mercoledì 16 luglio 2008

Crescita radici--orchidea-- senza sfagnoterapia

Spesso e volentieri si tende a ritenere l'utilizzo dello sfagno e del sacchetto l'unica via di uscita per permettere alle orchidee di emettere nuove radici.
La mia esperienza ha evidenziato il contrario e ne è la dimostrazione la ripresa vegetativa di questa Phalaenopsis, che in seguito ad un marciume radicale è stata montata su corteccia. Quello che ho voluto constatare è se indipendentemente dallo sfagno e dalla busta l'orchidea può essere in grado di rinnovarsi sia a livello radicale che fogliare perchè spinta dalla ripresa vegetativa. Come vedrete nelle foto l'emissione delle nuove radici e della nuova foglia avviene in un ambiente del tutto diverso da quello presente nel sacchetto, dunque la pianta è in grado di rinnovarsi anche senza l'ausilio del sacchetto e dello sfagno. Oltre a ciò ho avuto modo di notare una leggera ripresa del turgore e considerando la "rugosità" delle foglie una ripresa del genere è un grande passo poichè foglie molto disidratate ingialliscono.
L'orchidea non riceve particolari cure se non un bagno per immersione al mattino e due vaporizzazioni giornaliere nonostante le alte temperature.

Questa mia esperienza mi auguro sia d'aiuto e stimolo per tutti coloro che non hanno modo di reperire lo sfagno o che hanno sempre considerato l'utilizzo di quest'ultimo quale unica arma. Purtroppo come ben sapete reperire lo sfagno non è semplice, inoltre praticare la sfagnoterapia in maniera corretta evitando eventuali marciumi è altresì difficile: il tasso di umidità notevole all'interno del sacchetto associato ad ulteriori errori fa sì che s'inneschi il marciume.

Spiego brevemente le varie fasi.

Fase 1
Nel corso dell'autunno-inverno 2007 la phalaenopsis in questione è stata attaccata a livello radicale da marciume, per cui ho dovuto procedere al taglio di numerose radici e al trattamento con fungicida (non a base di propamocarb in quanto non disponibile). Ho rinvasato nuovamente la pianta nel bark e monitorato la situzione fin quando mi accorgo che nonostante le foglie disidratate iniziava a spuntare qualcosa dal colletto; inoltre la foglia più recente , che durante l'autunno-inverno sembrava non dovesse terminare più il suo sviluppo, ha iniziato a mostrare segni di ripresa.

Decido quindi di svasare la pianta e montarla su un piccolo pezzo di legno per constatare se l'orchidea è in grado di emettere radici anche in situazioni poco ideali.***tutto ciò al fine di
verificare quanto la spinta vegetativa della pianta influisce sulla ripresa di quest'ultima indipendentemente dalle condizioni ambientali***


Ecco come si presentava la Phalaenopsis dopo averla svasata

La situazione è drastica ma l'intuito mi dice che ce la può fare.
Le foglie hanno perso gran parte del loro turgore ma evidentemente la fase più critica è ormai terminata e l'orchidea è in grado di sfruttare la forza vegetativa. le piccole escrescenze che s'intravedono sono le nuove radici.

Monto la Phalaenopsis su un piccolo pezzo di legno su cui ho precedentemente sistemato dello sfagno e della fibra di cocco al fine di mantenere lo sfagno un pò più umido. Sistemo la phalaenopsis senza troppi accorgimenti sia estetici che tecnici ed ecco il risultato.
La parte terminale dello stelo è a contatto con lo sfagno.

04-07-2008
A distanza di 10 giorni le nuove radici stanno crescendo.
C'è una nuova foglia che fa capolino.


Dunque nonostante la mancanza dello sfagno e del sacchetto di plastica, l'orchidea in questione è in grado di emettere nuove radici ed una nuova foglia. La phalaenopsis è stata collocata a nord est e non riceve in nessuna ora della giornata luce diretta: nè al primo mattino nè al tramonto.

Decido di tagliare la foglia più vecchia che presenta un principio d'ingiallimento. tale ingiallimento è fisiologico e lo si riscontra su foglie senescenti ed in seguito a disidratazione. Decido di toglierla anche perchè sottrae nutrimento alla nuova vegetazione, per cui senza di essa l'orchidea canalizzerà le proprie energie verso la vegetazione più giovane***foglie e radici nuove***.

