lunedì 30 giugno 2008

Mostra "Orchidee in centro" Città di Monte Porzio Catone



La mostra "Orchidee in centro" è divenuta un appuntamento intercontinentale per molteplici appassionati e studiosi delle orchidee, grazie all'iniziativa di Gianni Ferretti, orchidofilo, ideatore, promotore e direttore artistico della manifestazione.
La mostra è ormai giunta alla sua 13a edizione, rinforzando sempre più la sua importanza in qualità di evento internazionale, in una vetrina dinamica, vivace e caratteristica.


Passeggiare tra i vicoli del paese, alla ricerca di qualunque angolo che potesse racchiudere un piccolo spazio dove poter ammirare bellezze mai viste o solo conosciute attraverso il web è stato emozionante. L'idea di organizzare tale mostra in uno scenario così caratteristico è davvero interessante e piacevole anche se qualche piccola macchia è da sottolineare, come ad esempio la mancanza di chiare indicazioni sul percorso da seguire per poter visionare tutti gli stands.
Al di là di ciò è davvero una bellissima mostra e manifestazione.
Faccio i miei complimenti a Gianni Ferretti per il suo impegno e dedizione.

Un grazie particolare ad Ettore che ha condiviso con me questa esperienza..Grazie..


Alcune foto
..."Un angolo dedicato alle orchidee"



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sabato 21 giugno 2008

Orchidea Zygopetalum


Tra le più belle orchidee a mio avviso c’è lo Zygopetalum, originario della Colombia e del Brasile. Comprende circa una decina di orchidee epifite e terrestri con pseudobulbi ovoidali, foglie lunghe, strette e appuntite all’estremità.

Lo Zygopetalum è un’ottima orchidea robusta e malleabile: può restare in casa o nella veranda per tutto l’anno tra i 15 e i 25 °C, sin dalla primavera è possibile posizionarla all'esterno in un luogo luminoso e con una buona circolazione d'aria. Anche in estate la pianta vegeta con buoni risultati all'esterno, magari all'obra di qualche pianta riparata dai raggi diretti del sole.

Luce
L'orchidea Zygopetalum non ama i raggi diretti del sole quando l'intensità di questi è particolarmente intensa (tarda primavera -estate inoltrata). In autunno ed in inverno può essere collocata in pieno sole (sud) sul davanzale di una finestra senza alcun danno, mentre a partire dalla tarda primavera sarà bene schermare la luce solare per evitare possibile scottature, se invece lo si colloca a nord-est lo Zygopetalum godrà di un buon quantitativo di luce non dannosa e non sarà necessario scheramare.

Annaffiature
Il substrato deve rimanere costantemente umido, ma non zuppo d’acqua. Questa orchidea è molto sensibile ai ristagni per cui innaffiate con parsimonia soprattutto durante l'autunno e l'inverno. Quando le temperature raggiungeranno livelli gradevoli e/o levati sarà necessario aumentare il livello di umidità predispondendo un sottovaso con argilla espansa ed acqua e procedere con leggere vaporizzazioni fogliari. E' bene non eccedere con le vaporizzazioni poichè questa orchidea si è rivelata molto sensibile ai ristagni idrici sulle foglie, non di rado capita di vedere sulla foglie macchie di vecchi ristagni idrici.

Concimazioni
Le fertilizzazioni devono essere effettuate con parsimonia poichè le radici sono molto sensibili non solo agli eccessi idrici ma anche ai depositi salini. Sono consigliabili concimazioni sporadiche e molto leggere.

(Zygopetalum arthur elle)
Substrato

Riguardo a questo argomento non si può generalizzare poichè gli Zygopetalum si distinguono in epifite e terricole. Fatta questa premessa è bene informarsi sullo Zygopetalum che si possiede per non commettere errori.
Le epifite necessitano di un substrato composto da bark, torba e sfagno in parti uguali, mentre le terricole vanno coltivate in un terriccio bilanciato e ben drenato.

Moltiplicazione

I rizomi possono essere divisi in primavera avendo l’accortezza di mantenere una radice ben formata per ogni parte di rizoma.

Parassiti e malattie
Gli pseudobulbi possono essere danneggiati dall’oziorinco, sono probabili anche attacchi di afidi e cocciniglia.

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Orchidea Vanda

Le orchidee vandacee sono originarie dell’Asia tropicale e crescono facilmente nei climi caldi dove possono essere coltivate all’esterno in zone leggermente ombreggiate.

Nei climi dove gli inverni sono freddi è bene coltivarle all’interno delle abitazioni dinanzi ad una finestra soleggiata, mentre in estate le si può trasferire all’esterno.

Temperatura:
le Vanda amano le temperature calde. Le temperature ideali sono di 15°C durante la notte e di 35 °C durante il giorno. Brevi periodi di temperature fredde possono essere tollerati , circa 8°C di minima notturna, a patto che non ci sia vento.

Durante l’estate, le temperature elevate determinano una crescita rapida della Vanda, occorre quindi bilanciare le alte temperature con un maggiore quantitativo di umidità mediante vaporizzazioni, con un maggiore movimento d’aria e con maggiori bagnature e fertilizzazioni.

Luce:
il fattore luce è un elemento essenziale al fine di indurre la pianta alla fioritura: le Vanda a foglie cilindriche necessitano di una maggiore quantità di luce per firorire, occorrerà trovare una collocazione molto luminosa che permetta alla pianta di giovare della luce solare per buona parte della giornata. In estate occorre comunque fare attenzione alle ore centrali della giornata in cui l'intendsità dei raggi solari è particolarmente elevata.

I tipi a foglie nastriformi necessitano di un ombreggiamento durante la maggior parte della giornata, gradiscono, infatti, la luce del mattino mentre nelle ore pomeridiane prediligono l'ombreggiamento.
Acqua:
le Vanda necessitano di un buon quantitativo d’acqua ma al tempo stesso le radici devono asciugarsi rapidamente. Le innaffiature devono essere quotidiane durante i periodi molto caldi e soleggiati ed associate a frequenti nebulizzazioni.
In inverno dovranno essere innaffiate e nebulizzate con maggiore parsimonia.

Umidità:
è uno dei requisiti fondamentali per un sano sviluppo dell’orchidea: occorre nebulizzare le foglie e le radici giornalmente (quando si effettuano le nebulizzazioni le foglie dovranno essere asciutte prima di sera) oppure adagiare l’orchidea su sottovasi con uno strato di argilla ed acqua, facendo attenzione a non far entrare in contatto l’acqua con le radici.

Concimazioni:
sono orchidee che necessitano di un buon quantitativo di sostanze nutritive, per tale motivo durante l’estate (periodo di maggiore accrescimento) si potrà concimare con un fertilizzante N.P.K. 20 20 20 una volta settimana seguendo le dosi riportate sull’etichetta.

In alternativa è possibile concimare ad ogni innaffiatura utilizzando dosi di fertilizzante maggiormente diluite evitando così eccessi di fertilizzante.

