martedì 26 agosto 2008

Dendrobium: sei diversi gruppi

Il genere Dendrobium comprende circa 1600 specie che in natura vivono in habitat diversi e che quindi necessitano di diverse esigenze colturali.

I Dendrobium sono divisi in sei diversi gruppi

Primo gruppo da serra fredda

Questo gruppo di Dendrobium, di cui il nobile è il prinipale rappresentate, è originario del sud - est asiatico con altitudini che variano tra i 200 ed i 1500m. e si caraterrizza per la perdita delle foglie durante l'autunno/inverno.
Il Dendrobium nobile si contraddistingue per la perdita delle foglie durante la stagione fredda, periodo caratterizzato da basse temperature e siccità. In questo periodo il Denrobium entra in riposo vegetativo, nutrendosi delle risere idriche e nutritive accumulate durante l'estate e preparandosi alla fioritura con l'emissione dei bottoni fiorali che andranno a schiudersi durante la primavera. In primavera, infatti, il D. si sveglia dal riposo vegetativo portando a termine la fioritura e favorendo l'emission di nuovi getti alla base delle ecchie canne.


Fioritura
Per ottenere la fioritura a partire da ottobre collocate la pianta in un luogo fresco con temperature intorno ai 10°C ,fornendo un buon quantitativo di luce e diradando notevolmete le innaffiature fino a sospenderle durante l'inverno. Se notate un eccessivo raggrinzimento delle canne innaffiate leggermente il substrato una tantum.

Se non si osserv questo periodo di temperature fresche e stop delle innaffiature, la panta non avrà modo i attivarsi per la fioritura, ma disperderà le sue energie pr emettere nuove canne che potranno essere staccate dalla pianta madre id invasate una volta che avranno emesso radici lunghe circa 4-5 cm.

Durante la primavera, quando la fioritura sarà terminata e quando le nuove canne avranno emesso radici proprie potrete riprendere ad innaffiare e concimare con un alto titolo di azoto (N).Dopo la fioritura è bene portare la pianta in un luogo con temperature più miti, anche all'aperto se possibile, avendo l'accortezza di abituare gradatamente la pianta alla luce del sole.

Concimazioni
Dalla primavera fino a metà agosto bisogna utilizzare un concime con un alto titolo di Azoto una volta alla settimana; da metà agosto fino all'autunno un concime con un basso titolo di Azoto e un alto titolo di Fosforo e Potassio mentre in inverno le concimazioni saranno sospese.


Coltivazione all'aperto
Dalla primavera fino all'autunno il Dendrobium Nobile può stare all'aperto senza problemi. Occorre abituarlo gradualmente alla luce del sole quindi per piccoli passi sin dalla primavera; in estate può stare al sole diretto se la ventilazione è ottima mentre l'esposizione diretta ai raggi solari andrà evitata nelle giornate in cui le temperature raggiungono alti livelli. Anche l'umidità deve essere ottimale, circa l'80%.

Rinvaso
Considerando che i Dendrobium Nobile non traggono alcun nutrimento dal substrato occorre rinvasare con bark di piccola pezzatura. L'utilizzo di solo bark è ottimo per questo genere di pianta: le radici crescono rigogliose e l'eventualità di un marciume è drasticamente ridotto. Per il rinvaso è bene utilizzare un vaso grande quanto basta per contenere la pianta.


Secondo gruppo da serra intermedia

Dendrobium anosmum ,findlayanum ,pierardii ,parishii ,heterocarpum ,aggregatum


Come nel cas del primo gruppo di Dendrobium, quelli appartenenti al secondo gruppo necessitano di un leggero periodo di riposo con scarse innaffiaure e temperatre tra i 12 ed i 14°C.

Innaffiature-Concimazioni
A partire dall'autunno e per tutto l'inverno bisognerà diradare le innaffiature fino a sospenderle durante l'inverno. Le concimazioni dovranno essere effettuate a partire dalla primavera con un fertilizzante 30 10 20 o 20 20 20 (bilnciato) fino ad estate inoltrata, periodo in cui somministreremo un fertilizzante 10 30 20 o 20 20 20 (bilanciato) per favorire la fioritura


Terzo gruppo da serra intermedia senza riposo vegetativo

Dendrobium chrysotoxum, densiflorum, fimbriatum, moschatum, thyrsiflorum, farmeri.