Cospargo il taglio con cicatrizzante per corteccia al fine di proteggere la pianta da eventuali problematiche. I tagli e le ferite in generale sono la base essenziale per lo sviluppo di malattie fungine e batteriosi per cui è bene creare una barriera protettiva.

Fase 2

14-07-2008
Dopo circa 8 giorni la parte restante della foglia tagliata mostra un accenno d'ingiallimento ma osservando ancora meglio mi accorgo che al di sotto di quella piccola parte di foglia c'è una radice che si sta gonfiando: decido di togliere la parte restante della foglia ***anche perchè oltre ad ingiallire non serve a nulla****ed ecco quello che trovo.

Non una radice ma ben due ed una terza in via di sviluppo.

Questa è una foto da un'altra angolatura: si vedono le altre radici che continuano a svilupparsi ed una delle nuove.

Ulteriore novità: lo stelo che da tempo non mostrava segni di ripresa sta facendo sviluppare le gemme.Ho poi notato questo piccolo puntino verde che è una gemma dormiente in fase di risveglio. Forse è stata stimolata poichè lo stelo ,per via dellla posizione sul tronchetto, è stato a contatto con lo sfagno o forse ha solo voglia di attivarsi.

In soli 8 giorni la nuova foglia è cresciuta notevolmente e la disidratazione delle vecchie foglie sembra diminuire..le foglie, infatti, appaiono più turgide.
Come noterete dalle foto, le nuove radici tendono a svilupparsi maggiormente da una parte piuttosto che dall'altra e la cosa strana consiste nel fatto che le nuove radici si sono sviluppate sulla zona del colletto non a contatto con lo sfagno. Voglio quindi alterare il tutto e mettere la pianta a testa in giù: in questa maniera le nuove radici saranno a contatto con lo sfagno mentre la restante parte del colletto priva di radici ****che prima era a contatto con l'umidità dello sfagno**** sarà a diretto contatto con l'aria.

Infine eccola montata su un piccolo pezzo di corteccia ed appesa al muro con l'apice vegetativo rivolto verso il basso.

Il post sarà aggiornato nei prossimi giorni.
Grazie a tutti per l'attenzione.
Aurora


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lunedì 14 luglio 2008

-CYMBIDIUM Orchidea


I Cymbidium sono tra le orchidee più generose in termini di fioritura e sviluppo, facilmente reperibili e non troppo "care" per le nostre tasche. Presentano steli fiorali alti ed arcuati con fiori cerosi dai colori delicati. I fiori possono avere un’unica colorazione o una combinazione di colore ed ogni spiga fiorale può produrre da 1 a 30 fiori. La maggior parte dei Cymbidium oggi in commercio sono ibridi derivanti dalle specie a grandi fiori che prediligono temperature fredde, sono quindi da coltivarsi in serra fredda; in commercio si trovano anche piccoli "Cymbidium in miniatura" provenienti dalla Cina e dal Giappone che gradiscono temperature più alte.

I Cymbidium sono delle piante sempre verdi costituite da pseudobulbi da cui si dipartono grandi radici carnose che affondano nel terreno. Gli pseudobulbi, in riferimento alla specie di appartenenza, possono essere grandi o sottili o avvolti dalle foglie.

Le foglie sono lunghe e strette e la loro lunghezza è molto variabile: da 35 cm. nelle specie più piccole, ad 1 metro nelle specie più grandi. Anche il numero delle foglie per pseudobulbo varia a seconda della specie e va da 9 a 15.


I nuovi getti partono dalla base degli pseudobulbi maturi.

Fioritura
Le spighe fiorali si formano generalmente da settembre a gennaio e possono fiorire, in base all'epoca di formazione, dall'inverno alla primavera.

Una volta che la spiga fiorale si è formata non c’è una regola di base che stabilisce il periodo di fioritura poichè ciò dipende molto da pianta a pianta: in alcuni casi la fioritura può avvenire rapidamente, in altri casi, lo sviluppo delle gemme può risultare molto più lento.