Quando le temperature sono fredde le concimazioni possono essere effettuate ogni due tre settimane.

Per indurre la fioritura bisognerà, durante il periodo autunnale/invernale, utilizzare un fertilizzante con un elevato tasso di fosforo.

Movimento d’aria:
è un fattore fondamentale sia per le radici che amano il contatto diretto con l’aria sia per le foglie.

Rinvaso:
si effettua in primavera. Le Vanda coltivate nei cestini non hanno bisogno di essere rinvasate spesso, ma solo quando il substrato inizia a deteriorarsi, dunque a trattenere troppa acqua risultando molliccio al tatto o quando inizia a sbriciolarsi.

Il rinvaso si effettua mettendo il vecchio cestino contenente l’apparato radicale in ammollo nell’acqua, in questa maniera le radici ammorbidendosi saranno più malleabili e facili da gestire. Dopo aver ammorbidito le radici la pianta andrà posizionata con il vecchio cestino in un cestino più grande.

Le piante invasate devono essere rinvasate in un vaso con dimensioni leggermente più grandi. Il substrato dovrà essere costituito da bark di grossa pezzatura, felce arborea e carbone facendolo penetrare nelle radici.
Specie:

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lunedì 16 giugno 2008

La Cattleya

La Cattleya è un genere di orchidea che origina nalle zone tropicali del sud e del centro America e comprende circa 65 specie in maggioranza epifite ed in minima parte litofite. Sono orchidee a sviluppo simpodiale caratterizzate da pseudobulbi di lunghezza variabile.
Gli pseudobulbi si sviluppano da un rizoma a portamento orizzontale al cui vertice si formano una due tre foglie.






Le infiorescenze sono nella maggior parte dei casi terminali e costituite da 2-10 fiori che si sviluppano dall’apice dello stelo pseudobulboso e sono caratteristici per il fatto di essere peduncolati.

Il genere Cattleya si distingue in monofiliate, che sviluppano una sola foglia e fiori grandi e in bifoliate che portano da due a tre foglie.




Ciclo vegetativo
Il periodo vegetativo coincide con l’emissione di un nuovo stelo pseudobuboso che si forma vicino al precedente distanziato da pochi centimetri in quanto il fusto rizomatoso nel frattempo è cresciuto di qualche centimetro.



La catlleya si sviluppa in senso orizzontale, ed ogni pseudobulbo potrà fiorire una sola volta, nuove infiorescenze si svilupperanno solo dalle nuove vegetazioni. Gli pseudobulbi più vecchi non emetteranno più fiori, ma con il passare degli anni ingialliscono fino a perdere vitalità.


Temperature
Le temperature ideali in inverno si aggirano intorno ai 13 15 °C di minima e 22 23 °C di massima, mentre in estate le temperature non dovrebbero superare i 30 32°C.

La Cattleya non ama sbalzi termici tra giorno e notte superiori ai 5 – 6 °C

Quando le temperature sono alte occore fornire un buon quantitativo di luce, in caso contrario si possono creare degli scompensi metabolici.
Ama la buona ventilazione ma non le correnti d’aria.


Luce

Come detto in precedenza, se le temperature sono alte occorre fornire un buon quantitativo di luce preferibilmente al mattino evitando le ore centrali della giornata (nel periodo estivo).

Se la si coltiva in casa è bene collocarla davanti una finestra esposta ad est o ad ovest, mentre se la si espone davanti una finestra orientata a sud è bene schermare i vetri con una tenda (la schermatura è necessaria nel periodo estivo ma non in quello autunnale ed invernale).

L’esposizione a nord non è consigliata.

Annaffiature ed umidità
Le annaffiature devono essere regolari e tra un’innaffiatura e l’altra il substrato deve essere quasi asciutto.
Con le alte temperature l‘umidità è fondamentale e deve essere favorita predisponendo un sottovaso con argilla espansa ed acqua.


Concimazioni

La Cattleya deve essere concimata con un concime con alto tasso di azoto N.P.K. 30 10 10 durante la fase vegetativa che ha inizio con la primavera, mentre durante il periodo della fioritura occorrerà somministrare un concime con un basso titolo di azoto (N) e un alto titolo di fosforo (P) e potassio (K) ad esempio un concime NPK 10:30:20.
Durante gli altri periodi si utilizzerà un concime bilanciato
Come utilizzare i fertilizzanti: in che dosi?

1 grammo per litro d’acqua ogni due tre annaffiature

oppure


1 grammo per 3/4 litri d’acqua ad ogni annaffiatura, sospendendo la concimazione con una due annaffiature senza concime per ripulire le radici da eventuali residui chimici.
Prima di concimare bagnate le radici e lasciate che assorbano l’acqua , successivamente preparate la dose di fertilizzante diluita con acqua (piovana o decantata) e procedete con la fertilizzazione. Lasciate la pianta a scolare l’acqua in eccesso , datele il tempo adeguato, e poi riponetela sul sottovaso.

Se effettuate due concimazioni di seguito , procedete con un’annaffiatura senza fertilizzante, in questa maniera sia le radici sia il substrato di coltivazione potrà essere dilavato degli eventuali residui..


Dopo le concimazioni è opportuno non far asciugare completamente il substrato al fine di evitare pericolose concentrazioni di sali minerali , è inoltre opportuno dopo un certo numero di concimazioni dilavare il substrato con acqua senza aggiunta di concime, procedete quindi con una semplice annaffiatura.


Rinvaso e substrato
E’ bene rinvasare la Cattleya quando il substrato è deteriorato o quando la pianta fuoriesce dal vaso o quando il quantitatitatvo di radici che fuoriesce dal vaso è eccessivo.
E’ bene rinvasare durante la primavera, quindi in concomitanza con la ripresa vegetativa, in particolare occorre rinvasare quando le nuove radici emesse dall’orchidea avranno raggiunto una lunghezza di 2 – 3 cm.
La Cattleya essendo epifita predilige la sistemazione su tronchetti, zattere, rami, ma si adatta anche all’interno dei vasi con un substrato composto da bark e osmunda o da solo materiale inerte, quindi bark, polistirolo, carbonella (poca).

Periodo di riposo
Il periodo di riposo è previsto tra ottobre ed aprile periodo in cui occorre sospendere le nebulizzazioni e le annaffiature. Se durante l’autunno la Cattleya è ancora in fase di sviluppo con radice e/o foglie in crescita è bene sospendere le nebulizzazioni ma non le annaffiature. Ad ottobre inoltrato l’orchidea entrerà in riposo per cui sospendete le annaffiature e le nebulizzazioni e fornite tanta luce e la giusta ventilazione.
Ad aprile la Cattleya riprenderà a vegetare con conseguente bisogno d'acqua: immergete il vaso in acqua decantata a temperatura ambiente in maniera tale che il substrato abbia il tempo di idratarsi, lasciate sgrondare l’acqua e riponete l’orchidea sul sottovaso.