Questi dendrobium non necesitano di un riposo, ma di una semplice diminuzione delle temperature durante l'inverno senza effettuare lo stop delle innaffiature. Collocate la pianta in un posto luminoso e fresco con temperature di circa 11-12°C e non effettuate concimazioni sino alla ripresa dell'attività vegetativa che coincide con la primavera


Quarto gruppo da serra intermedia con un breve periodo di riposo.

Dendrobium dearei, loddigesii, infundibulum, sanderae,
Dendrobium formosum, lyonii, macrophyllum, schuetzei.



Questi Dendrobium non tollerano temperature troppo alte o troppo basse, necessitano di un breve periodo di riposo durante il quale le innaffiatureandranno diradate e le concimazioni sospsese fino alla formazione dei nuovi germogli.

Quinto gruppo da serra intermedia snza periodo di riposo.

Dendrobium stratiotes, taurinum, undulatum , veratrifolium, gouldii



Questi Dendrobium necessitano di essere concimati durante tutti i periodi dell'anno, con una leggera diminuzione durante i periodi freddi, di un buon quantitativo di luce ediventilazione.

Sesto gruppo da serra calda senza riposo vegetativo

Dendrobium phalaenopsis ,superbiens ,biggibum


Questi Dendrobium sono originari delle zone tropicali del sud-est australiano caratterizzate da estati calde, umide e piovigginose e da inverni asciutti.

Coltivazione

Autunno - Inverno: innaffiate moderatamente, quel tanto che basta per non far raggrinzire i fusti, fornite un buon quantitativo di luce e temperature gradevoli. Concimazioni: fertilizzate con un concime ad alto titolo di Fosforo e Potassio quindi N.P.K. 10 30 20. soprattutto durante la fine dell'estate e nel corso del periodo autunnale. Nel corso della stagione invernale fertilizzate di tanto in tanto. Per maggior informazioni leggi l'argomento Concimazioni

Primavera-Estate: le piante andranno innaffiate generosamente durante i perodi molto caldi e vaporizzate altrettanto soprattutto se le temperature sono alte e la ventilazione è buona.

Rinvaso

Nei casi di marciume radicale e/o dei fusti è bene rinvasare senza tener conto del periodo vegetativo poichè la tempestività è una delle principali armi contro tali problematiche.

I Dendrobium possono emettere keiki, cioè delle nuove piantine che si svilupperanno alla base dei fusti o sui fusti. Per maggiori informazioni leggi l'argomento Keiki

Vedi anche

Dendrobium amethystoglossum

Dendrobium loddigesii

Dendrobium nobile

Dendrobium pierardii


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sabato 23 agosto 2008

Rinvaso: rinvasare un'orchidea.

Rinvasare un'orchidea è una fase importante della coltivazione poichè le orchidee hanno bisogno di substrati che non trattengano eccessivamente l’acqua e che permettano alle radici di stazionare in un composto abbastanza ossigenato.Con il tempo i substrati tendono a deteriorasi risultando deleteri per la salute della pianta: trattengono troppa acqua risultando asfittici e buoni conduttori di malattie fungine.
Generalmente i rinvasi si effettuano ad intervalli di due anni, ma in alcuni casi può essere necessario rinvasare ogni anno se il substrato di coltivazione tende a degradarsi facilmente o a trattenere troppa acqua a causa della scarsa qualità del substrato di coltivazione o per le costanti innaffiature.

Il periodo migliore per rinvasare coincide con la primavera.

Come rinvasare?


Se si utilizza bark occorrerà metterlo in ammollo nell'acqua per almeno un giorno al fine di permettere all'acqua di penentrarvi ed idratarlo. Dopo la fase di "idratazione" per efettuare un buon rinvaso sarà opportuno utilizzare solo i pezzetti di bark che galleggieranno sull'acqua, mentre quelli che andranno a depositarsi sul fondo dovranno essere scartati poichè non idonei.


