Coltivare le orchidee nello sfagno, nel nostro caso specifico le Phalaenopsis, può rivelarsi più semplice del previsto a patto che si adottino delle particolari accortezze nell’identificazione delle reali esigenze della pianta e nel calibrare il quantitativo d'acqua necessario per non far sviluppare patologie fungine.
Analizziamo alcuni fattori di coltivazione:
Un altro elemento fondamentale da tenere in considerazione è la fase stagionale che la pianta attraversa. La fase stagionale incide sui processi di sviluppo e di crescita delle orchidee, sia per quelle che osservano il riposo vegetativo sia per quelle che non hanno fasi di riposo.
Le Phalaenopsis durante la stagione autunnale ed invernale non osservano un riposo marcato e netto, ma rallentano semplicemente i ritmi di sviluppo senza però avere un vero e proprio riposo. Il rallentamento dei ritmi vegetativi è dato dai cambiamenti stagionali quindi dalle caratteristiche della stagione fredda contraddistinta dalla diminuzione delle ore di luce, dall’abbassamento delle temperature, etc. Da tali considerazioni ne consegue che una pianta in fase di semi-riposo (definiamolo così se vogliamo) vegeta con ritmi più lenti e necessita di di minori innaffiature. Un eccesso d’acqua sarebbe mal tollerato dalle radici che a causa dei ritmi ridotti risulterebbero incapaci di assumere l' acqua in eccesso, analogamente le parti aeree dell'orchidea, a causa delle temperature non elevate, non sarebbero in grado di disperdere l'acqua in eccesso attraverso il processo di evaporazione. Durante la stagione primaverile ed estiva, invece, lo sfagno asciugherà più velocemente ed il processo di evaporazione dell'acqua sarà facilitato dalle alte temperature.
Qualora si dovesse sviluppare del marciume radicale questo, con molta probabilità, potrebbe non dare segni evidenti della sua presenza poichè nella maggior parte dei casi le piante coltivate nello sfagno manifestano i primi sintomi della patologia fungina nella parte più interna del vso che di norma non è visibile.
In questi casi, infatti, se si osservano le radici dall'esterno (quelle che crescono in corrispondenza delle pareti del vaso) esse appaiono sane e senza alcuna problematica, mentre quelle interne (purtroppo non visibili perchè si sviluppano nella parte centrale del vaso) possono presentare ingiallimenti e patologie fungine.
La scelta di coltivare le orchidee e nello specifico le Phalaenopsis nello sfagno è una scelta personale che però dovrebbe essere dettata dalla reale esperienza dell’orchidofilo e dalle sue modalità di coltivazione. Ad un orchidofilo con poca esperienza in fatto di orchidee in generale e particolarmente incline ad esagerare con le annaffiature sconsiglierei la coltivazione nello sfagno o al limite gli consiglierei di provare questo tipo di coltivazione non appena avrà acquisito un certa padronanza con i parametri di coltivazione.