Riprendete le concimazioni e le nebulizzazioni.


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Parassiti orchidee

Parassiti orchidee

Lumaca

Le lumache e le limacce (quest'ultime prive di conchiglia) sono molluschi gasteropodi polmonari terrestri privi di scheletro che appartengono alla famiglia degli Elicidi.
Sono costituite da un piede assai sviluppato mediante il quale strisciano sul substrato e secernono un muco argenteo. Sul capo sono evidenti quattro tentacoli: i due più lunghi sono provvisti di occhi, mentre quelli più corti e disposti più in baso hanno la funzione olfattiva, gustativa e tattile.
La loro presenza è favorita dall’elevata umidità, in particolare dalle piogge. Particolarmente attive durante le ore notturne sono in grado di arrecare grandi danni alle orchidee di cui amano nutrirsi.




Limaccia

I danni che le lumache e le limacce provocano sono ben evidenti e consistono in grandi porzioni di lembo divorate ma anche in cavità.
Essendo molto voraci, l’attacco di una sola notte può produrre dei danni consistenti alla parte aerea dell’orchidea causandone un deperimento. Se la pianta attaccata non è vigorosa e non è in grado di ripristinare le foglie di cui è stata privata può morire in breve tempo.
Azione
Per combatterle si possono utilizzare delle foglie di lattuga o della birra.
Se malgrado i tentativi non riuscite a combatterle ed eliminarle in maniera adeguata potete ricorrere all’utilizzo di prodotti a basa di Metaldeide.


Afidi-Pidocchi

Gli Afidi, conosciuti anche come pidocchi, appartengono alla famiglia dei rincoti e sono lunghi circa 2-3 mm, il loro colore varia dal verde chiaro al bruno. Si sviluppano nei periodi troppo caldi o troppo freddi e sono provvisti di un apparato pungente succhiatore attraverso il quale producono delle piccole punture sulla superficie delle foglie, dei rami e dei germogli al fine di succhiare la linfa della pianta. Si possono riscontrare colonie di pidocchi nelle pagine inferiori delle foglie ma anche sui fusti sui giovani germogli e sui fiori sui quali producono decolorazioni puntiformi. Indeboliscono la pianta rendendola più esposta alle malattie crittogamiche.
Gli escrementi zuccherini degli afidi attirano api, mosche e formiche, in particolare con quest’ultime vivono una sorta di simbiosi, pertanto la loro presenza è molto indicativa: se si osserva un via vai di formiche sulle piante occorre trattare la pianta con un prodotto specifico tipo il Confidor o ad ampio spettro.
Azione
Tra i principi attivi più utilizzati vi sono: Imidacloprid, Primiclarb, Quinalphos, Fenitrothion, Triclorfon, Diflubenzuron, Endosulfan.
In natura gli antagonisti naturali sono le coccinelle (Adalia bipunctata) o delle piccole vespe.

Ragnetto rosso
Gli Acari sono dei piccoli organismi dannosi appartenenti alla classe degli aracnidi che si nutrono della linfa della pianta. Il loro aspetto è simile a quello di piccoli ragni, si annidano nella pagina inferiore delle foglie e attraverso le loro punture causano la comparsa di piccole punture decolorate che in un secondo momento diventano simili a delle macchie giallastre o biancastre.
Questi insetti possono determinare un ingiallimento fogliare ed un successivo essiccamento che comporta la perdita delle foglie. Le foglie possono anche non cadere ma risultare danneggiate, oltre a ciò anche i fiori possono subire un danneggiamento.
Le generazioni di ragni rossi si rinnovano ogni dieci giorni, in particolare nel periodo primaverile ed estivo; le infestazioni possono essere molto rapide poichè si riproducono svariate volte ed il numero delle uova deposte è particolarmente elevato.

Alla classe degli aracnidi appartengono diverse famiglie tra le quali: Tetranichidi, Tarsonemidi, Tenuipalpidi, Tetranychus urticale, Panonychus ulmi, Oligonychus ununguis.


Azione
Quando si utilizzano prodotti chimici occorre sapere che gli acari sono in grado di dar vita a ceppi resistenti ai prodotti chimici, pertanto sarebbe opportuno alternare vari prodotti nella lotta se il fenomeno si ripresenta.
Tra i prodotti acaricidi sono raccomandabili dicofol e/o tetradifon ed enodosulfan per i Tarsonemidi e dicofol più clorbenside per i Tenuipalpidi.
Tali prodotti devono essere utilizzati prima della comparsa dei sintomi sulle foglie.


Aleurodidi

Gli Aleurodidi sono dei piccoli insetti succhiatori (1-3mm) detti anche farfalline bianche.
Sono ricoperti da una fine polvere biancastra e si sviluppano in luoghi caldi, umidi e con scarsa ventilazione
Sono insetti che si riproducono facilmente e velocemente; infestano la pagina inferiore delle foglie e secernono un’abbondante melata che può dar origine alla fumaggine e provocare ingiallimenti fogliari ed un indebolimento della pianta, che se sottoposta ad un attacco massiccio di tale parassita può anche perdere le foglie e morire.
Gli insetti come detto in precedenza si annidano sulla pagina inferiore della foglia e le femmine vi depongono circa 150/200 uova, che dopo un periodo di 12 giorni circa si schiudono dando origine ai neanidi.
Essendo insetti succhiatori è bene eliminarli dal momento che possono trasmettere malattie e virus.


Azione
La lotta contro questi parassiti può risultare difficoltosa giacché la deposizione delle uova avviene in tempi diversi, ma anche perché tali uova sono ricoperte da una sostanza cerosa che li protegge rendendo quindi inefficace la somministrazione di insetticida.
Per eliminarli si possono utilizzare trappole appiccicose colorate di giallo da appendere sopra la pianta a circa 20 cm oppure effettuare un trattamento insetticida a base di bifentrina, piretro, acefale, dimetoato ed endosulfan da effettuare una volta a settimana nell’arco di un mese, oppure imidacloprid una volta al mese.

Cocciniglia cotonosa


Le cocciniglie sono dei piccoli insetti ricoperti da una particolare sostanza cerosa bianca o di colore grigio – marrone, che si può presentare sottoforma di peluria bianca ( cocciniglia cotonosa) oppure assumere l’aspetto di uno scudo conico di colore marrone (cocciniglia scudetto).







Nelle prime fasi di sviluppo, tali parassiti sono mobili per cui la loro identificazione risulta essere più difficoltosa, mentre nella fase adulta tali parassiti si dispongono in colonie immobili ricoprendosi di una sostanza cerosa (scudetto) che ha lo scopo di proteggere il parassita e che rende più semplice l’identificazione della cocciniglia .