Per il rinvaso è possibile utilizzare anche bark da pacciamatura.
I sacchetti contenenti substrato per orchidee non sono l'ideale per la coltivazione delle orchidee, poichè hanno un notevole quantitativo di torba **che di norma trattiene molta acqua** ed inoltre sono qualitativamente scadenti. Possono comunque essere utilizzati qualora non si ha la possibilità di usufruire di altro substrato: in tal caso, prima di procedere al rinvaso sarà opportuno inumidire il substrato qualche ora prima dell'utilizzo.



Rinvaso: come procedere?

Prima di estrarre l’orchidea dal vecchio vaso sarà opportuno bagnare le radici anche 24 ore prima del rinvaso al fine di renderle più morbide e semplici da districare.


Una volta estratta l’orchidea si procede con l’eliminazione di tutto il vecchio substrato e con l'asportazione di eventuali radici marce, deteriorate, secche.

Durante le fasi del rinvaso è immergere l’apparato radicale in una soluzione di fungicida ed acqua per qualche minuto (1.5 ml per litro d'acqua), tutto ciò al fine di effettuare una prevenzione di eventuali malattie fungine.

E' possibile utilizzare nuovamente il vecchio vaso di coltivazione avendo l’accortezza di ripulirlo con acqua e varechina: in questa maniera il vaso risulterà disinfettato e pronto per essere riutilizzato.

Tipi di substrato

Riguardo al substrato da utilizzare non c’è una regola generale, ma ogni orchidea ha le sue esigenze.
Le phalaenopsis ad esempio crescono benissimo in vasi di plastica con materiale inerte tipo il bark (pezzi di corteccia di pino/abete), stesso discorso per il Dendrobium Nobile e per altri generi, mentre altre orchidee tipo il Cymbidium prediligono un substrato composto da torba molto filamentosa unito ad altro materiale quale pezzetti di carbonella di legna, pezzi di polistirolo; i Paphiopedilum che amano composti costantemente umidi e ricchi di calcio prediligono stazionare in vasi con bark di piccola pezzatura, unita a torba molto filamentosa, a pezzetti di conchiglia, carbonella e foglie di faggio.



Ogni orchidea ha le sue esigenze colturali, quindi per poter predisporre un substrato di coltivazione idoneo è bene consultare le schede dei vai generi di orchidee.

Preparare il substrato di coltivazione

Nel vaso che avrete scelto dovrete predisporre uno strato drenante costituito da pezzetti di polistirolo o di coccio che favoriranno il drenaggio dell’acqua in eccesso, inoltre, i pezzetti di coccio o di polistirolo dovranno essere sistemati sul fondo del vaso in maniera tale che i fori di scolo non siano ostruiti.


Forate lateralmente il vaso con un chiodo o un cacciavite a stella scaldati su fiamma, in questa maniera potrete migliorare l’aerazione dell’apparato radicale.

Dopo aver predisposto il drenaggio sul fondo del vaso, mettete un po’ di substrato di coltivazione sul drenaggio e poi adagiatevi su la pianta. Riempite il vaso con il restante substrato senza coprire il colletto della pianta o senza interrare eccessivamente gli pseudobulbi.

Una volta effettuato il rinvaso è bene non annaffiare l’orchidea per circa 7/10 gg, ma vaporizzare l’apparato fogliare una due volte al giorno; fornire poca luce e non concimare fino alla ripresa dell’attività radicale.


La regola di non innaffiare l’orchidea dopo il rinvaso vale per tutte le orchidee tranne che per i Paphiopedilum e per i Phragmipedium che devono essere innaffiati subito dopo il rinvaso.

Il rinvaso può essere evitato se le orchidee sono coltivate su zattere e tronchetti.