Riguardo all’identificazione del getto portatore della spiga fiorale quello che risulta subito evidente è la difficoltà di identificazione della stessa, soprattuto quando il nuovo getto è ancora piccolo. Soltanto quando il nuovo getto avrà raggiunto i 10 cm. o giù di lì sarà possibile distinguerlo dal getto fogliare: provate a toccarlo con le dita e noterete che il getto al suo interno conterrà la spiga che poi inizierà a svilupparsi autonomamente raggiungendo una certa altezza.
Durante la fase di maturazione dei boccioli fino all’apertura di quest'ultimo è molto importante che le temperature notturne non superino i 10 12 °C in quanto temperature più alte potrebbero comportare la caduta dei boccioli.
C'è da dire, però, che non sono rari i casi di persone che coltivano i Cymbidium direttamente negli ambinti casalinghi durante l'inverno e quindi durante la fase di maturazione dei boccioli, senza riscontrare problematiche.
Io non consiglio di coltivare i Cymbidium in casa, ma di farlo all'esterno o in alternativa in un ambiente non riscaldato e luminoso, poichè la coltivazione in ambienti domestici riscaldati può comportare la perdita delle fioritura.


Tecniche di coltivazione

Temperature.


Come detto in precedenza, i Cymbidium per fiorire necessitano di temperature notturne di 10 12° C e di un buon quantitativo di luce. Durante il periodo invernale tollerano anche temperature vicine allo zero: sono piante abbastanza tolleranti che durante il periodo invernale possono essere coltivate all'esterno in una zona riparata dalle piogge. In estate riescono a tollerare anche temperature intorno ai 30 35 gradi soprattutto se le innaffiature sono costanti ed abbondanti.

Luce.

Durante l’estate occorre posizionarli in un posto molto luminoso: naturalmente occorrerà abituarli gradatamente al sole diretto poichè le foglie potrebbero bruciarsi. Se si verificano delle tracce di bruciatura è buona norma posizionarli in un posto più ombreggiato, magari in un luogo dove la pianta sia parzialmente ombreggiata durante le ore centrali della giornata.

Non va dimenticato che anche durante l’inverno queste piante richiedono un buon quantitativo di luce.

Rinvaso
Un esempio di substrato potrebbe essere: torba di sfagno, corteccia di pino o di abete, ma se non avete la possibilità di disporre di tali substrati potete tranquillamente rinvasare con i classici substrati per ochidee già pronti e venduti in piccol sacchetti.
I Cymbidium sono piante che non amano essere rinvasate spesso, per cui sarebbe bene rinvasare ogni due tre anni. Per cercare di rinvasare con questa tempistica si possono collocare le piante adulte in vasi abbastanza capienti. Non amano, inoltre, essere divise con troppa frequenza, anzi, su uno stesso getto possono formarsi due nuovi getti e l’anno successivo altri due.
Quando rinvasare?
E bene rinvasare un Cymbidium quando gli pseudobulbi sono molto fitti e tendono a fuoriuscire dal vaso; quando il substrato risulta deteriorato o quando la pianta dà segni di crisi.
Se possibile è bene rinvasare dopo la fioritura, ma se il rinvaso si rende necessario, ad esempio perché è in atto un marciume radicale, è bene intervenire prontamente.


Al momento del rinvaso occorre disturbare il meno possibile le radici: ispezioniamo l’apparato radicale e se si evidenziano sintomi di marcescenza, armiamoci di forbice sterilizzata e tagliamo le radici a circa 10 cm dagli pseudobulbi. Dopo il taglio si sfrutterà tutta la forza del nuovo apparato radicale che farà capolino con l’inizio della bella stagione.
Un Cymbidium che presenta problemi di marciumi radicali deve essere essere sottoposto a dei piccoli accorgimenti: vediamo quali in questo articolo.

Quando la pianta necessita di essere rinvasata perchè il vaso è ormai diventato troppo piccolo o perchè occorre cambiare solo il substrato, potrà essere rinvasata senza essere disturbata al livello radicaledi in un vaso più grande. Questo tipo di rinvaso è il più semplice e vediamo come affrontarlo in questo articolo.