Cocciniglia scudetto

La loro dimensione varia dai pochi millimetri al mezzo centimetro e colonizzano generalmente le parti giovani della pianta, germogli e foglie, ma possono attaccare anche l’apparato radicale causando un grave danno alla pianta. Si sviluppano con facilità negli interstizi fogliari o nei punti poco esposti alla luce, prediligendo le orchidee e le piante in generale che sono regolarmente concimate con un fertilizzante ad alto tasso di azoto.

Proliferano, inoltre, sulle piante posizionate in luoghi caldi ed umidi. Se si nota la presenza di formiche, questo deve essere un campanello d’allarme, in quanto le formiche amano nutrirsi di melata, una sostanza dolciastra prodotta dalla cocciniglia.
Le cocciniglie provocano vari danni alle piante e attraverso la produzione di melata possono favorire la proliferazione di altri agenti patogeni tra i quali la fumaggine.
Le cocciniglie possono essere di differenti specie e quindi manifestarsi in diversi modi, cioè agendo a livello fogliare o a livello radicale. In entrambi i casi alterano il ciclo della pianta, quindi la crescita delle foglie e dei fusti che presentano varie malformazioni causando fioriture stentate. Le piante colpite presentano, dunque, uno sviluppo ridotto associato ad un deperimento generale e sulle foglie possono riscontrarsi delle macchie traslucide prodotte dalle secrezioni del parassita.

Le cocciniglie possono essere di differenti specie e quindi manifestarsi in diversi modi, cioè agendo a livello fogliare o a livello radicale. In entrambi i casi alterano il ciclo della pianta, quindi la crescita delle foglie e dei fusti che presentano varie malformazioni causando fioriture stentate. Le piante colpite presentano, dunque, uno sviluppo ridotto associato ad un deperimento generale e sulle foglie possono riscontrarsi delle macchie traslucide prodotte dalle secrezioni del parassita.

Infestazione a livello radicale


La cocciniglia cotonosa e quella a scudetto si insinuano nelle piante a livello fogliare, in particolare nelle ascelle fogliari, mentre le cocciniglie radicali proliferano ed infestano esclusivamente le radici risultando maggiormente insidiose in quanto difficili da identificare.

Azione
In natura tali parassiti sono controllati dagli antagonisti naturali, c’è dunque un equilibrio biologico.
Nelle coltivazioni, invece, venendo a mancare tale equilibrio è indispensabile agire con prodotti chimici tra i quali antiparassitari specifici.
Nel caso delle cocciniglie radicali tali antiparassitari si utilizzano somministrandoli alla pianta assieme alle annaffiature.
Nei casi di cocciniglia cotonosa/scudetto si rimuove il parassita manualmente utilizzando un bastoncino di cotone imbevuto di alcool o di acqua saponata (sapone di Marsiglia), oppure attraverso l’utilizzo di prodotti specifici se l’infestazione è diffusa.
Un buon insetticida è il “Confidor oil” ( che svolge un’azione disinfettante e preventiva avvalendosi del principio attivo IMIDACLOPRID )da utilizzare nella dose di 3 grammi di prodotto per litro d’acqua.
Prevenzione
I trattamenti preventivi possono essere effettuati due volte l’anno.


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lunedì 9 giugno 2008

Keiki orchidee


Il termine Keiki (bambino) h si sviluppano dalla gemme dormienti presenti sui fusti, sugli steli o alla base degli pseudobulbi o del colletto delle nostre orchidee.









Generalmente le orchidee producono keiki quando non hanno ricevuto una coltivazione adeguata: le gemme nodali si attivano e anzichè produrre fiori si attivano per la produzione di nuove piante.









(foto 1)

Le Phalaenopsis producono keiki sugli steli, in corrispondenza delle gemme dormienti ppure formarsi alla base del colletto (foto2).







foto 2

Le Phalaenopsis emettono keiki quando non sono sottoposte a temperature costanti di 13 -14 °C essenziali, per indurre fondamentali essenziali per una corretta coltivazione non sono adeguati.
(foto tratta da http://www.ltn.lv/~estere/eque02m.jpg)
Una volta che il keiki è ben formato ed ha sviluppato radici lunghe circa 4 - 5 cm lo si può staccare dalla pianta madre e rinvasare singolarmente come una normale orchidea.

Un Keiki per sviluppare radici abbsatanza lunghe può impiegare diverso tempo: in alcuni casi l'emissione di nuove radici avviene in tempi rapidi, in altri l'attesa risulta abbastanza lunga (anche diversi mesi).

Al momento della divisione, occorrerà utilizzare strumenti (taglierino, bisturi, forbice, coltello) sterilizzati.

Per concludere, i keiki si formano a causa di un’errata coltivazione che non permette alla pianta di canalizzare le energie necessarie verso le gemme dormienti ai fini della fioritura. I tal modo la pianta ritiene più semplice ed utile produrre nuove piante ai fini della continuazione della specie invece che attivarsi per la fioritura.

In alcuni casi, però, il fenomeno della filiazione si verifica anche involontariamente.
Ciò può deludere perché l’emissione del keiki comporta la perdita della fioritura, ma a mio avviso, è comunque un lieto evento.


Consulta il Forum nella sezione Strumento guida




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Luce Orchidee

La luce è un altro elemento fondamentale e non trascurabile nella coltivazione delle orchidee sia perché permette alla pianta di svilupparsi sia perché incide nella produzione di fiori (poca luce equivale ad una mancata fioritura).

La luce da luogo alla fotosintesi, per cui fornire un buon quantitativo di luce permette alle orchidee di crescere in maniera vigorosa e di incanalare energie per la fioritura.Un' orchidea sottoposta ad uno scarso quantitativo di luce risulta stentata nell crescita ed incapace di assorbire acqua ed elementi nutritivi attraverso l'apparato radicale.
Le piante, infatti, in base alle stagioni manifestano ritmi diversi di vegetazione: in estate, quando le ore di luce sono maggiori, le orchidee crescono rapidamente, assorbono un maggior quantitativo d'acqua e di nutrienti risultando così più vigorose.

Le orchidee come tutte le piante hanno dunque bisogno di luce, generalmente schermata durante le ore centrali delle giornate, mentre nelle prime ore del mattino e al tramonto è possibile fornire qualche ora di luce diretta.

Attenzione ai mesi più caldi quali luglio ed agosto: i raggi solari possono essere molto intensi e provocare delle scottature anche nelle prime ore del mattino, per cui in questi mesi sarebbe opportuno schermare comunque.
Coltivare le piante con il giusto quantitativo di luce è essenziale per evitare fenomeni di eziolatura fogliare, foglie di colore verde scuro, e mancanza delle fioritura nei casi di scarso apporto di luce solare e foglie di colore vedre chiaro, scottature fogliari, scarsa crescita e mancata fioritura nei casi di eccessivi quantitativi di luce.

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domenica 8 giugno 2008

Concime orchidee

Elementi nutritivi in natura


Le orchidee sono piante che non necessitano di eccessivo nutrimento in quanto in natura vivono aggrappate ai rami degli alberi nutrendosi di escrementi forniti dagli animali.