Rinvaso causato da marciume

Il periodo migliore per rinvasare un’orchidea coincide con la primavera, in questa maniera si sfrutta tutta la forza vegetativa della pianta. Nei casi in cui le orchidee sono attaccate da marciume è bene procedere con un rinvaso d’emergenza indipendentemente dalla stagione. Il rinvaso d’emergenza è necessario nei casi in cui l’orchidea presenta chiari sintomi di marciume radicale o all’altezza del colletto/fusto. Se l’orchidea fa resistenza durante la fase di estrazione dal vaso, è bene bagnare le radici come detto in precedenza, in questa maniera si faciliterà l’operazione di etsrazione.

Dopo aver svasato è opportuno controllare l’apparato radicale, tagliare con forbici sterilizzate su fiamma tutte le radici marce, togliere il vecchio substrato di coltivazione e immergere l’orchidea affetta da marciume in una soluzione di fungicida ed acqua per circa un’ora (cira 2/3 ml per litro d'acqua).
Una volta somministrato il fungicida bisognerà posizionare l’orchidea su una base con il colletto rivolto verso il basso in maniera tale da permettere all'acqua presente all'interno delle ascelle fogliari di defluire completamente. Quando le ascelle fogliari e l’apparato radicale risulteranno asciutti si procede al rinvaso, non si innaffierà per circa 7/10 giorni, ma si procederà con una due vaporizzazioni giornaliere delle foglie e del substrato più superficiale avendo l'accortezza di fornire meno luce.

Trascorsi i 7/10 giorni si potranno riprendere le annaffiature in maniera molto graduale e le concimazioni saranno effettuate quando l’attività radicale sarà nuovamente attiva, cioè quando le radici inizieranno a svilupparsi.


Per ulteriori informazioni consultare il forum

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PAPHIOPEDILUM Orchidea

I Paphiopedilum
sono costituiti da circa una cinquantina di specie. Sono orchidee terrestri e raramente epifite, il loro sviluppo è di tipo simpodiale, sono sprovviste di pseudobulbi e la loro bellezza è dovuta sia alla particolarità delle foglie che dei fiori.


Le foglie: l'orchidea Paphiopedilum presenta foglie coriacee e persistenti che si sviluppano dal rizoma e possono essere screziate o di un verde lucente.

I fiori sono molto belli e decorativi, possono durare anche due mesi mentre gli ibridi possono fiorire anche due volte l'anno.



Il genere Paphiopedilum si suddivide in due guppi:

Primo gruppo costituito da Paphiopedilum con foglie di colore verde uniforme che producono un solo fiore. Questo gruppo richiede per la coltivazione ambienti freschi con temperature diurne invernali intorno ai 10 15 °C e notturne intorno ai 7 10 °C, mentre d'estate le temperature dovranno agirarsi tra i 15 18 °C diurni e 8 15 °C notturni.


Secondo gruppo costituito da Paphiopedilum con foglie screziate. Questo gruppo a sua volta si suddivide in due sottogruppi:

Paphiopedilum che producono un solo fiore: gradiscono temperature più fresche durante il periodo invernale con valori intorno ai 15-18°C, mentre in estate sono in grado di sopportare temperature intorno ai 25 °C.;

Paphiopedilum che producono più fiori: durante l'inverno hanno necessità di essere coltivati con temperature più elevate rispetto al gruppo precedente,e quindi le temperature invernali dovranno aggirarsi intorno ai 20-25°. Durante l'estate le temperature dovranno oscillare tra i 25-30°C.

Luce:
i Paphiopedilum non sono particolarmente esigenti in fatto di luce, amano la luce debole e filtrata, per cui se il composto di coltivazione è in ottime condizioni ed anche l'apparato radicale risulta tale, occorrerà fornire luce filtrata al 30%, contrariamente se le radici non sono in ottimo stato occorrerà moderare di più l'esposizione alla luce per evitare l'avvizzimento delle foglie.

Temperature:
a seconda della specie che coltiviamo i Paphiopedilum richiedono diverse temperature detto questo, però, è utilile sapere che molti collezionisti coltivano con ottimi risultati vari Paphiopedilum alle stelle temperature senza mettere in atto differenze di coltivazione.