Fasi del rinvaso
Sul fondo del nuovo vaso posizionate dell’argilla espansa o dei pezzetti di polistirolo, mettete poi un po’ di substrato sul materiale per il drenaggio e sistematevi sopra la pianta.

Posizionate il Cymbidium nella nuova dimora e versate un po’ del nuovo substrato, precedentemente inumidito fino a metà del vaso, pigiate con le dita in maniera tale che il substrato penetri tra le radici.

Mettete altro substrato nel vaso e pressatelo.

Durante il rinvaso è possibile togliere i retrobulbi privi di foglie che non sono altro che i vecchi pseudobulbi ormai privi di foglie.

Quando si divide è opportuno lasciare 5 – 6 bulbi, in quanto porzioni più grandi di pseudobulbi favoriscono la fioritura.
Le operazioni di divisione vanno effettuate con strumenti sterilizzati e tamponate la ferita con una soluzione di fungicida o del semplice cicatrene o cannella conosciuta per le sue proprietà antifungine.

Regole post invasatura


Dopo aver rinvasato occorre tenere la pianta all’asciutto: in questa maniera le radici cicatrizzano più velocemente, inoltre il periodo asciutto permetterà all’apparato radicale di svilupparsi attraverso diramazioni laterali.

Innaffiature

I Cymbidium sono orchidee che amano avere il substrato umido, pertanto, non devono avere mai il substrato asciutto tranne nel periodo seguente il rinvaso o nel periodo invernale. Il quantitativo di acqua da somministrare dipende anche dal tipo di substrato utilizzato: se tende a trattenere molta acqua diminuiremo le innaffiature, se invece asciuga in breve tempo aumenteremo le innaffiature.
Nella stagione calda le foglie traspirano molto e può risultare necessario innaffiare e nebulizzare giornalmente soprattutto se le temperature sono molto elevate, inoltre se la pianta è di grande dimensione e occupa buona parte del vaso, consumerà un maggiore quantitativo di acqua rispetto alle piante appena invasate o che stazionano in un vaso di dimensioni più grandi rispetto all'apparato radicale.


Circolazione d’aria / Umidità

I Cymbidium sono orchidee che amano stazionare in luoghi in cui la ventilazione è buona, non temono quindi correnti d’aria che scongiurano anche la proliferazione di parassiti. Il quantitativo di umidità che richiedono non è eccessivamente alto, si aggira intorno al 50%.

Fertilizzazioni


Dipende molto dal substrato di coltura, se ad esempio si utilizza un substrato con una buona percentuale di torba e corteccia si può tranquillamente utilizzare un fertilizzante 20 20 20. Consultare la sezione "Concime"

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lunedì 30 giugno 2008

Mostra "Orchidee in centro" Città di Monte Porzio Catone



La mostra "Orchidee in centro" è divenuta un appuntamento intercontinentale per molteplici appassionati e studiosi delle orchidee, grazie all'iniziativa di Gianni Ferretti, orchidofilo, ideatore, promotore e direttore artistico della manifestazione.
La mostra è ormai giunta alla sua 13a edizione, rinforzando sempre più la sua importanza in qualità di evento internazionale, in una vetrina dinamica, vivace e caratteristica.


Passeggiare tra i vicoli del paese, alla ricerca di qualunque angolo che potesse racchiudere un piccolo spazio dove poter ammirare bellezze mai viste o solo conosciute attraverso il web è stato emozionante. L'idea di organizzare tale mostra in uno scenario così caratteristico è davvero interessante e piacevole anche se qualche piccola macchia è da sottolineare, come ad esempio la mancanza di chiare indicazioni sul percorso da seguire per poter visionare tutti gli stands.
Al di là di ciò è davvero una bellissima mostra e manifestazione.
Faccio i miei complimenti a Gianni Ferretti per il suo impegno e dedizione.

Un grazie particolare ad Ettore che ha condiviso con me questa esperienza..Grazie..


Alcune foto
..."Un angolo dedicato alle orchidee"



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sabato 21 giugno 2008

Orchidea Zygopetalum


Tra le più belle orchidee a mio avviso c’è lo Zygopetalum, originario della Colombia e del Brasile. Comprende circa una decina di orchidee epifite e terrestri con pseudobulbi ovoidali, foglie lunghe, strette e appuntite all’estremità.