Tali sostanze nutritive non sono reperite dalle orchidee in grande quantità considerando che per effetto della pioggia i rami su cui le orchidee sono aggrappate sono costantemente dilavati.


Concimare in base al tipo di coltivazione
Le orchidee si accontentano di poco, dello stretto necessario (salvo alcune eccezioni ) per cui le fertilizzazioni dovranno essere dosate nella maniera più adeguata tenendo conto anche del tipo di coltivazione che stiamo realizzando.
Se ad esempio si coltiva un’orchidea in un vaso con solo bark, quindi con materiale inerte, sarà necessario incrementare leggermente le fertilizzazioni che in questo caso saranno leggermente più abbondanti

Le orchidee coltivate in vaso con corteccia e torba necessitano di minori fertilizzazioni, in quanto attraverso l’apparato radicale traggono nutrimento dal substrato che in questo caso non è composto esclusivamente da bark (corteccia di conifera).

Le orchidee coltivate su tronchetti e zattere, assieme ad un po’ di muschio o sfagno necessitano di poche fertilizzazioni: le radici traggono nutrimento dalla decomposizione dei composti vegetali (sfagno, muschio).

Le principali sostanze nutritive di cui le orchidee necessitano sono l’Azoto, il Fosforo ed il Potassio, tali Macroelementi sono rappresentati dal simbolo N per l’azoto, P per il fosforo e K per il potassio.

L’azoto (N) favorisce la crescita vegetativa delle orchidee, quindi la formazione e la crescita dello stelo. Un eccesso determina uno sviluppo fogliare a scapito della fioritura, mentre una carenza inibisce la crescita dell’orchidea seguito da un ingiallimento fogliare.

Il fosforo (P) favorisce la crescita dell’orchidea, la fotosintesi, il metabolismo della pianta, la produzione di fiori e steli. Una carenza di fosforo si evidenzia dalle tonalità color porpora delle foglie e dei fusti, da una crescita stentata, da una scarsa produzione di fiori. In assenza di questa sostanza l’orchidea può non rifiorire o fiorire in maniera stentata.

Il potassio (K) favorisce l’equilibrio idrico, la consistenza dello stelo e delle foglie, favorisce la formazione di zuccheri , carboidrati, amidi, la sintesi proteica e la divisione cellulare.

I Mesoelementi (magnesio, Zolfo, Calcio) ed i Microelementi (ferro, Zinco, Rame, Manganese, Boro, Molibdeno, Cobalto ed altri)sono richiesti in minime quantità.


Quale concime e quando somministrarlo
E bene utilizzare concimi idrosolubili sono facilmente assimilabili e contengono pochi residui.

NPK 30 10 10 oppure un 5-4-3 durante la primavera quindi in concomitanza con la ripresa vegetativa (durante la formazione dei nuovi getti)

NPK 10 10 30 oppure un 3-3-5 o 3-4-5 durante la maturazione dei bulbi

N P K 10 30 10 oppure un 3-5-3 o 3-5-4 durante la formazione degli steli

NPK 20 20 20 o 18 18 18 oppure 5-5-5- 8-8-8 (bilanciati) in estate/inverno, le piante che osservano il riposo invernale non devono essere concimate.
Se avete difficoltà a reperire concimi con diversi dosaggi di NPK acquistate un concime bilanciato, da utilizzare durante tutte le fasi di sviluppo della pianta, evitando di concimare nel periodo di riposo.

L’utilizzo di un concime bilanciato è un toccasana: le orchidee sono piante che non seguono ritmi ben precisi, possono ad esempio emettere nuove foglie e al tempo stesso steli, quindi utilizzare un concime bilanciato permette all’orchidea di fruire delle sostanze di cui necessità .


Come utilizzare i fertilizzanti: in che dosi?
Nel caso dei concimi con alte percentuali di N.P.K. , quali il 20-20-20- ecc.. è bene seguire le dosi di seguito riportate:

1 grammo per litro d’acqua ogni due tre annaffiature

oppure

1 grammo per 3/4 litri d’acqua ad ogni annaffiatura, sospendendo la concimazione con una due annaffiature senza concime per ripulire le radici da eventuali residui chimici.

Prima di concimare bagnate le radici e lasciate che assorbano l’acqua , successivamente preparate la dose di fertilizzante diluita con acqua (piovana o decantata) e procedete con la fertilizzazione. Lasciate la pianta a scolare l’acqua in eccesso , datele il tempo adeguato, e poi riponetela sul sottovaso.

Se effettuate due concimazioni di seguito , procedete con un’annaffiatura senza fertilizzante, in questa maniera sia le radici sia il substrato di coltivazione potrà essere dilavato degli eventuali residui.
Se invece utilizzate il classico concime per piante verdi o fiorite con percentuali di N.P.K. 3-4-5 oppure 5-3-3 ecc
seguite le istruzioni riportate in etichetta oppure diminuite di poco le dosi. Essendo tali concimi abbastanza leggeri (le percentuali di elementi nutritivi di tali concimi sono minori rispetto a concimi con alte percentuali di sostanze quali il 20-20 20- ecc.) e ben tollerati non necessitano di essere diluiti più del doppio.

Come concimare? Per immersione?
Si può concimare immergendo il vaso in acqua e fertlizzante per 10 - 15 minuti o fertliizzare con normali irrigazioni del substrato, ad esempio versando semplicemente acqua e fertilizzante nel vaso.

Sconsiglio di effettuare l'immersione nel periodo autunno-inverno dato che immergendo il vaso nell'acqua quest'ultima penetra maggiormente nel substrato ed i tempi di asciugatura del substrato tra un'innaffiatura e l'altra aumentano notevolmente.
Se poi associamo a ciò temperature non troppo elevate il pericolo di marciumi radicali è sempre in agguato.

La tecnica dell'immersione è consigliabile praticarla in primavera estate soprattutto nei periodi molto caldi.

Tra una concimazione e l’altra non lasciate asciugare completamente le radici, gli eccessi salini sono deleteri per le radici.

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Concime radicale- fogliare orchidee

L’assunzione di sostanze nutritive avviene sia attraverso l’apparato radicale sia attraverso quello fogliare mediante gli stomi delle foglie.

Il sistema nutritivo radicale, definito anche ascensionale, per funzionare necessita di un apparato radicale sano e può essere associato alla concimazione per via fogliare.

Le sostanze nutritive reperite dall’apparato radicale sono maggiori rispetto a quelle dell’apparato fogliare per cui concimare solo attraverso le foglie non basta.


La concimazione per via fogliare è indicata soprattutto quando il substrato è deteriorato, quando le temperature sono fredde e quando le radici non sono in ottimo stato.

I concimi fogliari, rispetto a quelli radicali contengono un’elevata quantità di microelementi che si presentano in forma chelata, cioè di facile assorbimento, in quanto l’assorbimento per via fogliare è più difficile.