Umidità ambientale:
è molto importante e deve essere associata anche ad un buon movimento d'aria essenziale per garantire la buona salute all'orchidea.

Annaffiature:
l’elemento fondamentale da rispettare è quello di non far asciugare il composto in cui coltiviamo i Paphiopedilum. L’umidità ed il mantenimento della stessa nel substrato dipende dal tipo di composto utilizzato per la coltivazione, dalla dimensione dei vasi, dal luogo in cui si trova la pianta, e dallo stato dell’apparato radicale. Esagerare con le innaffiature equivarrebbe a far marcire le radici: nonostante i Paphiopedilum amino stazionare in substrati umidi ciò non sta a significare che vogliano essere innaffiati con frequenza, tutt'altro. La cosa importante e fondamentale è mantenere il substrato umido e non ZUPPO d'acqua.


Ricordatevi sempre di annaffiare nelle prime ore del mattino in maniera tale che le foglie possano asciugarsi prima della notte, pena l’insorgere di marcescenze.

Composto per il rinvaso:
i Paphiopedilum, essendo orchidee per la maggior parte semi terricole hanno qualche esigenza in più rispetto alle orchidee epifite, devono cioè trarre nutrimento dal substrato di coltivazione.

E’ importante scegliere un substrato soffice, che contenga minerali utili per il loro nutrimento e abbastanza drenante, tenete presente che una buona ossigenazione dell’apparato radicale è molto importante. Si parla di ossigenazione perché il substrato non deve essere né stagnante , né soffocante, quindi un giusto substrato è essenziale. I Paphiopedilum, inoltre, non avendo pseudobulbi (riserve naturali di acqua), necessitano di una costante umidità durante tutto l’arco dell’anno.

Al fine di creare tale composto possiamo utilizzare:
35 % corteccia di pino (meglio di abete se ne avete la possibilità) di media e piccola pezzatura. (ricordatevi sempre di metere a bagno la corteccia peralmeno tre giorni in maniera tale che possa idratarsi e pulirsi)
35 % torba di sfagno molto filamentosa
20 % agriperlite, pomice, eolite; (potete anche utilizzare uno solo di questi componenti)
10% materiale calcareo grossolano, rocce o sassi che dovrete preventivamente triturare.

Rinvaso:
generalmente i Paphiopedilum vanno rinvasati ogni due anni in primavera (marzo – giugno) oppure nel periodo autunnale (settembre – ottobre)

In estate le piante non devono essere rinvasate in quanto il caldo notevole tende a stressare più del dovuto la pianta, è quindi buona norma non associare allo stress termico lo stress dovuto al rinvaso.

Oltre a questa regola generale si può inoltre affermare che è buona norma rinvasare i Paphiopedilum quando:

1) le radici sono troppo oppresse all’interno del vaso per cui le annaffiature risultano inefficaci;

2) il substrato di coltivazione è deteriorato;

3) quando ci sono problemi all’apparato radicale.

Fertilizzazioni:
i Paphiopedilum essendo orchidee terricole non necessitano di grande nutrimento poichè raccolgono gran parte del loro nutrimento dal substrato di coltivazione.
In primavera, per sollecitare lo sviluppo di nuovi germogli con una formulazione 30 10 10;
autunno, 20. 20. 20. oppure 18. 18. 18.
E’ importante utilizzare quantità basse di fertilizzante circa 1grammo per litro d’acqua.
Per ulteriori informazioni consulta il FORUM

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sabato 9 agosto 2008

Forme Peloriche- Orchidee con fiori pelorici

Le forme peloriche sono identificate da quelle orchidee i cui fiori hanno petali con la stessa morfologia del labello e con lo stesso colore.

Tali errori morfologici possono essere di natura genetica oppure indotti da stress ambientali ***Mutazioni*** possono quindi non manifestarsi ad ogni fioritura.





Per visionare altre foto inerenti le varie forme peloriche consultare il forum nella sezione
MUTAZIONI



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