Lo Zygopetalum è un’ottima orchidea robusta e malleabile: può restare in casa o nella veranda per tutto l’anno tra i 15 e i 25 °C, sin dalla primavera è possibile posizionarla all'esterno in un luogo luminoso e con una buona circolazione d'aria. Anche in estate la pianta vegeta con buoni risultati all'esterno, magari all'obra di qualche pianta riparata dai raggi diretti del sole.

Luce
L'orchidea Zygopetalum non ama i raggi diretti del sole quando l'intensità di questi è particolarmente intensa (tarda primavera -estate inoltrata). In autunno ed in inverno può essere collocata in pieno sole (sud) sul davanzale di una finestra senza alcun danno, mentre a partire dalla tarda primavera sarà bene schermare la luce solare per evitare possibile scottature, se invece lo si colloca a nord-est lo Zygopetalum godrà di un buon quantitativo di luce non dannosa e non sarà necessario scheramare.

Annaffiature
Il substrato deve rimanere costantemente umido, ma non zuppo d’acqua. Questa orchidea è molto sensibile ai ristagni per cui innaffiate con parsimonia soprattutto durante l'autunno e l'inverno. Quando le temperature raggiungeranno livelli gradevoli e/o levati sarà necessario aumentare il livello di umidità predispondendo un sottovaso con argilla espansa ed acqua e procedere con leggere vaporizzazioni fogliari. E' bene non eccedere con le vaporizzazioni poichè questa orchidea si è rivelata molto sensibile ai ristagni idrici sulle foglie, non di rado capita di vedere sulla foglie macchie di vecchi ristagni idrici.

Concimazioni
Le fertilizzazioni devono essere effettuate con parsimonia poichè le radici sono molto sensibili non solo agli eccessi idrici ma anche ai depositi salini. Sono consigliabili concimazioni sporadiche e molto leggere.

(Zygopetalum arthur elle)
Substrato

Riguardo a questo argomento non si può generalizzare poichè gli Zygopetalum si distinguono in epifite e terricole. Fatta questa premessa è bene informarsi sullo Zygopetalum che si possiede per non commettere errori.
Le epifite necessitano di un substrato composto da bark, torba e sfagno in parti uguali, mentre le terricole vanno coltivate in un terriccio bilanciato e ben drenato.

Moltiplicazione

I rizomi possono essere divisi in primavera avendo l’accortezza di mantenere una radice ben formata per ogni parte di rizoma.

Parassiti e malattie
Gli pseudobulbi possono essere danneggiati dall’oziorinco, sono probabili anche attacchi di afidi e cocciniglia.

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Orchidea Vanda

Le orchidee vandacee sono originarie dell’Asia tropicale e crescono facilmente nei climi caldi dove possono essere coltivate all’esterno in zone leggermente ombreggiate.

Nei climi dove gli inverni sono freddi è bene coltivarle all’interno delle abitazioni dinanzi ad una finestra soleggiata, mentre in estate le si può trasferire all’esterno.

Temperatura:
le Vanda amano le temperature calde. Le temperature ideali sono di 15°C durante la notte e di 35 °C durante il giorno. Brevi periodi di temperature fredde possono essere tollerati , circa 8°C di minima notturna, a patto che non ci sia vento.

Durante l’estate, le temperature elevate determinano una crescita rapida della Vanda, occorre quindi bilanciare le alte temperature con un maggiore quantitativo di umidità mediante vaporizzazioni, con un maggiore movimento d’aria e con maggiori bagnature e fertilizzazioni.

Luce:
il fattore luce è un elemento essenziale al fine di indurre la pianta alla fioritura: le Vanda a foglie cilindriche necessitano di una maggiore quantità di luce per firorire, occorrerà trovare una collocazione molto luminosa che permetta alla pianta di giovare della luce solare per buona parte della giornata. In estate occorre comunque fare attenzione alle ore centrali della giornata in cui l'intendsità dei raggi solari è particolarmente elevata.