La concimazione fogliare è indicata soprattutto per le orchidee coltivate su zattere e cestini, associata a quella per via radicale.


Il concime fogliare può essere utilizzato anche per via radicale e viceversa con l’accortezza di dimezzare le dosi quando si usa il radicale per via fogliare.

Ricapitolando


Concime per via radicale: rappresenta il principale sistema nutritivo delle orchidee. Il concime può essere utilizzato anche sulle foglie mediante vaporizzazioni con dosi dimezzate.

Concime per via fogliare: è indicato per le orchidee su zattera e cestini e può essere utilizzato anche per concimazioni radicali.
(consulta il Forum per maggiori informazioni)

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Elementi nutritivi orchidee:macroelementi, mesoelementi, microelementi

Nel precedente argomento riguardante le fertlizzazioni, sono stati elencati i principali elementi nutritivi che si suddividono in tre gruppi: Macroelementi, Mesoelemeti, Microelementi.

Tutti sono ugualmente necessari per la vita di un'orchidea e di qualunque essere vegetale, a prescindere dalla loro quantità e dalle funzioni che essi svolgono nella biologia delle piante.

Riassumendo il precedente argomento sugli elementi nutritivi, vediamo che i Macroelementi quali Idrogeno, Ossigeno, Carbonio ed Azoto, sono presenti in grande quantità nei tessuti vegetali delle orchidee e svolgono funzioni plastiche, costituiscono, cioè, la struttura stessa della pianta.

Il fosforo è presente nei cromosomi (fattori dell'eradità dei caratteri) e svolge funzioni di trasporto delle energie, il potassio favorisce l'accumulo di sostanze di riserva (zuccheri in particolare) e interferisce sulla produzione dei pigmenti, cioè sulla colorazione dei fiori.

I Mesoelementi, quali Magnesio , Zolfo e Calcio, svolgono anch'essi funzioni particolari: in particolare il magnesio fa parte della molecola della clorofilla; lo zolfo entra nella composizione di molti aminoacidi nobili, in più è un fattore di acidificazione del terreno; il calcio dà robustezza alle membrane delle cellule, per cui svolge la funzione di sostegno per le piante.

I Microelementi, quali Ferro, Zinco, Rame, Manganese, Boro, Molibdeno, Cobalto ed altri, determinano processi biologici o specifiche reazioni chimiche. Senza ferro, ad esempio, non può avvenire la funzione clorofilliana, senza boro non si formano nuovi tessuti, e la fecondazione avviene irregolarmente.

Da questa breve panoramica risulta evidente come la concimazione debba prevedere l'apporto di tutti gli elementi nutritivi necessari per le orchidee.

E' bene impiegare sempre concimi completi nei quali prevalga l'azoto alla ripresa vegetativa, il fosforo durante lo sviluppo, ed il potassio alla formazione dei fiori.

La presenza di piccole quantità di microelementi è sempre positiva, in particolare quella del ferro nei concimi utilizzati nelle prime fasi vegetative.
Molto importante è la prontezza d'azione del concime ed è perciò consigliabile l'impiego di concimi solubili in acqua a temperatura ambiente per le annaffiature.


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Innaffiature - Umidità orchidee

L'acqua ideale per innaffiare le orchidee è quella piovana, ma in alternativa è possibile utilizzare quella distillata o quella di rubinetto fatta decantare per alcuni giorni, in maniera tale da permettere al cloro di evaporare ed al calcare di depositarsi sul fondo del recipiente. Innaffiare con acqua non idonea determinerebbe il deposito di calcio e sali sul substrato di coltivazione, ma anche e soprattutto sulle radici arrecando così danni all'apparato radicale.
Quantitativo d'acqua.
Non tutte le orchidee hanno le stesse esigenze, soprattutto per quel che riguarda le innaffiature, è bene quindi informarsi sulle esigenze colturali di ciascun genere di orchidea.
Oltre alle esigenze di coltivazione, un ruolo importante nella determinazione del quatitatio d'acqua necessario alla pianta per espletare le sue funzioni è svolto dal substrato di coltivazione, dal tipo di coltivazione (zattera, panieri vasi), alle temperature, dalla stagione ecc.
Analizziamo più da vicino questi fattori:

Substrato di coltivazione: se l’orchidea è coltivata in bark le annaffiature devono essere più frequenti in quanto il bark tende ad asciugare velocemente; se invece il substrato di coltivazione è composto da torba oltre che da bark il tempo che intercorre tra un’annaffiatura e l’altra aumenta, dunque l'orchidea non ha bisogno di costanti innaffiature poichè la torba è un materiale di coltivazione che tende a trattenere molta acqua e un eccesso di questa potrebbe causare marciumi in tempi rapidi.


Vaso: Le dimesioni del vaso di coltivazione influiscono anch'esse nella determinazione del quando innaffiare. Tenete presente che vasi di grandi dimensioni tendono ad asciugare lentamente mentre vasi di piccole dimensioni tenderanno ad asciugare in tempi rapidi.

Stagioni: durante la stagione autunnale ed invernale le innaffiatur dovranno essere infeririori ed in alcuni casi, piante che osservano un riposo vegetativo, interrotte; durante la stagione estiva, invece, le annaffiature dovranno essere maggiori, poichè il substrato asciugherà velocemente e le orchidee avranno bisogno di essere maggiormente idratate.

Temperature: sono anch’esse correlate alle annaffiature poichè maggiori temperature fanno sì che l’acqua evapori maggiormente, mentre temperature più basse rallentano l’evaporazione favoendo l'insorgenza di malattie fungine o l'instaurarsi di attacchi parassitari.

Coltivazione su zattera: la coltivazione su zattera, soprattutto per quanto riguarda le orchidee a sviluppo monopodiale determia una rapida disidratazione delle radici per cui le annaffiature e le vaporizzazioni dovranno essere maggiori

Dopo questa infarinatura generale ricordatevi sempre che è meglio una carenza d’acqua piuttosto che un eccesso.
L’eccesso può determinare l’insorgere di malattie e la morte dell'orchidea, una carenza è facilmente gestibile.



Umidità ambientale

L’aria secca risulta deleteria per le orchidee, soprattutto per le orchidee epifite che assorbono umidità attraverso l’apparato radicale aereo.
Per questo motivo è indispensabile assicurare un tasso di umidità pari al 40 50% e ciò può essere attuato attraverso la predisposizione di sottovasi contenenti argilla espansa ed acqua in maniera tale che l’acqua evaporando apporti umidità all’apparato fogliare delle orchidee. E’ bene utilizzare ampi sottovasi su cui posizionare più orchidee, in questa maniera si creerà un microclima e l’acqua sarà maggiormente canalizzata sulle foglie.

In inverno se l’aria casalinga è secca le vaporizzazioni dovranno essere effettuate al mattino o nel primo pomeriggio, in maniera tale che le foglie abbiano il tempo di asciugarsi prima della sera, in maniera tale da evitarepericolosi ristagni nelle ascelle fogliari, spesso e volentieri causa di marciume.

