizzato: se tende a trattenere molta acqua diminuiremo le innaffiature, se invece asciuga in breve tempo aumenteremo le innaffiature.
Nella stagione calda le foglie traspirano molto e può risultare necessario innaffiare e nebulizzare giornalmente soprattutto se le temperature sono molto elevate, inoltre se la pianta è di grande dimensione e occupa buona parte del vaso, consumerà un maggiore quantitativo di acqua rispetto alle piante appena invasate o che stazionano in un vaso di dimensioni più grandi rispetto all'apparato radicale.


Circolazione d’aria / Umidità

I Cymbidium sono orchidee che amano stazionare in luoghi in cui la ventilazione è buona, non temono quindi correnti d’aria che scongiurano anche la proliferazione di parassiti. Il quantitativo di umidità che richiedono non è eccessivamente alto, si aggira intorno al 50%.

Fertilizzazioni


Dipende molto dal substrato di coltura, se ad esempio si utilizza un substrato con una buona percentuale di torba e corteccia si può tranquillamente utilizzare un fertilizzante 20 20 20. Consultare la sezione "Concime"

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