I tipi a foglie nastriformi necessitano di un ombreggiamento durante la maggior parte della giornata, gradiscono, infatti, la luce del mattino mentre nelle ore pomeridiane prediligono l'ombreggiamento.
Acqua:
le Vanda necessitano di un buon quantitativo d’acqua ma al tempo stesso le radici devono asciugarsi rapidamente. Le innaffiature devono essere quotidiane durante i periodi molto caldi e soleggiati ed associate a frequenti nebulizzazioni.
In inverno dovranno essere innaffiate e nebulizzate con maggiore parsimonia.

Umidità:
è uno dei requisiti fondamentali per un sano sviluppo dell’orchidea: occorre nebulizzare le foglie e le radici giornalmente (quando si effettuano le nebulizzazioni le foglie dovranno essere asciutte prima di sera) oppure adagiare l’orchidea su sottovasi con uno strato di argilla ed acqua, facendo attenzione a non far entrare in contatto l’acqua con le radici.

Concimazioni:
sono orchidee che necessitano di un buon quantitativo di sostanze nutritive, per tale motivo durante l’estate (periodo di maggiore accrescimento) si potrà concimare con un fertilizzante N.P.K. 20 20 20 una volta settimana seguendo le dosi riportate sull’etichetta.

In alternativa è possibile concimare ad ogni innaffiatura utilizzando dosi di fertilizzante maggiormente diluite evitando così eccessi di fertilizzante.

Quando le temperature sono fredde le concimazioni possono essere effettuate ogni due tre settimane.

Per indurre la fioritura bisognerà, durante il periodo autunnale/invernale, utilizzare un fertilizzante con un elevato tasso di fosforo.

Movimento d’aria:
è un fattore fondamentale sia per le radici che amano il contatto diretto con l’aria sia per le foglie.

Rinvaso:
si effettua in primavera. Le Vanda coltivate nei cestini non hanno bisogno di essere rinvasate spesso, ma solo quando il substrato inizia a deteriorarsi, dunque a trattenere troppa acqua risultando molliccio al tatto o quando inizia a sbriciolarsi.

Il rinvaso si effettua mettendo il vecchio cestino contenente l’apparato radicale in ammollo nell’acqua, in questa maniera le radici ammorbidendosi saranno più malleabili e facili da gestire. Dopo aver ammorbidito le radici la pianta andrà posizionata con il vecchio cestino in un cestino più grande.

Le piante invasate devono essere rinvasate in un vaso con dimensioni leggermente più grandi. Il substrato dovrà essere costituito da bark di grossa pezzatura, felce arborea e carbone facendolo penetrare nelle radici.
Specie:

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lunedì 16 giugno 2008

La Cattleya

La Cattleya è un genere di orchidea che origina nalle zone tropicali del sud e del centro America e comprende circa 65 specie in maggioranza epifite ed in minima parte litofite. Sono orchidee a sviluppo simpodiale caratterizzate da pseudobulbi di lunghezza variabile.
Gli pseudobulbi si sviluppano da un rizoma a portamento orizzontale al cui vertice si formano una due tre foglie.






Le infiorescenze sono nella maggior parte dei casi terminali e costituite da 2-10 fiori che si sviluppano dall’apice dello stelo pseudobulboso e sono caratteristici per il fatto di essere peduncolati.

Il genere Cattleya si distingue in monofiliate, che sviluppano una sola foglia e fiori grandi e in bifoliate che portano da due a tre foglie.




Ciclo vegetativo
Il periodo vegetativo coincide con l’emissione di un nuovo stelo pseudobuboso che si forma vicino al precedente distanziato da pochi centimetri in quanto il fusto rizomatoso nel frattempo è cresciuto di qualche centimetro.



La catlleya si sviluppa in senso orizzontale, ed ogni pseudobulbo potrà fiorire una sola volta, nuove infiorescenze si svilupperanno solo dalle nuove vegetazioni. Gli pseudobulbi più vecchi non emetteranno più fiori, ma con il passare degli anni ingialliscono fino a perdere vitalità.


Temperature
Le temperature ideali in inverno si aggirano intorno ai 13 15 °C di minima e 22 23 °C di massima, mentre in estate le temperature non dovrebbero superare i 30 32°C.