Se invece la temperatura in casa è bassa, bisognerà abbassare anche il quantitativo di umidità: occorrerà non vaporizzare e non utilizzare sottovasi con argilla espansa e acqua. Le orchidee, infatti, sono in grado di sopportare temperature basse se il quantitativo di umidità è altresì basso.

Nella stagione estiva, si possono effettuare circa due tre vaporizzazioni giornaliere poichè l’acqua evapora velocemente e la possibilità di un eventuale marciume è ridotta notevolmente.
Quando le temperature sono molto alte vaporizzare è un obbligo: attraverso le vaporizzazioni le orchidee sono in grado di sopportare temperature alte con facilità.



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Acqua

L'acqua è un elemento costituente del terreno in quanto vi si trova sempre presente anche se in proporzioni variabili.
Serve come solvente e come mezzo di trasporto degli elementi nutritivi, pertanto rappresenta un elemento indispensabile per tutti gli organismi viventi.

Il fabbisogno idrico delle orchidee varia secondo le specie e la situazione climatico-ambientale in cui esse si trovano.
La disponibilità d'acqua non deve superare un massimo oltre il quale si possono manifestare fenomeni di asfissia radicale e non deve superare un minimo che può portare l'orchidea all'appassimento e alla perdita delle radici.

Esistono in commercio strumenti (igrometri, tensiometri) che misurano il livello di umidità del terreno; tali apparecchiature, però, sono utilizzate principalmente nelle serre da chi produce piante su larga scala.

Quando si coltiva un'orchidea all'aperto la necessità di effettuare le innaffiature è legata all'andamento meteorologico e alle temperature stagionali.
Normalmente si deve distribuire acqua alle orchidee nel periodo estivo, quando le precipitazioni vengono a mancare o quando si manifestano ad intervalli troppo lunghi.

In appartamento o in serra le annaffiature sono necessarie tutto l'anno in quanto l'evaporazione avviene costantemente ed in modo elevato.

Quando si annaffia un'orchidea bisogna accertarsi che l'eccesso d'acqua fuoriesca dai fori di scolo presenti sul fondo del vaso in questa maniera si evitano pericolosi ristagni.
L'acqua ideale è quella piovana, quella del rubinetto, invece , può contenere cloro e carbonati di calcio è quindi importante, se si vuole utilizzare acqua di rubinetto, farla decantare per alcuni giorni in un contenitore aperto: in questa maniera il calcio presente in essa si deposita sul fondo del contenitore mentre il cloro evapora.
Far decantare l'acqua è di fondamentale importanza: un apporto di acqua ricca di carbonato di calcio può causare il fenomeno della clorosi ferrica che si manifesta con macchie gialle sulle foglie e deperimento della pianta.Diffidate da chi vi consiglia di innaffiare direttamente sotto il rubinetto dell'acqua , diffidate altresì da chi afferma che innaffiare in questa maniera la vostra orchidea non comporta alcuna problematica.
Oltre all'acqua piovana e a quella di rubinetto lasciata decantare per alcuni giorni, è possibile e consigliabile utilizzare quella distillata priva di sali minerali che danneggiano l'apparato radicale.
L'acqua di osmosi inversa è anch'essa ottima per le orchidee e si ottiene per osmosi inversa: l'acqua attraverso la pressione viene indotta a passare attraverso una membrana che trattiene il soluto da una parte impedendone il passaggio. In questa maniera solo il solvente oltrepassa la membrana.
Tale processo rappresenta un processo di filtrazione che consiste non solo in un ostacolo fisico costituito dalla membrana ma è altresì un processo che sfrutta l'affinita chimica delle specie con la membrana permettendo solo il passaggio delle molecole chimicamente simili all'acqua (ottima acqua per orchidee acquari ecc... ).

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venerdì 6 giugno 2008

Elementi nutritivi

Elementi nuritivi orchidee

Le orchidee per nutrirsi utilizzano minerali inorganici derivanti dalla disgregazione delle rocce, dalla decomposizione di materiale inorganico, dall’attività di microbi, dagli escrementi degli animali. Tutti questi elementi formano i minerali inorganici.
Le orchidee attraverso le radici assorbono tali minerali come ioni presenti nell’acqua del terreno. Tali ioni in alcuni casi possono essere subito disponibili per l’apparato radicale, in altri casi possono essere collegati ad altri elementi oppure al terreno, per cui un terreno alcalino o acido, quindi con un PH elevato o basso, fanno si che i minerali inorganici non siano disponibili.
Un equilibrio di ioni di idrogeno e idrossilici determina un PH neutro, un livello medio del PH, quindi, fa sì che i nutrienti essenziali per l’orchidea come per tutte le piante , siano maggiormente disponibili.

Quali sono gli elementi minerali?


Tra gli elementi minerali indispensabili per la crescita delle orchidee troviamo:

Macroelementi
Carbonio (C) Idrogeno (H) , Ossigeno (O) reperibili mediante l’aria.
Azoto (N) Fosforo (P) Potassio (K)
Tutti questi elementi sono richiesti in grande quantità dalle orchidee.

Mesoelementi
Magnesio (Mg) , Zolfo (S) Calcio (Ca).

Microelementi
Il Boro (B), il Cloro (CL), il Rame (CU), il Ferro (Fe), il Manganese (Mn), il Sodio (Na), lo Zinco (Zn), il Molibdeno (Mo), Cobalto (Co)Silicio (Si)ed il Nickel (ni), sono richiesti in tracce.


Gli elementi minerali e gli effetti sulle orchidee

Azoto

Favorisce la crescita vegetativa delle orchidee, quindi la formazione e la crescita dello stelo. Un eccesso di somministrazione di questo macronutriente determina un sviluppo fogliare a scapito della fioritura, mentre una carenza inibisce la crescita dell’orchidea seguito da un ingiallimento fogliare.

Fosforo

Favorisce la crescita dell’orchidea, la fotosintesi, il metabolismo della pianta, la produzione di fiori e steli. Una carenza di fosforo si evidenzia dalla tonalità color porpora delle foglie e dei fusti, da una crescita stentata, da una scarsa produzione di fiori. La somministrazione di fosforo deve essere affiancata alla somministrazione di zinco.

Potassio

Favorisce l’equilibrio idrico, la consistenza dello stelo e delle foglie. Il Potassio favorisce la formazione di zuccheri, carboidrati, amidi, ma anche la sintesi proteica e la divisione cellulare.
Una carenza di potassio comporta problematiche soprattutto all’apparato fogliare , che risulta bruciato, macchiato , arricciato.


Zolfo

Lo zolfo favorisce la produzione di clorofilla , una sua carenza rende le foglie di una tonalità verde chiaro. Lo zolfo durante le irrigazioni và perso in grande quantità dal substrato.

