Tratto dal Forum Orchidofilia
Feline scrive
ciao Aurora, domenica scorsa, ispirate dal tuo post, io ed Alessandra abbiamo tentato di realizzare una zattera. abbiamo usato cortecia di sughero, inserendo sfagno e fibra di cocco nella parte concava . abbiamo legato con filo da pesca posizionato il dendrobium phal , aggiunto altra fibra sopra la pianta legato e fissato il tutto con nylon di buona qualita' (calze di marca ovviamente ). poi abbiamo bagnato. ed ora dopo lo sproloquio, la domanda: come faccio a sapere lo stato d'umidita' sotto la fibra di cocco? quanto spesso va bagnata la zattera? ho letto sui vari topic ma non ho trovato la risposta, se c'e' una risposta a questa banale domanda . grazie in anticipo per le eventuali info -->
Ciao feline, hai seguito gli accorgimenti presenti nell'articolo del Blog e precisamente quelli ralativi al posizionamento dello sfagno?
M'interessa sapere come hai posizionato lo sfagno e quali sono le quantità di quest'ultimo, poichè il quantitativo dello sfagno influisce sull'umidità radicale spesso in maniera negativa.Feline scrivecome faccio a sapere lo stato d'umidita' sotto la fibra di cocco?Come ti hanno già riferito ellis e Margherita lo stato dell'umidità radicale può essere testata con le dita oppure essere percepita anche attraverso l'uso della sola vista soprattutto se alcune radici restano scoperte.
L'asciugatura dello sfagno è regolata non solo dalle temperature, ma anche dal quantitativo di sfagno e dal quantitativo di fibra.Quest'ultima ha un ruolo non indifferente nella regolazione dell'asciugatura, infatti qualora si adoperasse un elevato quantitativo di fibra, lo sfagno potrebbe restare a lungo bagnato causando marciumi radicali non solo in questo periodo dell'anno (quindi autunno/inevrno), ma anche nella stagione estiva.
Feline scrive
quanto spesso va bagnata la zattera?
Tieni conto che nel mio caso verso un pò d'acqua (generalmente cin lo spruzzino) sulle radici ogni due tre giorni in autunno- inverno e quasi tutti i giorni in estate.
Per prima cosa occorre testare i tempi di asciugatura, in secondo luogo devi tener conto delle temperature (se basse è meglio non innaffiare o solo spruzzare), del tasso di umidità ambientale, ma anche della qualità delle ore di luce ( nelle giornate nuvolose e non troppo calde è bene non innaffiare ma solo vaporizzare o innaffiare con quantitativi minimi) per non parlare poi del genere di orchidea utilizzato.
Nel tuo caso trattandosi di un Dendrobium Phalaenopsis che non necessita di uno stop delle innaffiature, ma di condizioni di coltivazione analoghe a quelle delle Phalaenopsis, puoi procedere in questa maniera:le innaffiature nel periodo autunno/inverno non devono essere generose ma sufficienti e soprattutto non giornaliere; nel caso la pianta dovesse aver bisogno di un quantitativo maggiore d'acqua tale necessità verrà manifestata attraverso un leggero appassimento delle foglie il cui turgore verrà poi ripristinato con le successive innaffiature;le innaffiature nel periodo primavera/estate dovranno essere maggiori, ma non eccessive: se le temperature sono alte e lo sfagno asciuga dopo poche ore le innaffiature dovranno essere giornaliere ed effettuate anche tramite immersione della zattera nell'acqua, se invece lo sfagno tende a non asciugare durante l'arco della giornata ciò vorrà dire che non sussite l'esigenza d'innaffiare poichè le radici "abitano" un ambiente già umido.
Feline scrive:
ho letto sui vari topic ma non ho trovato la risposta, se c'e' una risposta a questa banale domanda.
Convieni con me riguardo alla non banalità di questa domanda? Anzi aggiungerei che la risposta non è esaustiva poichè possono entrare in gioco altri fattori ad influenzare il regime idrico, pertanto ulteriori domande andranno ad integrare il tutto.
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