La Cattleya non ama sbalzi termici tra giorno e notte superiori ai 5 – 6 °C

Quando le temperature sono alte occore fornire un buon quantitativo di luce, in caso contrario si possono creare degli scompensi metabolici.
Ama la buona ventilazione ma non le correnti d’aria.


Luce

Come detto in precedenza, se le temperature sono alte occorre fornire un buon quantitativo di luce preferibilmente al mattino evitando le ore centrali della giornata (nel periodo estivo).

Se la si coltiva in casa è bene collocarla davanti una finestra esposta ad est o ad ovest, mentre se la si espone davanti una finestra orientata a sud è bene schermare i vetri con una tenda (la schermatura è necessaria nel periodo estivo ma non in quello autunnale ed invernale).

L’esposizione a nord non è consigliata.

Annaffiature ed umidità
Le annaffiature devono essere regolari e tra un’innaffiatura e l’altra il substrato deve essere quasi asciutto.
Con le alte temperature l‘umidità è fondamentale e deve essere favorita predisponendo un sottovaso con argilla espansa ed acqua.


Concimazioni

La Cattleya deve essere concimata con un concime con alto tasso di azoto N.P.K. 30 10 10 durante la fase vegetativa che ha inizio con la primavera, mentre durante il periodo della fioritura occorrerà somministrare un concime con un basso titolo di azoto (N) e un alto titolo di fosforo (P) e potassio (K) ad esempio un concime NPK 10:30:20.
Durante gli altri periodi si utilizzerà un concime bilanciato
Come utilizzare i fertilizzanti: in che dosi?

1 grammo per litro d’acqua ogni due tre annaffiature

oppure


1 grammo per 3/4 litri d’acqua ad ogni annaffiatura, sospendendo la concimazione con una due annaffiature senza concime per ripulire le radici da eventuali residui chimici.
Prima di concimare bagnate le radici e lasciate che assorbano l’acqua , successivamente preparate la dose di fertilizzante diluita con acqua (piovana o decantata) e procedete con la fertilizzazione. Lasciate la pianta a scolare l’acqua in eccesso , datele il tempo adeguato, e poi riponetela sul sottovaso.

Se effettuate due concimazioni di seguito , procedete con un’annaffiatura senza fertilizzante, in questa maniera sia le radici sia il substrato di coltivazione potrà essere dilavato degli eventuali residui..


Dopo le concimazioni è opportuno non far asciugare completamente il substrato al fine di evitare pericolose concentrazioni di sali minerali , è inoltre opportuno dopo un certo numero di concimazioni dilavare il substrato con acqua senza aggiunta di concime, procedete quindi con una semplice annaffiatura.


Rinvaso e substrato
E’ bene rinvasare la Cattleya quando il substrato è deteriorato o quando la pianta fuoriesce dal vaso o quando il quantitatitatvo di radici che fuoriesce dal vaso è eccessivo.
E’ bene rinvasare durante la primavera, quindi in concomitanza con la ripresa vegetativa, in particolare occorre rinvasare quando le nuove radici emesse dall’orchidea avranno raggiunto una lunghezza di 2 – 3 cm.
La Cattleya essendo epifita predilige la sistemazione su tronchetti, zattere, rami, ma si adatta anche all’interno dei vasi con un substrato composto da bark e osmunda o da solo materiale inerte, quindi bark, polistirolo, carbonella (poca).

Periodo di riposo
Il periodo di riposo è previsto tra ottobre ed aprile periodo in cui occorre sospendere le nebulizzazioni e le annaffiature. Se durante l’autunno la Cattleya è ancora in fase di sviluppo con radice e/o foglie in crescita è bene sospendere le nebulizzazioni ma non le annaffiature. Ad ottobre inoltrato l’orchidea entrerà in riposo per cui sospendete le annaffiature e le nebulizzazioni e fornite tanta luce e la giusta ventilazione.
Ad aprile la Cattleya riprenderà a vegetare con conseguente bisogno d'acqua: immergete il vaso in acqua decantata a temperatura ambiente in maniera tale che il substrato abbia il tempo di idratarsi, lasciate sgrondare l’acqua e riponete l’orchidea sul sottovaso.

Riprendete le concimazioni e le nebulizzazioni.


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