Magnesio

Favorisce la produzione di carboidrati, zuccheri e grassi. Una sua carenza determina ingiallimenti tra le venature delle foglie, ed una conseguente caduta delle stesse. Può essere applicato anche sottoforma di spray fogliare.

Calcio

Favorisce la sintesi clorofilliana e le funzioni enzimatiche, favorisce, inoltre la crescita della pianta. La carenza di questo elemento si denota dal colore pallido del fogliame, in particolare delle nuove vegetazioni, dal loro ingiallimento, anche a livello delle venature.

Manganese

Favorisce gli enzimi deputati alla fotosintesi, la respirazione radicale e fogliare ed il metabolismo azotato.Una carenza è dimostrata da venature verde chiaro che successivamente diventano bianche e comportano una perdita delle foglie. Si possono evidenziare anche macchie di colore brunastro, nere, o grigiastre accanto alle vene. Se il substrato è particolarmente acido, il manganese può risultare tossico.

Boro

Favorisce la fioritura, la germinazione del polline, la fruttificazione, la divisione cellulare, le funzioni ormonali. Una carenza determina un ispessimento delle foglie, seguito da fragilità ed arricciamento.

Zinco

Favorisce gli ormoni essenziali per la crescita delle piante.
Una sua carenza si evince dall’aspetto chiazzato delle foglie, in particolare sulle foglie si rintracciano aree irregolari chiazzate. Un PH basso determina la tossicità di questo elemento.

Rame

Favorisce il metabolismo azotato. Una carenza determina un appassimento dei germogli, in particolare dell’apice, ma anche macchie marroni sulle foglie. Un eccesso di rame determina la tossicità dello stesso elemento.

Molibdeno

Favorisce la sintesi proteica e quindi l’accrescimento della pianta. Una carenza determina il blocco della crescita dell’orchidea, seguita da foglie di un verde pallido con margini arrotolati o concavi.

Carbonio

Favorisce l’assunzione di elementi minerali per l’orchidea e la realizzazione della fotosintesi, per cui una sua carenza comporta l’avvizzimento delle foglie, il loro ingiallimento (clorosi), avvizzimento, ma anche l’assunzione da parte delle foglie , di una tonalità color bronzo.


Nickel

Favorisce in particolar modo la produzione di semi e la loro germinazione.

Sodio

Favorisce l’osmosi e l’elemento ionico

Cobalto

Favorisce la fissazione dell’azoto

Silicio

Determina una robustezza delle pareti cellulari, rendendole più forti e resistenti agli attacchi parassitari. Il silicio favorisce una maggiore resistenza a temperature elevate e a periodi di siccità. Contro gli attacchi parassitari il silicio può essere utilizzato anche sottoforma di spray fogliari, quest’ultimo è anche valido come applicazione sulle infezioni fungine al fine di evitare la proliferazione dei funghi all’interno delle pareti cellulari della pianta.. Il silicio fa sì che le foglie assumano una posizione eretta, favorisce la formazione dello stelo, e diminuisce la possibilità di un’eventuale carenza di ferro, ma anche la tossicità del manganese.

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Barlia robertiana

Grazie a Margherita mi è venuto in mente di aprire un post dedicato alle orchidee spontanee..
Dopo aver osservato la foto scattata durante una piacevole escursione, ho deciso di mettermi alla ricerca di qualche informazione che mi potesse far risalire al "nome e cognome" di questa bellezza spontanea..
In un primo momento ho pensato che potesse essere un Himantoglossum robertianum ma poi osservando meglio varie foto trovate in internet mi sono soffermata sulla foto della Barlia robertiana..Dovrebbe essere lei..
Barlia robertiana (Loisel.) Greuter
Descrizione: è costituita da 2-3 grossi rizotuberi, ha un aspetto robusto con fusto alto dai 30 agli 80 cm, il quale assume una colorazione porpora in prossimità dell'infiorescenza. E' costituita da 5 a 6 foglie ovato-ellittiche di dimensioni rilevanti. brattee evidenti e più lunghe dei fiori; infiorescenza densa, prima ovato-piramidale e poi cilindrica, con 10-30 fiori piuttosto grandi e tenuamente profumati, da bianchi a violetti con sfumature verdastre; tepali rosso-violacei, riuniti a casco; gli esterni ottusi e concavi, gli interni più brevi e lineari; labello piuttosto lungo (2 cm circa), bianco al centro, per il resto roseo e screziato e/o maculato di rosso-violaceo, trilobo, con stretti lobi laterali arcuati e lobo centrale bifido a lobuli divergenti; perone corto, conico e rivolto in basso ad arco. Distribuzione: in Italia è molto diffusa, la si rintraccia al sud quindi nelle isole e lungo le coste liguri e tirreniche.
Di questa specie non sono conosciuti ibridi (fa eccezione uno - per altro dubbio - con Aceras anthropophorum trovato in Sardegna), né si hanno notizie di una sua particolare variabilità morfologica. Habitat: predilige le pinete, gli oliveti, i cespuglieti, le garighe, i prati erbosi e aridi, dal livello del mare a circa 500 m d'altitudine, generalmente sia in posizioni soleggiate che all'ombra. Fioritura: la fioritura
avviene tra gennaio ed aprile, dunque abbastanza presto rispetto ad altre orchidee.
Consulta il forum nella sezione Orchidee spontanee

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Orchis italica

Grazie al "fiuto" della mia collega di lavoro (grande amante di fiori e piante) ho avuto la possibilità di fotografare questa splendida orchidea spontanea..

Osservando la foto e dopo una lunga ricerca credo di essere giunta alla sua identificazione.. é una splendida Orchis italica, fotografata tra la vegetazione dei monti ernici di Veroli. Questa orchidea fa capolino ai lati della strada che conduce al centro del paese, nella foto , infatti, è ben visibile una porzione di asfalto.


La pianta misura dai 20 ai 50 cm, è caratterizzata da foglie basali a rosetta, oblungo-lanceolate con margini ondulati.

L'infiorescenza risulta essere densa, conica, ovata e raramente allungata e subscilindrica.

Le brattee sono piccole, meno della metà dell'ovario, acuminate e lanceolate; i sepali anch'essi lanceolati, formano un casco tendente al roseo con venature color porpora; i petali sono lineari- lanceolati e più corti e scuri dei sepali.

Il labello è profondamente trilobo, lobi laterali acuti, lobo mediano circa il doppio dei laterali, diviso in tre segmenti di cui il centrale più corto e stretto. Da quasi bianco a porpora, ma solitamente roseo con la base biancastra e piccole macchie porpora.Lo sprone è circa la metà dell'ovario, cilindrico schiacciato, leggermente incurvato verso il basso, con apice tronco o bilobato.

Il periodo di fioritura va da marzo a maggio.
Come habitat predilige pascoli, garighe, macchie, boschi radi, fino a 1300m, su suoli calcarei.
Consulta il forum nella sezione Orchidee spontanee

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